Visto da destra

di Pierluigi Biondi

18 Novembre 2008   07:40  

La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Abruzzo, qualunque sia l’esito finale, fa segnare un dato che appare quantomeno significativo: per la prima volta entrambi i candidati dei due schieramente che quasi certamente si contenderanno la posta in palio finale provengono dall’amministrazione locale, essendo stati sindaci.

Gianni Chiodi nella città di Teramo, uomo “senza tessera di partito”, come è stato più volte definito, a capo di una coalizione di centro-destra, Carlo Costantini a San Giovanni Teatino, come esponente del Ppi e del centro-sinistra. Il fatto che due ex primi cittadini siano in corsa per la carica di Presidente della Regione lascia ben sperare per il futuro del sistema delle autonomie locali che, negli ultimi tre anni, ha conosciuto una fase di delegittimazione abbastanza evidente.

La maggioranza che ha governato fino ad oggi, tranne qualche rarissima eccezione, non ha mostrato alcun interesse per le sorti dei comuni, in particolare di quelli più piccoli: fondi per le opere pubbliche distribuiti con il contagocce, mancanza di qualsiasi coinvolgimento nell’individuazione delle infrastrutture prioritarie per il riequilibrio territoriale, assenza di concertazione sulle riforme della governance locale e si potrebbe andare avanti a lungo.

È ora di invertire la rotta, perché gli enti locali rappresentano lo sportello avanzato delle istituzioni nei confronti dei cittadini, che ne ascoltano le esigenze e i bisogni e, soprattutto, che si fanno carico delle maggiori responsabilità nella gestione del territorio. Rilanciare l’azione regionale in settori strategici quali la tutela ambientale e la prevenzione del rischio idrogeologico, i trasporti e la mobilità, la valorizzazione dei beni culturali, l’alleggerimento del carico fiscale per le imprese che operano nelle zone svantaggiate, è una necessità non più rinviabile. E farlo con una Regione forte e legittimata dal consenso popolare è una possibilità che oggi abbiamo e che dobbiamo saper sfruttare al meglio, per recuperare il tempo che si è perso.

Perché costruire la casa di tutti gli abruzzesi senza il coinvolgimento del livello amministrativo che sta alle fondamenta dell’assetto istituzionale significherebbe lasciare fuori un segmento significativo della società regionale e ricadere negli errori del passato.

Un lusso che non possiamo permetterci.


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