ll futuro alle spalle, per una ricostruzione ecologica

15 Aprile 2010   18:03  

Il signor Adelchi, tanto tempo fa a L'Aquila, prima del 6 aprile 2009, al mercato di piazza Duomo arrivava presto. Lo trovavi talvolta davanti alla chiesa delle Anime Sante, proprio sotto lo scheletro di pietra che ricordava agli uomini il loro destino, e forse lo ricordava anche alla città. Adelchi riparava gli ombrelli con l'ago e le pinze, ed anche i piatti rotti, con un ingegnoso trapano a polso, ma solo piatti di terracotta, perché quelli di nuovo conio, si lamentava, non si possono
riparare e tocca buttarli via. E per lui che aveva conosciuto la miseria, quella vera, senza soccorsi né tempestiva solidarietà, pareva uno spreco inaccettabile.
Il racconto del post-terremoto aquilano dobbiamo immaginarcelo come un mosaico le cui tessere policrome stanno ancora sparpagliate per terra, o come un libro fatto di molteplici trame, a volta parallele e distinte, altre volte che si aggrovigliano, come i ferri contorti che spuntano dai pilastri spezzati, nel dibattito politico, nei palinsesti televisivi, nelle narrazioni giornalistiche.
Si può partire proprio dal ricordo di Adelchi, dalla sua quotidiana lezione di vita, e soffermarci su un capitolo ancora da scrivere, la cui trama potrebbe essere la seguente: la ricostruzione dell'Aquila come occasione epocale per dar forma ad
una città modello del terzo millennio, una città sostenibile, un laboratorio per le nuove tecnologie costruttive, frontiera planetaria della green economy, che molti vedono come il volano capace di farci uscire dalla crisi economica, migliori e più saggi di come ci siamo entrati.
Di questo sogno ad occhi aperti se ne discute già in convegni e dibattiti, è stato presentato nelle linee guida al vertice sul clima di Copenhagen, ed è un progetto, caso assai raro in Italia, che mette d'accordo un po' tutti, esponenti politici di destra, centro e sinistra, industriali e sindacati, costruttori e ambientalisti,
apocalittici e integrati. A parole, perché poi i fatti sono tutt’altra cosa.
Un capitolo che comunque qualcuno già sta cominciando a scrivere.

I 4700 nuovi appartamenti del progetto CASE, oltre ad essere sicuri dal punto di vista sismico, saranno dotati di pannelli fotovoltaici, e di un ottimo isolamento termico. In particolare, il quartiere del progetto CASE di Cese di Preturo, ha già ottenuto la prestigiosa certificazione CasaClima, in quanto grazie al particolare sistema di riscaldamento e alle speciali pareti isolanti, consuma il 60-70% in
meno di energia, con pari diminuzione di emissioni di CO2 immesse in atmosfera, e di risparmio nella bolletta, che in tempi di crisi e di post-terremoto non è poco. Con ben 512 appartamenti certificati, rappresenta il sito a maggior risparmio energetico dell'intera Europa.
La fondazione Rilaquila, sulla scia di questa esperienza è pronta a trasferire il know-how nel territorio con un percorso di formazione e creazione di nuove realtà imprenditoriali, in collaborazione con Università, enti locali, Università di Bolzano e Casaclima.
Altro esempio di edilizia del terzo millennio è il nuovo Rettorato realizzato su iniziativa dell'Università di Parma, un edificio in legno di 200 metri quadri su due piani, costato 300mila euro, che riuscirà però a guadagnare novemila euro l'anno, vendendo alla rete l'energia che produce in eccedenza rispetto al suo fabbisogno minimo dovuto all'isolamento termico e al lavoro dei pannelli solari che alimentano pompe di calore per il riscaldamento invernale e la produzione di aria fresca per la stagione calda.
Il capoluogo che verrà, hanno spiegato docenti universitari, tecnici e urbanisti in un seminario organizzato dal Comune dell'Aquila e dal sito Rinnovabili.it, deve essere progettato tenendo conto della possibilità unica di moltiplicare a livelli record l'utilizzo di energia solare, ma anche di energia geotermica a bassa temperatura, che sfruttando il naturale calore del terreno con l'ausilio di una pompa di calore, riesce a produrre energia per l'acqua calda sanitaria e per il riscaldamento degli edifici.
Al rapporto sostenibilità-economia è strettamente legato quello energetico affrontato nel sotto il profilo delle fonti rinnovabili da Gerardo Montanino, Direttore operativo del Gestore dei Servizi Elettrici. “In questa delicata fase di ricostruzione, è necessario stimolare le amministrazioni pubbliche e gli imprenditori affinché investano in tecnologie legate all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, sfruttando anche le incentivazioni erogate dal GSE”.

Il territorio nello specifico contribuisce attualmente con il 2,7%, pari a 1570 GWh, alla produzione lorda rinnovabile nazionale, a fronte di un consumo annuo di energia elettrica di 6.904 GWh (2,1% del totale nazionale) dimostrandosi dunque ricettivo alle fonti alternative.
Altra frontiera di sostenibilità e sperimentazione è quello delle macerie da rimuovere e smaltire al più presto. I numeri sono da capogiro: 4 milioni e mezzo di tonnellate di materiale, 45 milioni di euro il costo del trasporto nelle discariche, 60 milioni per il parziale smaltimento.
Ebbene, una significativa parte di queste macerie può essere riciclata e trasformata in materiale edile utile per ricostruire la città o anche per bonificare le cave dismesse, e questo eviterà contestualmente di devastare le meravigliose montagne intorno a L'Aquila moltiplicando i siti di estrazione.
‘’Questo approccio –scrivono gli esperti di rinnovabili.it - presenta evidenti potenzialità non solo ambientali, risparmio energetico e risparmio della risorsa di estrazione in cava, ma anche di ordine territoriale, difficoltà a reperire discariche nel territorio, di ordine economico, risparmio di circa il 50% rispetto al corrispettivo materiale estratto in cava, e, come accennato, di ordine
pubblico: allarme infiltrazioni malavitose nel settore degli smaltimenti. Il riciclo delle macerie, infatti, può avere interessanti ricadute sia perché riduce il fabbisogno di materie prime, sia perché, nel processo di riciclo, il bilancio energetico risulta particolarmente conveniente rispetto a quello di estrazione da cava.

La fase di produzione dell’aggregato non presenta grandi difformità rispetto a quello necessario, tramite frantumazione, per l’ottenimento di inerti
naturali da blocchi lapidei provenienti da attività estrattiva. Inoltre offre un notevole risparmio economico ed un beneficio ambientale, a parità di caratteristiche prestazionali del materiale. Operando un confronto, in termini di energia impiegata (energia inglobata) tra le lavorazioni necessarie al processo di recupero e riciclo del rifiuto edile e quelle legate alla produzione dello stesso materiale proveniente da attività estrattiva, è possibile dedurre che il consumo
energetico necessario al riciclo è pari a circa un quarto rispetto a quello del prodotto estratto in cava.’’

Risparmio di energia e materie prime può insomma significare innovazione, ovvero nuove iniziative imprenditoriali, nuovi mercati, nuovi posti di lavoro per i giovani.

Non sappiamo che fine ha fatto Adelchi, né se un giorno lo incontreremo di nuovo a piazza Duomo. Siamo certi però che una città che prova a risollevarsi facendo tesoro della parsimonia e non dello spreco, di suolo, di energia e di denarinon dovrebbe certo dispiacergli.

Filippo Tronca

- già pubblicato su Agenda dei Comuni -

 


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