Abruzzo Saudita: concessioni petrolifere e il rischio Centro Oli

Intervista a Fabrizia Arduini

06 Novembre 2008   11:46  

INTERVISTA A FABRIZIA ARDUINI - L’Abruzzo, Regione verde d’Europa, “sta svendendo se stesso al ribasso”. Nove le concessioni petrolifere rilasciate dal ministero dell’ Ambiente tra Pineto e Termoli. Estremamente basse, tra le più basse del mondo le royalty applicate in Regione. Tra sostenitori dello sviluppo industriale e urbanistico costi quel che costi, e difensori dell’ambiente e della salute dei cittadini, l’ Abruzzo si muove insicuro in un sistema caotico di riforme e controriforme, progressi civili e paurose regressioni, aspetti d’eccellenza e oscure incursioni a sfondo economico, tese allo sfruttamento ad oltranza del territorio e dell’ Ecosistema. Fabrizia Arduini, esponente del Coordinamento per la tutela della Costa Teatina, racconta nell’ intervista che segue la storia del Centro oli di Ortona, l’impianto di estrazione petrolifera Eni che ancora disturba con fare spettrale il sonno dei residenti del posto , timorosi di svegliarsi un giorno, e vedere in attività le 14 canne fumarie dell’ impianto, definito l’anno scorso dalla stessa Regione come “Improprio, imperfetto, inadeguato”.

Fabrizia Arduini, che cosa ha spinto la Regione a concedere il proprio territorio - per altro soggetto ad intensa attività agricola - per la realizzazione di un progetto industriale esplicitamente riconosciuto come invasivo ed inquinante?

“Tutto iniziò nel 97, quando con la legge 344 la Costa Teatina venne inserita tra le “aree di reperimento prioritarie” e individuata come zona di riferimento per l’istituzione di un parco nazionale. Sono pochi i territori che possono ambire ad un simile trattamento, per cui le risorse presenti in tale zona sono da considerarsi straordinarie. Nel 2000 l’ Abruzzo cambiò Governo. L’anno successivo il Parlamento decise l’ istituzione del parco per mezzo della legge 93 sulle “Disposizioni in campo ambientale” qualche settimana prima del cambio di casacca a livello nazionale. Sempre nel 2001 la Regione si rivolse alla Corte Costituzionale facendo “ricorso per dichiarazione di incostituzionalità e, comunque, per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato” in merito alla decisione del Governo nazionale di istituire il parco nell’ area della Costa Teatina. Rigettato nel 2002 dalla stessa Corte per “infondatezza” in relazione alla presunta illegittimità costituzionale, la cosa si risolse in un nulla di fatto, in quanto il Parco risultò “approvato” ma non “istituito” per via del mancato compimento dell’ iter necessario, dovuto al cambio di Giunta, che si guardò bene dal validare e portare a termine il processo di istituzione della riserva. Veniamo all’ Eni. Qualche anno prima nel 2000, la società iniziò il processo di ristrutturazione nazionale che comportava la riduzione dei 4 centri operativi ai 2 di Ravenna e Viggiano, smantellando parte del distretto operativo ortonese e trasferendo un gran numero di operai a Ravenna : tra esodi incentivati, procedure di mobilità e privatizzazioni, furono oltre 300 i dipendenti costretti a cambiare stile di vita. Fu a tal punto che la Giunta comunale di Ortona deliberò nel 2002 in favore della costruzione di un Pozzo di perforazione a Miglianico 2, dando parere favorevole anche all’installazione del famoso Centro Oli, un impianto di desolforazione, in parole povere una raffineria.”

Perchè l’ Eni aveva bisogno di una raffineria proprio in Abruzzo?

“Perchè il petrolio abruzzese E' molto corrosivo, denso, “viscido” per utilizzare un termine scientifico, e all’ Eni costava e costa molto meno raffinarlo in loco piuttosto che farlo viaggiare attraverso le condutture.”

Ci parli della struttura. E' davvero così pericolosa? Quali sono gli ambiti che andrebbe a deteriorare?

“Il Centro oli dell’ Eni - Una società che al momento ha 20 cause aperte per devastazione ambientale del suolo italiano – prevede 14 canne fumarie dai 20 ai 30 metri di altezza, per circa un metro e mezzo di larghezza. 4 di questi condotti dovrebbero lavorare 24 ore su 24, salvo le occasioni in cui può rendersi necessario l’utilizzo di un numero maggiore degli stessi. L’ impianto dovrebbe situarsi sulle colline di Montepulciano a ridosso di Tollo, uno dei centri nevralgici dell’economia vinicola abruzzese.Si tratta di 14 ettari di terreno, non ancora totalmente acquisiti dall' Eni per via di due contadini che si oppongono da tempo alla vendita dei propri appezzamenti. Riprendendo il filo cronologico, diversi anni dopo la delibera del Comune di Ortona in favore dell' installazione dell' impianto, venne istituita (aprile 2007) una Conferenza dei Servizi in occasione della quale Provincia, Usl e Regione avrebbero dovuto discutere l'impatto ambientale del Centro oli. Capitò qualcosa di inusuale, mentre il Coordinamento per la tutela della Costa Teatina era in attesa per l'istituzione del Parco nazionale, la Conferenza decise a favore del Centro oli con una determinazione dirigenziale(18 aprile) della Direzione Parchi Ambiente e Territorio della Regione Abruzzo, con la quale si autorizzava "per un periodo di 15 anni il rilascio in atmosfera di sostanze inquinanti nelle quantità e nelle tipologie indicate nelle tabelle con l'obbligo in capo all' Eni di controllare periodicamente il corretto funzionamento dell'impianto ....". L' assemblea si tenne a "porte chiuse" senza invitare alcuna associazione ambientalista, come in genere invece accade, e non tenendo conto della legge 18 dell' 83 che vietava espressamente di destinare ad uso diverso da quello agricolo terreni dove si produce ad alta intensità. Inizialmente la gente non capì di cosa si trattasse, pensava per lo più ad un azienda che producesse olio o altro. Fu a Tollo che le persone iniziarono a comprendere che si trattava di qualcosa di terribile, in particolare fu Carmine Rabottini della CCDD Tollo ad intuire l' enorme rischio che l' economia vinicola del posto correva, e assieme ad altri cittadini delle zone limitrofe cominciammo ad informare la gente di che cosa fosse realmente il Centro oli Eni. Fu in quel momento che nacque il Comitato Natura verde che con il WWF e più tardi Legambiente riuscì ad ottenere l'attenzione dei portatori d'interesse in contrasto con la costruzione della raffineria. In seguito anche l' Amministrazione regionale si rese conto di aver commesso un errore, ed elaborò un documento dove intimava al Comune di Ortona di non procedere alla variante del piano urbanistico, dichiarando il 25 settembre dello scorso anno, come " improprio, imperfetto e inadeguato" il procedimento attivato per la costruzione del Centro di estrazione petrolifera. Ma il Comune decise di andare avanti ugualmente facendosi forte del permesso ottenuto in sede di Conferenza dei Servizi: fu così che il centro-destra votò all' unanimità per l 'installazione dell'impianto.

Quale fu la valutazione dell' impatto ambientale ?

"In seguito al voto della Giunta si infiammarono le piazze, e la Provincia che fino ad allora aveva mostrato un atteggiamento ibrido, incaricò il Mario Negri Sud di valutare ciò che non era stato valutato da alcun ente pubblico in precedenza, e ossia l'impatto ambientale che la raffineria avrebbe avuto sul territorio teatino: venne fuori che il Centro oli era un insediamento insalubre di prima classe e di vecchia tecnologia e che l' Eni aveva sottostimato nella propria autocertificazione, di almeno 20 volte la tossicità delle sostanze emesse dall' impianto . Secondo le analisi del Mario Negri qualora l'impianto venisse costruito e attivato emetterebbe una tonnellata e mezzo al giorno di sostanze tossiche nell' atmosfera, tra le quali ben 2 kg di idrogeno solforato, una sostanza il cui livello di pericolosità si avvicina a quello del cianuro, in grado di agire sul dna umano.

Quali sono le prospettive attualmente?

" Quest' anno la Regione ha prodotto un subemendamento agganciandosi ai provvedimenti urgenti per le Costa Teatina, tramite il quale vieta la realizzazione di tutti gli insediamenti insalubri di prima classe nel territorio. Un secondo provvedimento estende tale divieto al 31 dicembre 2009. Dobbiamo mobilitarci affinchè prima di questa scadenza i nostri ricorsi abbiano esito positivo, e la gente sia informata correttamente di quanto potrebbe accadere . "


Giovanna Di Carlo

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