717^ Perdonanza Celestiniana, il discorso d'apertura del Sindaco Massimo Cialente

24 Agosto 2011   07:57  

Sua Eccellenza Arcivescovo Metropolita dell'Aquila, signor Assessore della Regione Abruzzo, signor Presidente della Provincia dell'Aquila, carissimi cittadini aquilani.

Tra breve procederò all'apertura ufficiale delle celebrazioni per la 717esima edizione della Perdonanza Celestiniana.

Da quel 29 agosto 1294, in cui l'umile eremita Pietro del Morrone ricevette l'incoronazione a Pontefice con il nome di Celestino V, la Città dell'Aquila ha il suo Giubileo, il primo della storia!

Per anni, la sera del 23 agosto, abbiamo guardato tutti, con il fiato sospeso, verso la trecentesca Torre Civica, in attesa dell'accensione del Tripode e dei fuochi pirotecnici che illuminavano a giorno la Piazza.

Per anni, nella settimana dal 23 al 29 agosto, il centro storico, il nostro bellissimo centro storico, ha brulicato di persone, sia cittadini che visitatori, che affollavano le sue strade lastricate di antica pietra bianca, le sue piazze suggestive, le chiese imponenti, i cortili appartati dei suoi palazzi fieri.

Nell'aria di quelle sere di fine estate aleggiavano note musicali che si mischiavano al vociare della gente, e poi spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, convegni, mostre. Arte nell'arte, spettacolo nello spettacolo offerto da questa città così bella e così antica.

Per quelle strade ci si incontrava, ci si ritrovava. Era la fine dell'estate, l'avvio di un nuovo anno di lavoro e di studio per la comunità, alla fine delle vacanze. C'eravamo tutti. I volti sorridenti, sereni. I più belli erano quelli dei giovanissimi, per molti dei quali quei giorni erano i primi nei quali poter rincasare un po' più tardi, perché protetti dall'atmosfera serena e da una città dolce e sicura.

Quella maledetta notte del 6 aprile 2009 ha cancellato anche questo.

La Perdonanza di quell'anno si svolse in forme ridotte, nei contenuti e nel percorso.

Ricordo che, mentre attraversavo da solo le strade della città ferita, sino alla piazza del Duomo, avevo le lacrime agli occhi, le stesse lacrime che rigavano il viso di tutti coloro che erano presenti lungo il percorso del viale di Collemaggio.

Fu impossibile per me non pensare che, allora come oggi, tra quei volti, mancavano 309 persone, strappate all'abbraccio dei propri cari dalla violenza del sisma.

Oggi, con grande commozione, siamo qui, per la prima volta dopo quella fatidica data, a dare il via alla Perdonanza, attraverso la solenne accensione del Tripode, da questa splendida piazza, ingabbiata, ferita, transennata, ma viva, come i nostri cuori feriti ma ancora pulsanti, desiderosi di tornare alla vita di un tempo.

Una circostanza che mi commuove e mi emoziona, come un nuovo inizio, e che so commuovere ed emozionare tutti voi.

Da settimane attendo con ansia questo appuntamento, ormai divenato un evento di profonda spiritualità. Perché mai come in questo tempo sento, come certo sentono tanti aquilani, il bisogno di riconciliarmi non solo con gli altri, ma anche, e forse soprattutto, con me stesso, alla ricerca di una pace e di una serenità che, come molti di voi, non riesco a trovare. Mi vengono in mente le parole del Santo Papa Giovanni Paolo II che, durante un'edizione della Perdonanza, commento così il messaggio di Celestino V: "Bisogna riconciliarsi prima con il Creatore, poi con le creature, poi con se stessi".

Da giorni penso che il Perdono di Celestino, così come egli lo volle e così come noi dobbiamo e vogliamo apprestarci a vivere, è per l'appunto quello di riconciliarsi. Non posso non pensare al tema e alle riflessioni che emersero dall'edizione 2008, l'ultima prima del sisma.

Ricordate. Il tema di quell'edizione fu "Giustizia e Perdono". Oggi quelle riflessioni sono per me più che mai attuali. Non c'è Perdono, non ci può essere Perdono, senza Giustizia, non c'è Giustizia senza Perdono, cioè senza riconciliazione.

E Giustizia è quello che noi chiediamo.

La chiediamo per la nostra città ferita. Giustizia per le nostre vittime, giustizia per le nostre vite spezzate, giustizia per il futuro dei nostri figli.

Ma giustizia, lo voglio ricordare a me stesso per primo, e a voi tutti, è innanzitutto saper riconoscere quanto è stato fatto per noi e ringraziare chi si è speso e si spende per questo cratere e per la nostra terra.

L'abbiamo chiesta, Giustizia, a gran voce. Durante manifestazioni infinite e dimenticate dai mass media; durante cortei pacifici per le vie del centro di Roma, che hanno suscitato una repressione dura e inspiegabile nonostante le nostre mani alzate; l'ho chiesta, Giustizia, in non so più quante riunioni, incontri, meeting, telefonate, colloqui, anche e soprattutto mentre ringraziavo per quanto fatto ed ottenuto .

C'è stata promessa, Giustizia, ma non basta, quello che abbiamo è ancora troppa incertezza sul futuro, sulla ricostruzione, sulla necessaria ripresa economica.

Giustizia, per noi, è tornare a decidere del nostro futuro, riprenderci la possibilità di avere diritto di parola su noi stessi e la nostra terra;

Giustizia è sapere quando potremo tornare nelle nostre case, quando potremo di nuovo vivere il centro storico, senza l'angosciante sensazione di aggirarci nelle strade di una città fantasma;

Giustizia è avere un trattamento equo; Giustizia è riavere vere scuole per i nostri figli;

Giustizia è avere ciò che ci è dovuto, per diritto e non per favore. È poter tornare ad essere una comunità serena.

Sappiamo di chiedere molto, che sarà un percorso difficile, in un Paese che vive un momento non solo difficile ma addirittura drammatico. Ma sappiamo che tutti lo vogliono fare, questo percorso, anche il Governo. Ed allora potremo avere e vi giuro che avremo questa giustizia. Ma solo se ci sforzeremo, tutti, di cercare, di pretendere la verità, di capire le ragioni di tutti e di lavorare insieme. Ma di cominciare, come atto, lasciatemelo dire, di lealtà e di amore, a dirci la verità, perché la verità porta alla giustizia, e la giustizia alla pace. La nostra comunità è dilaniata, in tutte le sue componenti, perché non ci riconosciamo nella ricerca della verità, poiché a volte questa ricerca spaventa, dal momento che implica il riconoscimento della propria, singola verità, ma anche di quelle altrui, e, senza questo insieme di tante piccole verità non potranno esserci pacificazione e serenità.

Io, come tutti voi, sogno e vorrei la pace e la serenità, ma sento quanto sia difficile, per me come per tutti noi, senza giustizia e dunque senza verità.

Verità e giustizia in nome delle quali Celestino V preferì rinunciare al Sommo Seggio pur di non tradirle e, con esse, tradire se stesso e la sua gente.

È un cammino difficile, che richiede molta umiltà. Ancora una volta mi vengono in mente le parole di Giovanni Paolo II: "Bisogna riconciliarsi prima con il Creatore, poi con le creature, poi con se stessi".

Io questa sera prego che per tutti, credenti e non credenti, grazie a questo Fuoco di Celestino che ha attraversato questa terra e gran parte di questo cratere, si possa illuminare il difficile sentiero, impervio e pieno di incognite, che stiamo percorrendo in tanta solitudine e con tanta sofferenza.

Io sento che questo sentiero, se sapremo riscoprire la determinazione e il dovere di percorrerlo insieme con umiltà, e ripeto con umiltà, e sincerità sfocerà all'improvviso in una splendida conca, verde, dolce, attraverso la quale riusciremo a scorgere e a riconoscere, finalmente, la nostra città rinata, rivedendo le sue cupole, le sue strade e i suoi palazzi.

Quella Città che abbiamo avuto in dono dai nostri padri e che dovremo consegnare ai nostri figli.

Pertanto nel nome di questi valori di Giustizia, Riconciliazione, Perdono, Speranza mi accingo a dare ufficialmente inizio alle celebrazioni per la 717esima edizione della Perdonanza Celestiniana.

A tutti voi un sincero augurio di cuore.

Massimo Cialente


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