Un' ipotesi operativa di come organizzare la ricostruzione

di Giampaolo Ceci

26 Ottobre 2009   11:10  

Una proposta organizzativa per la ricostruzione? È un tentativo presuntuoso, ma così tanto per giocare si può fare.
Bisogna premettere che un disegno organizzativo così complesso dovrebbe calarsi in un programma di sviluppo locale ben individuato dall’organo politico, almeno nelle sue finalità principali. È diverso organizzare un territorio perché divenga un centro Universitario internazionale piuttosto che un centro di eccellenza della meccanica fine o enogastronomica.

Fissato un piano strategico di sviluppo condiviso, si devono poi definire le tappe attuative e quindi elaborare i piani settoriali che lo compongono. Si deve anche definire una struttura di coordinamento decisionale snella e un’altra tecnico/operativa competente, che consenta di trasformare velocemente le direttive politiche in azioni concrete ed elaborare in tempo reale i controlli e gli invitabili aggiustamenti.
Questa centrale di comando “politica” deve necessariamente essere collocata in Regione ed essere diretta da uno specifico commissario straordinario, che assumerebbe il difficile compito di organizzare un progetto generale della ricostruzione e coordinare quelli settoriali che lo costituiscono.
Il commissario, come previsto dalla legge, è l’organo di collegamento tra struttura tecnico operativa e quella politica istituzionale, che ha il compito di trasformare linee di indirizzo in leggi vincolanti.
Approvato il piano strategico di sviluppo generale, il commissario deve individuare gli obiettivi politici specifici di quelli settoriali che lo costituiscono, nonché scegliere per ciascuno di essi gli uomini più adatti e capaci chiamati a organizzare la specifica struttura operativa di attuazione e controllo.
Ogni piano settoriale, quindi dovrebbe essere strutturato su due livelli: uno politico-istituzionale che non potrebbe che fare riferimento al commissario straordinario o ad un suo delegato, e un altro tecnico-attuativo, presidiato da un dirigente regionale o un esperto esterno, responsabile della sua attuazione e controllo.

Il primo piano settoriale dovrebbe essere quello che stabilisce le misure da adottare per sostenere e potenziare le attività produttive locali. Questo importante piano settoriale deve essere impostato per dare attuazione alle scelte strategiche già individuate nel piano strategico generale. Il commissario o uno specifico Responsabile politico del piano potrebbe, ad esempio, prevedere l’istituzionalizzazione di un comitato consultivo ristretto, formato dai rappresentanti delle associazioni di categoria, sindacali e professionali per individuare priorità, bisogni e modalità operative di erogazione dei contributi statali a sostegno dell’economia locale. Il Dirigente regionale o un esperto esterno dovrebbe impostare il regolamento attuativo per l’erogazione e il controllo delle sovvenzioni da mettere a bando.

Il secondo piano settoriale dovrebbe riguardare i criteri e le modalità di intervento sui beni storico artistici e monumentali. Questo piano dovrebbe essere affidato alla soprintendenza che coordinerà anche i finanziamenti privati o internazionali provenienti da lasciti e donazioni rivolti al recupero di questi beni. L’attuazione sarebbe curata dalla sua attuale struttura organizzativa adeguatamente potenziata.

Il terzo piano settoriale dovrebbe riguardare il recupero, consolidamento e ristrutturazione degli immobili destinati ad attività produttive. Non si tratta di individuare e di attuare le misure a sostegno dell’economia, di cui piano n 1, ma il solo recupero della parte immobiliare delle attività produttive, artigianali e commerciali. Questo piano settoriale dovrebbe essere affidato ad un assessore regionale che a sua volta dovrebbe rapportarsi con gli assessori comunali locali. L’attuazione del piano potrebbe essere affidata a un dirigente regionale che si rapporti necessariamente coi competenti uffici dei comuni del cratere per operare gli eventuali “aggiustamenti” agli strumenti urbanistici e ai piani del commercio e stabilire i criteri e le priorità per usufruire delle sovvenzioni per le ristrutturazioni e consolidamenti.

Il quarto piano settoriale potrebbe riguardare il recupero delle abitazioni private con la esclusone della zona rossa del centro storico Aquilano. Anche in questo caso il referente politico del piano dovrebbe essere un Assessore Regionale che si dovrebbe rapportare coi sindaci locali, per concordare misure e priorità Il Responsabile di attuazione potrebbe essere invece un commissario con ampia autonomia decisionale che, nei limiti del suo mandato, si rapporti con una struttura tecnica consulenziale, magari coincidente con la stessa Università Aquilana. Questa struttura tecnica dovrebbe attivarsi per definire criteri tecnici da adottare per il recupero degli immobili danneggiati e le procedure amministrative per l’ottenimento dei contributi pubblici. Potrebbe anche procedere alla rilevazione dell’esistente e delle azioni tecniche adottate nei recuperi, per farne oggetto di esperienze da ritrasferire nei prossimi anni nei corsi di laurea. Il commissario potrebbe anche organizzare un’apposita struttura tecnico amministrativa che controlli le l’erogazione di contributi da parte degli istituti di credito convenzionati ed organizzi le verifiche in corso d’opera della qualità dell’eseguito e della congruità della spesa.

Il quinto piano settoriale dovrebbe riguardare il recupero del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica.
La definizione dei contenuti e delle fasi attuative dovrebbe esser demandato a un dirigente regionale che si rapporterà coi dirigenti delle aree Lavori pubblici dei singoli comuni per ricevere gli input delle loro esigenze e trasformarli in progetti ed appalti.

Il sesto piano settoriale dovrebbe riguardare la ricostruzione del centro storico dell’Aquila (zona Rossa). In questa zona le problematiche riguardano sia il recupero degli edifici pubblici che quelli a valenza storico artistica, sia quelli sugli edifici commerciali; per questo si rende necessario istituire un organismo trasversale adatto a rapportarsi costruttivamente con le iniziative degli altri piani settoriali.
Il commissario per la ricostruzione del centro storico potrebbe elaborare una proposta coerente con piano strategico di sviluppo che contempli il riassetto generale del centro, anche in dissintonia con le stringenti leggi urbanistiche, al fine di varare una legge nazionale in deroga che consenta di riprogettare unitariamente il contesto del centro storico aquilano, seppure nel rispetto della sua storia e delle sue peculiarità. Solo così si riuscirebbe a progettare un centro cittadino più moderno e funzionale e consentire la realizzazione delle necessarie modifiche interne ai singoli edifici per aumentare il loro confort abitativo anche nell’ottica del miglioramento energetico.

Il settimo piano dovrebbe riguardare le infrastrutture a rete viarie e rurali. Anche questo piano dovrebbe esser elaborato in sede politica, ed affidato ad un Dirigente regionale che si rapporterebbe con i colleghi comunali del medesimo settore.
Le direttive politiche per la definizione delle procedure di erogazione dei contributi dei singoli piani di settore dovrebbero essere: velocità, velocità, velocità; anche a discapito della correttezza formale o delle immancabili “improrogabili scadenze”.
In questo senso ai responsabili di attuazione di ogni singolo piano settoriale, sotto il controllo del Commissario straordinari, potrebbero esser conferiti ampi poteri decisionali adeguati alla situazione di emergenza che non consiglia l’elaborazione di complicate regole e procedure formali, ma più semplicemente, capacità decisionali, competenza, buon senso e onestà.

Giampaolo Ceci


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