«Sono passati appena quindici giorni da quelle frasi solenni pronunciate per il Primo Maggio, piene di buone intenzioni e retorica», esordisce con toni critici il consigliere comunale dell’Aquila Paolo Romano, che interviene con durezza sul caso dei 150 lavoratori precari della ASL sospesi in questi giorni.
«I diritti dei lavoratori non si difendono con le parole, ma con azioni concrete, ogni giorno. Con scelte coraggiose e decisioni assunte con responsabilità, mettendoci la faccia», sottolinea Romano, puntando il dito contro il silenzio delle istituzioni.
Secondo il consigliere, il Sindaco dell’Aquila, in quanto figura più vicina alla cittadinanza, dovrebbe rappresentare «l’ultimo baluardo a difesa delle difficoltà del territorio». Lo stesso vale, afferma, per il suo incarico di presidente del Comitato ristretto dei sindaci: «Non può essere una carica simbolica. Deve avere peso, deve contare, deve consumare fino in fondo la responsabilità che rappresenta. A maggior ragione quando in gioco c’è il lavoro, fonte di sostentamento e dignità per tante persone. Persone che, in molti casi, svolgono funzioni essenziali per la tenuta dei servizi sanitari, e dunque per la salute pubblica».
Poi l’attacco diretto: «Oggi, appena due settimane dopo quella foto celebrativa, 150 lavoratrici e lavoratori della ASL – molti dei quali originari di questa terra – sono stati sospesi dopo anni di impegno, spesso prestato in condizioni difficili».
Romano accusa il sindaco di inerzia e il presidente della Regione, Marco Marsilio, di fornire «false rassicurazioni e palliativi, ma nessuna soluzione concreta. I veri problemi, denuncia, continuano a essere nascosti “sotto il tappeto”».
Nel dettaglio, Romano elenca i principali nodi ancora irrisolti:
«Il presunto “salvataggio” dei 150 lavoratori è solo un modo per guadagnare tempo, ma senza reali tutele e in contrasto con quanto comunicato dal Dipartimento della Sanità regionale. Se davvero c’è uno sforamento da 4 milioni di euro nelle spese per il personale, come si pensa di portare avanti il concorso per 53 posti?»
«Quando sarà pubblicata la graduatoria del concorso, la società in house – che in passato sarebbe stata la soluzione ideale – non esisterà più. E con essa svaniranno le speranze di quei 150 lavoratori che non hanno partecipato al bando o non lo hanno superato».
«Se nel 2025 la situazione economico-sanitaria dovesse peggiorare, si prospettano scenari drammatici e privi di soluzioni. Già nel 2024, i revisori hanno espresso un parere “molto condizionato” sulla tenuta dei conti».
«E gli operatori della Sema e di altri appalti? Nessuno, né dalla ASL né dalla Regione Abruzzo, ha fornito risposte».
«La verità – conclude Romano – è che ci troviamo davanti a un baratro, e ci stiamo finendo dentro tutti. Un baratro causato da una mancanza di visione, da un’inadeguatezza drammatica al ruolo e alle responsabilità istituzionali che spettano a chi governa questo territorio».