10mila euro per entrare in Italia, 17 arresti

Sgominata banda racket di immigrati

29 Luglio 2009   16:40  

Avevano messo in piedi un'organizzazione criminale che vendeva visti d'ingresso in Italia, consentendo cosi' l'arrivo illecito di stranieri, in gran parte bengalesi e pakistani, dietro rilascio del nulla osta per i flussi lavorativi stagionali e subordinati. La squadra mobile di Teramo, con l'ausilio dei colleghi di Ancona, Macerata, Pesaro, Ascoli Piceno, Chieti e del reparto anticrimine di Pescara ha smantellato un vero e proprio racket di clandestini, dando esecuzione a 17 arresti emessi dalla procura di Teramo su ordine del gip Marco Billi e richiesti dal sostituto procuratore David Mancini. Nell'operazione denominata "Money for vista", sono finiti in carcere quattordici persone mentre altre tre risultano latitanti. Una persona e' stata invece denunciata. L'indagine della questura, condotta dal capo della squadra mobile Gennaro Capasso e' partita ad ottobre, a seguito della denuncia presentata da un tunisino a cui era stato venduto il visto, rimasto pero' senza lavoro. La lunga attivita' d'indagine, i cui dettagli sono stati illustrati questa mattina dal questore di Teramo Amalia Di Ruocco, ha permesso agli inquirenti di risalire alla banda composta da italiani e stranieri. L'indagine ha consentito di accertare che i cittadini stranieri, al solo fine di entrare nell'area Schengen, pagavano da seimila a diecimila euro ai connazionali residenti in Italia i quali provvedevano, grazie ad alcuni intermediari tra cui un consulente del lavoro e titolari di imprese compiacenti, a presentare la documentazione per ottenere i visti d'ingresso in Italia, soprattutto per lavoro stagionale agricolo. Una volta giunti in Italia, pakistani e bengalesi non venivano in realta' assunti dalle ditte. A volte queste pratiche non andavano a buon fine perche' i visti d'ingresso erano incompatibili con la loro attivita', come quando e' stato accertato che un'impresa del settore navale non poteva richiedere nulla osta per lavoro agricolo. Le intercettazioni telefoniche hanno poi avvalorato la tesi della cospicua richiesta di nulla osta. Gli arrestati, pakistani e bengalesi residenti in Abruzzo e Marche ed italiani, sono accusati di favoreggiamento dietro compenso dell'immigrazione clandestina. In carcere sono finiti Manuel Carlos Martins, 53 anni, Uddin Nizam Ahmed (56) e Akramul Islam (23), Anisur Rhama (35), Hussain Shahzad (32), Roberto Avigdor (60 anni, consulente del lavoro), Hemdane Bent Afoua Torki (28), Aldo Nanni (62), Giancarlo Di Serafino (56), Massimiliano Galassi (39), Petrova Liliya Pavlova (36), Carmine Di Pietrantonio (37) e Abdul Aziz (54).

 


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