Venezuela: Il tempo che verrà

31 Dicembre 2014   18:05  

Se il socialismo del XXI secolo, promosso dal defunto presidente Chávez, era qualcosa di confusamente rivoluzionario con la sua scomparsa questo pretenzioso corso politico che aveva nel frattempo conquistato la maggioranza nel paese, è diventato sempre più “porto delle nebbie”.

In poco meno di ventiquattro mesi, infatti, il suo successore Nicolas Maduro, da lui stesso proposto poco prima di morire, ha trascinato in un baratro l’economia di un paese classificato al quarto posto, nella graduatoria dei paesi più ricchi di petrolio nel mondo.

Con un sistema economico sempre più dipendente dai proventi della vendita del crudo, si è passati da un 65 % dell’era Chavez al 96 % odierno e con la discesa del prezzo del petrolio a livello mondiale si rischia di accelerare una crisi già in atto da vari mesi. 

Scarsezza dei generi di prima necessità, supermercati vuoti, file interminabili per comprare qualsiasi cosa, latte, sapone, farina di mais,olio, sono solo alcuni dei prodotti che risultano introvabili, potremmo continuare con ricambi per auto, batterie, lubrificanti, pneumatici, medicinali.

Tutti generi scomparsi nel mercato normale ma quasi sempre reperibili al mercato nero a prezzi a volte 40/50 volte superiori al valore reale.

In questa situazione l’inflazione è arrivata al 60/70% su base annua e si appresta a superare in questi ultimi giorni di dicembre il 80%.

Come se non bastasse la violenza pervade le strade delle città, la microcriminalità ha portato nell’obitorio della sola Caracas nel mese di dicembre non ancora finito, 405 cadaveri.

Dopo le sette di sera entra una sorta di coprifuoco non dichiarato ed  è difficile trovare negozi aperti a parte i centri commerciali.

Qui si muore per un cellulare, per una moto, un paio di scarpe o per pochi spiccioli.

 La violenza a volte è talmente gratuita che si viene uccisi perché non si ha nulla in quel momento che ti possono rubare.

E’ di questi giorni la notizia di una rapina in una spiaggia famosa che ha visto all’azione un vero e proprio commando di sette persone che hanno letteralmente sequestrato e spogliato dei propri averi i circa  trecento bagnanti  presenti.

La corruzione, sempre più dilagante, dal livello più alto a quella di tutti i giorni pesa sulle spalle dei cittadini che vivono per la maggior parte con un salario minimo comprensivo di benefit di legge, che non supera gli 8.000 bolivar (circa 45 dollari al cambio attuale), quando un litro d’olio di oliva vale 1.500 bolivar, una pizza 1.200, un pneumatico 15.000, un paio di scarpe 6.000, un jeans 4.500, un litro d’olio per automobile 1.200 e così continuando con tutti i generi di prima necessità.

Ma cosa ha portato il paese in questa situazione?

Una politica finanziaria a dir poco allegra, che ha puntato tutto  sui proventi del petrolio.

La persecuzione delle imprese, grandi, mediane e piccole che ha fatto fuggire i capitali e ha interrotto la seppur poca produzione interna.

L’illegalità diffusa, che rende poco chiaro il diritto.

E’ così che in questa situazione di estrema difficoltà anche la base chavista incomincia a sfaldarsi, pur non fidandosi di un’opposizione divisa, confusionaria e senza un chiaro progetto politico.

Nel frattempo il Ministero della massima felicità, (e non è uno scherzo, istituito dall’attuale presidente Maduro) continua,  sempre più affannosamente a dire il vero, a cercare di convincere i cittadini che tutti i problemi derivano dalla “guerra economica” che l’imperialismo mondiale ha deciso di intraprendere contro il paese.

Ma forse in un paese dove sempre storicamente i militari hanno spostato l’ago della bilancia tutti si aspettano una presa di posizione che però tarda a venire.

Un ritardo complice dei molteplici privilegi che in questi ultimi mesi hanno ricevuto in grande quantità.

Rimane certo però che quello che potrà succedere nelle  prossime settimane  è affidato in massima parte a loro.

Buon Anno.

Gianfranco Di Giacomantonio  Caracas-Venezuela


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