Veneto in ginocchio per le alluvioni. Urge solidarietà, ed aiuti

07 Novembre 2010   00:07  

Tre morti, oltre tremila sfollati, più di 500 mila le persone colpite in vario modo dall'alluvione, 121 i Comuni coinvolti. I danni ammontano "a una cifra che si aggira attorno al mezzo miliardo di euro, forse anche un miliardo.

Solo per tappare i buchi, non certo per opere strategiche" dice Zaia, che protesta anche per quella che definisce una "sottovalutazione a livello nazionale" del maltempo, sostenendo che "nelle prime giornate obbiettivamente siamo stati trascurati, ora abbiamo bisogno di risorse, di ricostruire gli argini dei nostri fiumi. Non abbiamo la politica del fazzolettino sempre pronto per il finto pianto, ma questa volta non abbiamo neanche le lacrime e la situazione è veramente grave".

La Regione Veneto ha stanziato 2 milioni di euro per far fronte ai primi interventi emergenziali, ma altre risorse verranno reperite in sede di revisione di bilancio e in quello di previsione 2011 per mettere in sicurezza il territorio e per un ristoro parziale dei danni subiti dai cittadini e dalle imprese.

Ed è stato attivato un conto corrente presso Unicredit Banca sul quale è possibile versare contributi.

Queste le coordinate bancarie: codice iban IT 62 D 02008 02017 000101116078.

Le operazioni di versamento o bonifico effettuate presso Unicredit saranno esenti da spese o commissioni.

Stato di preallarme per il rischio idrogeologico e idraulico in Veneto per le precipitazioni previste per domenica e per il perdurare di livelli sostenuti sui fiumi Bacchiglione, Livenza e Fratta-Gorzone. C'è il rischio di frane, anche di grosse dimensioni.

Preoccupazione destano la frana del Rotolon, nel vicentino, presso Recoaro, e alcune situazioni nella conca bellunese dell'Alpago e nel trevigiano. Non sono escluse inoltre rotture degli argini già compromessi a livello locale. Attenzione anche per la piena del Po, per le attività agricole, gli insediamenti, i cantieri di lavoro e altre attività presenti lungo le sponde del fiume del fiume, come la navigazione e gli approdi fluviali.

Il governo intanto ha dichiarato lo stato di emergenza, sia per il Veneto che per il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, la Calabria, e per le due province toscane di Lucca e Massa Carrara, e ha annunciato lo stanziamento di 20 milioni di euro "per le prime emergenze", come ha spiegato ieri, al termine del Consiglio dei ministri, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso che sull'emergenza riferirà sarà mercoledì prossimo in Aula alla Camera.

Bene lo stato di emergenza ma i 20 milioni sono inadeguati per fronteggiare i danni, soprattutto in Veneto. Sono indispensabili risorse certe anche per il mondo agricolo che ha subito conseguenze disastrose: le prime stime parlano di 200-250 milioni di euro. Lo dice la Cia, la Confederazione italiana agricoltori che ribadisce l'esigenza di un'immediata azione concreta che permetta di dare risposte esaurienti alle popolazioni, al sistema imprenditoriale, al territorio, oggi in una situazione drammatica. L'agricoltura, spiega la Confederazione, registra "una vera e propria devastazione nelle cinque regioni colpite, ma soprattutto in quella veneta è totalmente in ginocchio, specialmente nelle provincie di Vicenza, Padova e Verona. Tantissime le imprese agricole che hanno subito danni ingenti alle strutture (cantine, stalle e serre) e sono finite sott'acqua. Scenario tragico anche per gli allevamenti e le coltivazioni (cereali, vitigni, oliveti, tabacco, piante e fiori, ortaggi e radicchio), completamente distrutte. Ma anche nelle altre regioni lo scenario non è certo confortante".

Oltre 100 mila tacchini, 20 mila polli, 5mila conigli e centinaia di maiali e mucche per un totale di circa 150 mila animali sono morti annegati in Veneto, secondo il bilancio provvisorio della Coldiretti. "Una vera e propria carneficina - si legge in un comunicato - nel triangolo di terra fra le province di Padova, Vicenza e Verona dove forte è la concentrazione di allevamenti. Migliaia di ettari di terreno - continua Coldiretti - restano ancora sott'acqua e sono andati persi interi raccolti di tabacco, compromesse le coltivazioni di ortaggi e distrutte serre e fungaie, con perdite complessive di decine di milioni di euro. Ci vorrebbero ancora giorni di sole per permettere alla terra di assorbire tutta l'acqua mentre si preannuncia un fine settimana di maltempo". La Coldiretti del Veneto ha scritto a Berlusconi affinché siano sfruttati tutti gli strumenti legislativi in vigore per sostenere gli allevatori in difficoltà.

Alluvione in Veneto. Gli uomini piangono prendendo per il culo le mucche.

di Marco Dalla Dea

Le coccinelle si inerpicano sul muro. I gatti salgono in alto. I labrador nuotano verso la strada, così come le talpe, sorprendenti mezzofondiste a pelo d’acqua. Le vacche no. Quelle vanno a fondo.

“Affogano per il culo,” precisa un allevatore. Piange. Sta cercando di mettere in salvo le mucche da latte della sua stalla a conduzione familiare. “Si riempiono d’acqua per il didietro, e vanno sotto.” Verità o leggenda? Non lo so, ma cosa non si sente, durante un’alluvione.

"Abbiamo cartellonato l'area per sicurezza". Sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

E gli uomini? Loro provano a mettere in salvo un po’ di roba, prima di scappare.

Siamo a Casalserugo, provincia di Padova, 12 chilometri e 100 metri esatti da Piazza dei Signori, il centro del capoluogo veneto, una delle città più ricche d’Italia, ma sembra un altro mondo.

Alle 10 di mattina di Martedì 2 Novembre, ci sono già 60 centimetri d’acqua nei punti più bassi del comune. E sale. Il fiume Bacchiglione, grossissimo per la piena, ha rotto gli argini. Uno squarcio: 14 metri di argine venuti giù, e il fiume si getta fuori a tutta forza. Da li alle case è un tiro di schioppo.

Alle 11 la melma è sulla soglia di casa.

Alle 12, la gente dice addio ai divani del salotto buono.

Il genio civile prova a tappare il buco a suon di rocce, terra e inerti. Dopo i primi tentativi, è chiaro che non c’è niente da fare: “Troppa pressione! Troppa pressione!” Grida un vigile del fuco, uno di quelli delle Marche, venuti qui a dar man forte. Gli ingegneri del Genio Civile, più composti, si limitano a scuoter la testa. Tra le 10 e le 13, transitano 12 camion rimorchio pieni di massi e terra, sversano nello squarcio, il fiume gorgoglia, si ingobbisce, e porta via tutto. Rimorchio dopo rimorchio, la storia è la stessa: “Troppa pressione! Troppa pressione!” A sera, il buco è di oltre 45 metri, come mezzo campo da calcio.

Ci saranno 150-200 case, nelle immediate vicinanze dello squarcio. Ma la zona interessata è più ampia, si parla di oltre 1500 persone, nonni compresi. Le famiglie vengono evacuate al palazzetto di Casalserugo fin dalle 5 di mattina, ma alle 10 l’acqua è troppo vicina e arriva il contrordine: “Viene giù l’argine, vi portiamo tutti a Legnaro.”

Ma la gente non vuole andare. C’è da salvare la casa. Provare a fermar l’acqua. Servirebbero delle barriere, sacchetti di sabbia. Ma non c’è niente.  “Se riuscite, arrangiatevi, perché mi sa che non arriva nessuno…” dice costernato il carabiniere alla guida di una Punto che fatica a venir fuori dall’acqua.

Ha torto, almeno in parte.

Dopo poco, infatti, la Protezione Civile scarica dei sacchi di juta con su scritto: “Magistrato alle Acque di Venezia”. Quelli che dovrebbero proteggerti dall’acqua. Già, ma la sabbia? Con cosa dovrei riempirli, questi dannati sacchi? Non lo sanno. “Provate a chiamare giù in Comune!” suggerisce il Sindaco di Casalserugo Elisa Venturini, sconvolta per la notte passata in bianco, sul sedile di una Land Rover del Genio. Signor Sindaco, ma non avete una radio? Non potreste chiamar qualcuno voi? “Ma che radio! Abbiamo i cellulari, quando prendono…”

Ognuno si arrangia come può, gambe nell’acqua a spostare mobili e vecchi. Ognuno per conto suo, alla veneta maniera: “con ste braccia gò spostà 50 sacchi de sabia” dice uno, intanto che la casa gli affonda spotto i piedi. Quello che manca è il coordinamento. Nessuno sa niente. Non ci sono informazioni. Le strade vengono chiuse e poi riaperte. I pompieri vengono da fuori, e se gli chiedi “è praticabile via Sperona?” quelli ti rispondono “Son di Ancona, non lo so.” Ci si aiuta tra vicini. Uno salva una televisione al plasma, l’atro prova a spostare la macchina. “Troppo tardi, è nel pantano, non vedo più dov’è il fosso” dice MD, che abbandona la sua Fiat Punto Evo “sperando che non salga troppo fango…”

I sacchetti della Protezione Civile continuano a galleggiare vuoti, finchè N.F., commerciante in materiali edili, non apre le porte del suo magazzino alla gente “Prendete, usate tutto quello che serve.” Ecco la sabbia per i sacchetti. Ecco che si può cercar di tappare qualche porta. Ma sono le 12, e l’acqua è alle finestre. E l’acqua, si sa, non si ferma. Muri di sabbia crollano. La melma avanza, entra nelle logge e poi fin dentro casa.

“Si è rotto l’argine e ora son problemi!” scrive su facebook vicesindaco di Padova Ivo Rossi. Altro che problemi. “Cucina da buttare: 3000 euro. Casetta in legno: 2000 euro. Moto Guzzi sotto acqua: 4000 euro. Medicine di nonna: 500 euro” La gente comincia a farsi i conti in tasca, una bestemmia e un segno della croce sempre a portata di mano, d’altronde siamo in Veneto.

La gente si ricorda del ’66 e non ha bisogno di dichiarare lo stato di calamità: se lo trova in casa, allo stato liquido, freddo, inarrestabile all’altezza delle ginocchia, della cintura, del petto… “è ora di scappare!”

La gente si chiede: come mai non c’è nessuno ad aiutare, qui a Casalserugo? Siamo in una delle province più ricche d’Italia, abbiamo 2000 sfollati, come mai il TG1 non ne parla? Perché non mandano qualcuno?

La gente si guarda attorno e vede tre pompieri, un signore del genio, due carabinieri, un sindaco senza radio e un municipale col motorino, che fanno su e giù per argini sotto i quali vivono 2000 persone. Vanno avanti col cuore… ma il cervello dov’è? C’è da qualche parte qualcuno che abbia una visione d’insieme? Pare proprio di no.

“Bertolaso e quegli altri che comandano sono tutti a far le passerelle davanti alle TV locali...” Constata il poliziotto municipale, prima di andarsene col  Piaggio che quasi gli galleggia via da sotto il sedere.  

La gente si arrabbia. “Ma cosa dobbiamo fare?” Chiede M.P., casa comprata un anno e tre mesi fa a pochi passi dal Ponte della Riviera, un mutuo trentennale al collo. Tutto sotto acqua: i pavimenti del piano terra son da buttare, il parquet si gonfia e salta, 8000 euro di listoni che spariscono giù per la melma, e tanti saluti. 

“Signori, state calmi!” dice uno da una camionetta bianca “Ma dobbiamo andarcene?” gli chiedono di rimando quelli, nell’acqua fino alla cintola, il cappotto buono addosso e un gatto sotto il braccio. “Non lo sappiamo. – si sentono rispondere dalla camionetta - Non ci hanno comunicato niente. Oddio, in linea di massima sarebbe meglio se ve ne andaste, ma prima conviene che mettiate un po’ di sacchetti davanti alle porte…”

Ci si sente come le mucche, nei pressi dell’argine di Casalserugo. Bagnati e presi per il culo.

Marco Dalla Dea



PS:

Tra l’1 e il 4 Novembre, nella Provincia di Padova ci sono stati più di 2000 sfollati. Oltre 5000 in tutto il Veneto. Dov’è lo Stato? Dov’è Bertolaso? Dov’è l’informazione nazionale?


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