In rete un suo video hot, 31enne si toglie la vita: la beffa delle spese legali

Ragazza spinta al suicidio?

15 Settembre 2016   09:55  

Istigazione al suicidio e' la nuova iscrizione di un fascicolo aperto ieri per la morte della ragazza che, per un video hot diventato virale su internet, si e' tolta la vita stringendosi la gola con un foulard nella cantina della casa di Mugnano di Napoli.

Nelle mani della Procura di Napoli Nord e del coordinatore dei pm Francesco Greco ci saranno presto nuovi elementi.

La 31enne era finita nel tritacarne del web dopo che un ragazzo aveva filmato un suo rapporto sessuale.

Lei si fidava, parlava con lui ma non poteva mai pensare che quella persona avrebbe fatto girare quel video.

Milioni e milioni di visualizzazioni che hanno reso la vita di Tiziana un inferno.

Cinque giorni fa il giudice del Tribunale di Napoli Nord aveva imposto ai social che continuavano a trasmettere il video di eliminarlo dalla rete per il cosiddetto diritto all'oblio.

Ma ci sarebbe stato un ulteriore contatto, forse proprio due giorni fa, sempre via internet, con qualche uomo che avrebbe infierito. Sono in corso indagini serrate. Secondo indiscrezioni, il fascicolo gia' aperto potrebbe trasformarsi in altro.

Quel video hard che lei aveva girato consenziente, ma che poi era stato messo in rete senza il suo consenso aveva trasformato la sua vita, costringendola a cambiare città, lavoro e anche a chiedere e ottenere dal tribunale un nuovo cognome.

A coordinare le indagini, il pm Rossana Esposito che da ieri sta ascoltando la madre della ragazza e tutte le persone piu' vicine a lei per ricostruire una storia gia' nota negli ambienti giudiziari.

La 31enne, prima di cadere in una profonda depressione, aveva lottato per ottenere giustizia contro quelle persone di cui lei si fidava ma che poi l'hanno tradita dandola in pasto ad un mondo virtuale che non le ha risparmiato alcun tipo di insulto. Perfino la madre era stata costretta a lasciare il suo lavoro e trasferirsi altrove.

T. C. aveva vinto la causa ma doveva comunque versare denaro a piattaforme web che per breve tempo l'avevano fatta diventare bersaglio di oscenità.

Il giudice del Tribunale di Napoli Nord aveva stabilito che aveva ragione e aveva obbligato con una sentenza diversi social, come Facebook, e a rimuovere le immagini che la riguardavano postate a sua insaputa, i commenti e le frasi ingiuriose.

Ma nella stessa decisione aveva scritto che la 31enne avrebbe dovuto pagare 20mila euro in totale a cinque siti che invece erano stati 'assolti'.

Forse quel pronunciamento dell'8 agosto scorso, dopo la citazione della giovane per la rimozione dai siti del video hard del quale era protagonista suo malgrado, aveva influito in negativo sulla sua fragilità.

Alla 31enne era stato imposto un rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3.645 euro ciascuno per le spese legali, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento, perche' avevano gia' rimosso i video.

Nella stessa sentenza, il magistrato ha condannato anche i siti che non avevano rimosso il video, ovvero Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni, responsabili di testate giornalistiche online, a "320 euro, per esborsi, e 3.645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso".

Secondo il garante della privacy, Antonello Soro "servono procedure di risposta piu' tempestive da parte delle diverse piattaforme, ma e' anche necessario far crescere il rispetto delle persone in rete. In questa prospettiva e' sempre piu' urgente un forte investimento nella educazione digitale per promuovere una cultura ed una sensibilita' adeguate alle nuove forme espressive del mondo on-line".

All'Osservatorio "Sos Stalking" risulta che il 15% dei casi osservati di sexting sviluppa un modello di dipendenza ossessiva da cui derivano depressione e altri disturbi. Di questo 15%, un 10% giunge a tentare il suicidio.


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