Sisma 6 aprile, i rilevatori della grotta Amare lo avevano previsto

Di Nicola Facciolini

07 Ottobre 2009   13:16  

Terremoto di L’Aquila 2009: anomalia radio pre-sismica scoperta nel laboratorio naturale sotterraneo della grotta Amare dal  team scientifico del professor Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari e dai ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma. Pietra miliare per l’attività previsionale sui precursori sismici. Prof. Pier Francesco Biagi: “Il grafico mostra chiaramente il defocusing del segnale radio MCO (Monte Carlo) nel periodo 31 Marzo-1° Aprile 2009 registrato dal ricevitore in funzione all'ingresso della grotta Amare, situata nel versante meridionale del Gran Sasso d’Italia, distante appena 13 chilometri dall’epicentro del sisma: la rete va estesa e incrementata”. A dicembre il lavoro del prof. Biagi (Chairman) verrà illustrato a San Francisco (California, Usa) insieme ad altri 19 contributi scientifici, nel corso un convegno internazionale. Il “network” elettromagnetico del Prof. Biagi, la prima rete europea coordinata per questi studi, ora va potenziato alla luce del Report del G10 dei sismologi di L’Aquila sui Natural Laboratories. Se gli studi del prof. Biagi saranno confermati dalla comunità scientifica internazionale, allora sarà incisa da scienziati italiani la “pietra miliare” della fisica previsionale sui precursori sismici.

Il laboratorio naturale sotterraneo della grotta Amare a L’Aquila, d’ora in poi farà parlare molto di sé. Quella che ormai viene definita “un’evidente anomalia radio pre-sismica”, sarebbe stata rilevata poche giorni prima del disastroso sisma del 6 aprile 2009 a L’Aquila, dal team scientifico del professor Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari. “L’anomalia – spiega il prof. Biagi – consiste nell’improvvisa scomparsa (defocusing = sfocamento) del segnale radio MCO (frequenza di 216 kHz, Francia) tra il 31 marzo e il 1° aprile 2009”. Scartati e computati tutti i possibili “rumori” e i segnali “spuri” delle trasmittenti e riceventi, per il prof. Biagi non resta che considerare l’inevitabile collegamento con “altre cause”, probabilmente i fenomeni legati alla preparazione del terremoto in Abruzzo. L’effetto è stato messo in luce grazie a un nuovo ricevitore radio installato dalla metà di marzo 2009 all’ingresso della grotta Amare, situata nel versante meridionale del Gran Sasso d’Italia, distante appena 13 chilometri dall’epicentro dell’attuale sisma. “Il grafico – fa notare il prof. Biagi – mostra chiaramente il defocusing del segnale radio MCO (Monte Carlo) nel periodo 31 Marzo-1° Aprile 2009 registrato dal ricevitore in funzione all’ingresso della grotta Amare. Si tratta dell’intensità del segnale (volume di ascolto) e il dato è campionato ogni minuto. La freccia in rosso indica l’avvento del terremoto dell’Abruzzo”. Nel fondo della grotta sono installati fin dal 1985 una serie di rivelatori acustici ed elettromagnetici per lo studio degli eventi precursori dei terremoti. Sfortunatamente, difficoltà economiche e carenza di personale, hanno costretto il prof. Biagi a interrompere il campionamento di questi dati dal 2004. “Comunque, tutto il laboratorio sotterraneo della grotta Amare – rivela il professore – è ancora lì ed è in attesa di essere o smantellato o riattivato”. Il prof. Biagi conduce da 30 anni ricerche sui precursori dei terremoti, cercando di arrivare alla messa a punto di una metodologia scientifica per la previsione dei fenomeni sismici. Si trovava ad Assergi (L’Aquila) sabato 4 aprile 2009, due giorni prima del terremoto, a controllare il ricevitore ed era solo, a sue spese. Situata a 960 metri sul livello del mare, la grotta Amare è di origine carsica: le acque percolanti dalla superficie hanno solubilizzato il calcaree, “edificando” quattro camere. Delle quali una è aerea e ne costituisce l’accesso mentre le altre sono visitabili con attrezzatura speleologica. Le ultime due camere sono riempite parzialmente di acqua e scendono fino al livello della valle sottostante a circa 880 metri. La grotta con buona probabilità ha ancora camere da esplorare, come informano gli amici “bikers” aquilani. La camera aerea è stata abitata dal periodo paleolitico fino all’età del bronzo. Lo provano le suppellettili ritrovate e gli ancor più sbalorditivi resti scheletrici di tre individui risalenti a varie epoche. “La rete va estesa e incrementata – rivela il prof. Biagi – ma non pensate ad un costo eccessivo: ogni ricevitore costa 5000-6000 euro (dipende dal quantitativo) e ci sono in Italia e in Europa parecchi colleghi che non aspettano altro che ricevere uno di questi ricevitori per installarlo e venire a far parte della mia rete. A proposito della rete vi consiglio di visitare il sito web: http://beta.fisica.uniba.it/infrep/. Guardate attentamente i gruppi EU. Troverete il mio team ed altri. Il sito non è ancora completo, ci stiamo lavorando”. Attualmente i soldi di cui dispone per le sue ricerche sono di appena 7mila euro annui e servono prevalentemente per le spese di computer, partecipazioni a congressi e stampa di pubblicazioni. La strumentazione che utilizzava in precedenza  era stata realizzata presso il suo ex gruppo di Roma “La Sapienza”, grazie ad alcuni finanziamenti ministeriali. Nel 2008 ha avuto un finanziamento di 50mila euro dalla Cassa di Risparmio di Puglia e ha potuto realizzare cinque nuove ricevitori che ha installato in Italia (grotta Amare a L’Aquila e Torre Canne a Bari), Grecia, Romania e Turchia, realizzando la prima rete europea coordinata per questi studi. Adesso insieme al suo gruppo di ricerca, il prof. Biagi sta raccogliendo i dati giornalmente e il quartier generale è il suo Dipartimento a Bari. “Stiamo  analizzando i dati – spiega il professor Biagi – ma siamo pochi e non possiamo procedere on-line. I soldi di quest’anno in parte li abbiamo spesi per incrementare le nostre capacità di calcolo, in parte per completare il collegamento telefonico con le stazioni della rete e in parte li spenderò per andare a dicembre 2009 a San Francisco ad un convegno internazionale nella sessione speciale dedicata ai precursori del terremoto dell’Abruzzo di cui sono Chairman: ci sono ben 19 presentazioni!”. Per quanto riguarda una possibile previsione del terremoto, abbiamo avuto il privilegio di leggere il primo articolo sull’argomento, pubblicato dal prof. Biagi e colleghi, l’8 settembre 2009 sulla rivista scientifica internazionale Natural Hazards and Earth System Sciences della European Geosciences Union. Lavoro realizzato dai ricercatori: P. F. Biagi, L. Castellana, T. Maggipinto, D. Loiacono, L. Schiavulli, T. Ligonzo, M. Fiore, E. Suciu e A. Ermini. Piccola precisazione.

Per quanto riguarda l’energia liberata nei terremoti, dobbiamo tenere conto del fatto che essa è legata alla magnitudo. “Ogni grado di magnitudo – spiega il prof. Biagi – varia di 30 volte circa l’energia liberata da un sisma. Così un terremoto di magnitudo 5.0 libera un’energia 30 volte superiore ad uno di M = 4.0 e 900 volte superiore ad uno di M = 3.0. La magnitudo momento del terremoto dell'Abruzzo è stata 6.3° - conferma il prof. Biagi – e quella del terremoto di Samoa ha avuto M = 8.1. Rispetto a quello dell’Abruzzo la differenza è di 1.8 gradi. L’energia liberata dall’evento di Samoa, pertanto, è stata circa 700-800 volte maggiore di quella liberata dal terremoto dell’Abruzzo”. La foto n° 1 mostra il nuovo ricevitore radio, la figura n° 3 la rete di ricevitori (pallini neri) attualmente operanti. I lavori del prof. Biagi e di molti altri ricercatori, sopratutto russi e giapponesi, stanno incoraggiando la ricerca sui fenomeni precursori dei terremoti perché sembra possibile riuscire a definire una metodologia di previsione, con un buon grado di attendibilità. Alla luce anche della Raccomandazione positiva fornita sui Natural Laboratories, nell’ultimo Report del 2 ottobre 2009, dal gruppo G10 dei sismologi riuniti a L’Aquila dalla Protezione civile, per lo sviluppo immediato di “un programma di ricerca di base focalizzato sulla comprensione scientifica dei terremoti e della loro predicibilità” che “dovrebbe essere parte di un programma nazionale equilibrato”. Per quanto riguardo il vertice scientifico in questione e le promesse fatte e scritte, tuttavia, il prof. Biagi fa notare che “queste riunioni ci sono state dopo il terremoto del Friuli del 1976, dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980 e dopo il terremoto di Assisi del 1998. Il risultato è che per me nulla è cambiato; continuo ad essere solo e senza finanziamenti dello Stato! Nonostante questo, le mie ricerche (testimoniate da più di 150 articoli su riviste internazionali) sono alla pari di quelle che si svolgono in Cina, Giappone e Russia e tengono alto il nome del  nostro Paese in un conteso internazionale”. Se gli studi del team del prof. Biagi saranno confermati dalla comunità scientifica internazionale, allora sarà incisa da scienziati italiani la “pietra miliare” della fisica previsionale sui precursori sismici.

Nicola Facciolini


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