A rischio in Abruzzo 834 addetti alle scuole, allarme dei sindacati

Indetta per 11 febbraio manifestazione regionale

03 Febbraio 2014   15:00  

 Sono 834, in Abruzzo, i lavoratori, tra "ex lsu" e cosiddetti "appalti storici", che dal primo marzo rischiano di vedersi tagliate le ore di lavoro, e quindi il compenso, o di rimanere senza occupazione, a causa dei tagli imposti dal governo.
Si tratta di persone impegnate nelle scuole di ogni ordine e grado (la maggiore concentrazione c'e' nel teramano) che si occupano di pulizia, sorveglianza e servizi ausiliari.
Lavorano da 9 a 35 ore settimanali e percepiscono stipendi da 300 a 800 euro.
L'allarme e' stato lanciato oggi in conferenza stampa, a Pescara, dai rappresentanti di Cgil e Cisl che hanno chiesto l'intervento delle istituzioni locali, pur ribadendo che si tratta di un problema nazionale che riguarda, in tutto il paese, circa 24 mila lavoratori.
Se in passato i fondi a disposizione erano pari a 560 milioni di euro ora, con il "decreto del fare"' si e' passati a 286 milioni. Per i primi due mesi di quest'anno c'e' stata una proroga, per ora senza copertura finanziaria, e dal primo marzo ogni scuola decidera' cosa fare di questi lavoratori, in autonomia e in base ai fondi disponibili.
Per la Cisl c'erano Leonardo Piccillo, segretario regionale della Fisascat Cisl, e per la Cgil Sandro Giovarruscio, della segreteria, e Luca Ondifero, segretario regionale della Filcams Cgil Abruzzo.
I sindacalisti hanno messo in evidenza che le direzioni scolastiche e il ministero assicurano di poter garantire lo stesso servizio con i dipendenti pubblici, cioe' i bidelli, al posto di "lsu" e lavoratori degli "appalti storici", ma cosi' si rischia di scatenare una "guerra tra poveri" e di ridurre "le garanzie dei servizi scolastici", dicono Cgil e Cisl.
Per i rappresentanti sindacali "non e' solo una vertenza per evitare la perdita di posti di lavoro. Qui si mina la qualita' della vita nel mondo della scuola", per cui serve una "assunzione seria di responsabilita' da parte delle istituzioni" e "la politica regionale si deve far carico del problema".
Per far emergere questa situazione le due sigle annunciano che l'11 febbraio "puo' essere l'occasione per una manifestazione di dimensioni regionali, contestualmente alla seduta del Consiglio regionale".


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