Abruzzo&Ambiente. La relazione pericolosa tra sisma e oro nero

Intervista a Fabrizia Arduini

04 Luglio 2009   10:56  
Si è tenuto il 6 luglio scorso a Fossacesia il primo appuntamento estivo sulla deriva petrolifera in Abruzzo. Organizzato dal Comune della nota località marittima, l’atteso dibattito socio-scientifico sullo stato di petrolizzazione della Regione Verde è stato diretto dalla docente e ricercatrice di fisica Maria Rita D’Orsogna, che assieme all’Assessore locale all’Ambiente, Andrea Natale, ha illustrato a tutti i cittadini e portatori d’interesse presenti all’incontro le problematiche ambientali ed economiche generate dal progressivo aumento di concessioni petrolifere per terra e per mare, in una realtà, qual è quella abruzzese, da sempre considerata simbolo di enorme ricchezza naturale e genuinità.

Scopo della lunga serie di dibattiti (ulteriori tappe di sensibilizzazione verranno organizzate dall’8 al 20 luglio presso i Comuni di Bucchianico, Torino di Sangro, Mosciano, Vasto, Fara Filiorum Petri,  Pescara, Lanciano e San Salvo) lanciata e promossa dal Coordinamento per la Tutela della Costa Teatina, è infatti essenzialmente quello di informare la cittadinanza sull’impatto ambientale che i processi di ricerca, coltivazione e stoccaggio del petrolio infliggono al territorio abruzzese.

Un territorio che- stando al dossier presentato da Legambiente e  Wwf lo scorso febbraio – sarebbe stato, negli ultimi anni, letteralmente assediato dalle compagnie petrolifere, giunte a gestirne qualcosa come il 49% dell’estensione geografica totale. Una situazione gravissima. Non soltanto per la salute di un’ ecosistema locale e di una cittadinanza già duramente provati da inquinamento, cave abusive e cementificazione selvaggia. Non soltanto per la dignità di una dimensione naturale e paesaggistica autentico scrigno di bellezza e biodiversità, per la definizione dell’intera area regionale in termini di grande e strategico serbatoio d’acqua europeo, per la tradizione vinicola ed enogastronomica della Regione( … e tanti altri ancora potrebbero essere i motivi elencabili), ma anche perché, stando agli studi scientifici effettuati in Val d’Agri, e ossia in una delle Regioni italiane più flagellate dalle trivelle come la Basilicata, esisterebbe una correlazione tra pericolosità sismica di un territorio e attività petrolifera. Un assunto confermato da diversi studi internazionali, pronti a fornire prove inconfutabili di suddetta inquietante relazione.

Se da un lato la tragedia del sisma ha momentaneamente messo in ombra urgenze socio ambientali come quella connessa alla deriva petrolifera, dall’altro sembra aver implicitamente alzato il livello di guardia del cittadino, specie in riferimento a certo tipo di edilizia sganciata dal territorio e dallo studio attento delle sue peculiarità geofisiche. Non solo. Se è vero che il livello di pericolosità sismica di una dimensione territoriale viene di fatto aumentato dalla trivellazione costante della stessa, ecco che la lotta alla petrolizzazione da parte di una Regione sismica come l’Abruzzo diventa decisiva.

L’intervista a Fabrizia Arduini, angelo del territorio ed esponente del Comitato per la Tutela della Costa Teatina, mette in rilievo il sottile filo rosso che lega la battaglia contro la deriva petrolifera dell’entroterra e delle coste abruzzesi e la prevenzione di disastri naturali e tragedie collettive come quelle subite dalle tante dimensioni (nostrane e non) assediate dalla logica dell’oro nero. Una ulteriore presa di coscienza di quanto sia importante la battaglia degli abruzzesi per la salvaguardia della propria Terra, e di conseguenza, del proprio futuro.


Ciao Fabrizia, puoi aggiornarci sullo stato di salute del territorio?

“Come è possibile vedere dalla mappa delle istanze e delle concessioni per gli idrocarburi, aggiornata al dicembre del 2008 , circa il 49% del territorio è sotto l’assedio del petrolio. Ben 221 Comuni su 305 sono interessati da istanze e permessi di coltivazione, ricerca e stoccaggio di idrocarburi. Una situazione drammatica, in costante peggioramento. Le compagnie petrolifere hanno ottenuto concessioni come la Settecerri, Civitaquana e Monte Arazzecca, zone che formano un’area molto estesa, comprensiva di una parte del Parco Nazionale del Gransasso Monti della Laga, e di una porzione del Parco Nazionale della Maiella. ”

Come in Basilicata si cominciano a violare le aree protette. Enormi patrimoni di fauna, vegetazione ed eccezionale bellezza paesaggistica vengono trattati alla stregua di distretti petroliferi.

“Esatto. Nell’800 dal Parco della Maiella si estraeva catrame bituminoso. Un’attività altamente impattante: si tratta di sostanze da raffinare, far viaggiare negli oleodotti. Con le nuove concessioni si torna indietro. Sulla Costa non c’è più un pezzetto libero. La Petroceltic, la Medoil Gas, l’Eni Edison, la Lumax Oil, la Gas Plus Italiana stanno ottenendo concessioni su concessioni.”

Il centro Oli però è stato definitivamente archiviato. O no?

“Le ultime dichiarazioni dell’Eni indicano un possibile smembramento del Gruppo, che pare voglia concentrarsi sempre più sul gas. L’amministratore delegato della Società, Paolo Scaroni, ha espressamente assicurato la rinuncia, da parte dell’Eni, alla costruzione del Centro Oli di Ortona. Questo però indica un’archiviazione relativa del progetto. Perché il Centro Oli non si fa più? Perché L’Eni sta vendendo e ha cessato di occuparsene, o perché non deve essere costruito in assoluto? E nella seconda delle ipotesi, per quale motivo la decisione intrapresa non viene resa formale?”

La petrolizzazione avanza. Esattamente come avanza il numero di abruzzesi che difendono l’ambiente. Quali sono gli obiettivi raggiunti dal Comitato per la Tutela della Costa Teatina?

“L’opera di sensibilizzazione e informazione della cittadinanza continua. Sono sempre di più gli operatori commerciali che mostrano indignazione per lo sfruttamento dell’ambiente abruzzese. Ora non è più la semplice associazione ambientalista a protestare per lo scempio di una data area, ma i portatori di interesse, i cittadini, che si riuniscono in comitati e si muovono a favore di un dato obiettivo. Il cittadino sta finalmente capendo che ambientalismo vuol dire futuro. Anche futuro economico. Noi del Comitato facciamo sempre l’esempio dell’Honda e della Sevel. Qualche anno fa sarebbe stato pericoloso affermare che la Sevel immetteva tonnellate di sostanze inquinanti nell’atmosfera, suggerimenti dal fronte ambientalista scatenavano dure reazioni. Oggi i lavoratori della Sevel sono tutti cassaintegrati. L’Honda, che ha abbassato l’80% delle proprie immissioni dannose investendo sulle nuove tecnologie, ha saputo come affrontare la crisi, mostrandosi forte e al passo con i tempi. Come per i cittadini, anche il mondo imprenditoriale sta scoprendo che l’ambientalismo non è un tema astratto, ma un insieme di vedute e prassi concrete che Nazioni come la Germania, la Svezia, La Danimarca, hanno compreso già 10-15 anni fa. Oltre ad essere la più grande esportatrice di fotovoltaico al Mondo, la Germania ha creato, nell’arco di pochi anni, qualcosa come 240 mila posti di lavoro,unicamente nell’ambito delle nuove tecnologie. I media raccontano ancora l’ambientalista come quello che si strugge per il fiorellino. Siamo noi che rischiamo l’ estinzione, la Natura troverà sempre nuove forme, quella umana è unica, e rischia di scomparire per sempre. Ciò che abbiamo raggiunto è la consapevolezza del cittadino rispetto al futuro che lo attende.”

In Abruzzo è emersa una nuova preoccupazione. Dobbiamo fare i conti con l’elevato livello di pericolosità sismica della Regione. Secondo alcuni studi la presenza di raffinerie e pozzi petroliferi è sconsigliabile in zone ad alto rischio sismico.

“Innanzi tutto va detto che costruire raffinerie, pozzi petroliferi o centrali nucleari in zone ad alta pericolosità sismica equivale ad insediare potenziali bombe nel territorio. In secondo luogo c’è da considerare l’effetto che attività come estrazione e coltivazione di idrocarburi producono in un’area fortemente sismica. Nello studio inerente la Val d’Agri , gli studiosi spiegano come ricerca e coltivazione di petrolio contribuiscano ad accrescere il rischio sismico di una data zona.  Anche le ricerche sponsorizzate dalla multinazionale petrolifera Schlumberger analizzano la relazione esistente tra sfruttamento petrolifero e livello di sismicità del territorio. Quando la roccia presente nel sottosuolo non è sottoposta a grandi stress tettonici naturali, gli eventi sismici che la interessano sono di bassa magnitudo, variano ossia tra 0 e 3 gradi Richter. Nel caso in cui la roccia subisca invece forti pressioni tettoniche naturali l’energia aggiunta dall’opera umana può generare effetti destabilizzanti anche gravi. Scavare a chilometri di distanza dalla crosta terrestre può alterare la conformazione del sottosuolo in modi inaspettati. In un territorio altamente sismico come l’Abruzzo, attività di estrazione e ricerca del petrolio rischiano di aggravare ulteriormente la situazione, costituendo potenziale pericolo e fonte di preoccupazione per una cittadinanza già altamente traumatizzata dalla tragedia aquilana.”

La Regione ha bisogno di rigenerarsi. Uno sfruttamento ad oltranza del territorio e dei beni ambientali ad essa appartenenti rischia di compromettere seriamente l’ ecosistema locale.


"Le Associazioni stanno spingendo il Governo locale affinchè venga concessa una moratoria sospensiva delle concessioni di ricerca e coltivazione di idrocarburi per terra e per mare, almeno sino a quando non saranno decisi idonei e condivisi parametri di salvaguardia ambientale della Regione. Non sarebbe un caso isolato.  In Veneto una serie di tragedie alluvionali rese evidente la relazione che intercorre tra il fenomeno della subsidenza e la presenza di pozzi petroliferi situati lungo il Litorale,il Governo regionale riuscì così ad ottenere una legge che ne vietava l’insediamento prima a 12 miglia dalla Costa(decreto Ronchi),  e poi in tutto il Golfo. In Abruzzo, che è zona sismica, vale lo stesso discorso. ”

I servizi precedenti sulla deriva petrolifera in Abruzzo

Concessioni petrolifere e Centro Oli di Ortona

Abruzzo groviera. Trivelle Eni anche su Teramo e Pescara

Abruzzo saudita. Piana dei Navelli e Lettomanoppello nelle mire dei petrolieri

Intervista alla ricercatrice Maria Rita D'Orsogna






Giovanna Di Carlo

 

 


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