Abruzzo groviera. Trivelle Eni anche su Teramo e Pescara

Monticelli : ''Enti locali scavalcati''

17 Gennaio 2009   15:29  

Mentre la Shell studia con minuziosa attenzione il sottosuolo della Piana dei Navelli e le rocce al bitume di Lettomanoppello , L'Eni punta le trivelle verso Teramo, con l'intenzione per nulla celata di espandersi anche nel Pescarese, magari esordendo nel territorio di Città Sant'Angelo.

Provare per credere. Sul sito dell'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia, il Teramano appare trafitto da ben 4 istanze per la ricerca e l'estrazione di gas e petrolio, peraltro già accolte dal Ministero dello Sviluppo Economico. In aggiunta a quella ottenuta dalla Petroceltic a largo delle coste di Pineto-Silvi-Montesilvano, e alle concessioni relative alle zone di Corropoli e Colle dei Nidi, sulla mappa petrolifera del territorio abruzzese, fa oggi la sua comparsa anche Colle San Giovanni-Mutignano.

A lanciare l'allarme l'associazione "Impronte" che nella persona di Enrico Gagliano, si è rivolta agli enti e ai sindaci che "fino ad ora non hanno preso posizione" al fine di stoppare il processo di trivellazione selvaggia che la Regione è in procinto di subire: "c’è un piano per fare dell’Abruzzo, e della provincia di Teramo in particolare, un distretto minerario con tanto di raffinerie. Una sorta di groviera ..quanti hanno pensato che il rischio petrolio riguardasse soltanto Ortona a questo punto dovranno ricredersi e iniziare a temere anche per le sorti dell'economia teramana". In effetti come ricorda Gagliano, oltre alla sicurezza ambientale e igenico-sanitaria connessa ai cittadini delle località interessate, rischia di soccombere alla petrolizzazione anche quell'economia locale costituita da artigiani, piccole e medie imprese, esercizi turistici e attività commerciali. In special modo rischiano la precoce scomparsa tutte quelle aziende agricole che puntano sul biologico e sulla genuinità del prodotto enogastronomico.

LA MAPPA

L'interesse nutrito dai signori del petrolio per il teramano non è cosa nuova. Lo scorso autunno erano già 6 le istanze di concessione sparse nella Provincia, ognuna identificata con il nome della località o della frazione corrispondente. Oltre alla ormai nota zona costiera dell'asse Pineto-Silvi-Montesilvano, la mappa della deriva petrolifera abruzzese comprende attualmente Villa Carbone(Canzano, Castellalto, Notaresco e Mosciano), Villa Mazzarosa, e quindi Roseto, Colle dei Nidi (che percorre Mosciano, Tortoreto, Sant’Omero, Nereto, Ancarano, Corropoli, Colonnella e Controguerra), la zona Cipressi, compresa tra i distretti di Teramo e Pescara, e in ultimo ma non per ultima la Corropoli: un'area di grandi proporzioni che partendo dal territorio giuliese attraversa ad Est la Val Vibrata per poi raggiungere Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli.

COLLE SAN GIOVANNI E LA GAS PLUS ITALIA

Risale al 17 dicembre scorso la notizia relativa al “via libera” concesso dal Ministero all'istanza per l'estrazione di idrocarburi nelle località di Pineto-Atri e Città Sant' Angelo. La zona, Colle San Giovanni, si estende per la bellezza di quasi 23 km quadrati, grande ossia "quanto tutta Montesilvano". Ad agognare e ottenere tale area sono state l'Eni e la Gas Plus Italia. Quest' ultima, fondata nel 1960 con sede a Milano, ha fatto proprie nel 2004 le principali attività del Gruppo Eni, e pertanto una porzione rilevante dei giacimenti produttivi e delle riserve di gas naturale della celebre Società Petrolifera Italiana.

Il nuovo colosso italiano dell'energia (che sfiora i 3 miliardi di metri cubi in quanto a riserve di gas di propria pertinenza), è dunque interessata al Teramano, un fatto abbastanza ovvio -pur considerando che l'Abruzzo non si confà ad un simile sfruttamento del sottosuolo- ma la cosa che ha fatto letteralmente imbestialire cittadini e associazioni, è il totale silenzio nel quale è andato gradualmente realizzandosi l'obiettivo dell'Eni. L'istanza viene infatti ufficializzata il 29 febbraio dello scorso anno, ottenendo esito positivo circa 9 mesi dopo, e ossia il 26 novembre 2008. Il 17 dicembre è il giorno dell'atto finale: l'ok del ministero viene pubblicato assieme alla richiesta della valutazione di impatto ambientale, senza tuttavia che alcun sindaco dei tre Comuni coinvolti nell'affare venisse minimamente consultato. Mentre giornali e tv locali -a parte qualche coraggiosa eccezione- concedono qualche accenno alla cittadinanza, le associazioni ambientaliste insorgono, facendo ancora una volta la parte del leone, in un Abruzzo ormai palesemente orfano di Istituzioni forti e decise a proteggerlo.

Allo stato attuale soltanto il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, ha dato vita ad una forte quanto netta reazione:" Ho appreso che l’Eni ha avuto l’autorizzazione per la coltivazione su quest’area, in attesa chiaramente di impiantare il pozzo per l’estrazione del petrolio. Sono profondamente arrabbiato per il fatto che gli enti locali vengano sistematicamente scavalcati. Ma noi non staremo qui a guardare senza fare nulla...". Dopo aver scritto una lettera al Ministero per lo Sviluppo economico in merito all'assurdità di realizzare"un pozzo petrolifero nella zona di Mutignano, borgo antico della città, a confine con i territori di Atri e Silvi", Monticelli ha infatti pregato gli esperti del Ministero di giungere al più presto a Pineto, al fine di incontrare i responsabili delle associazioni ambientaliste, gli Enti coinvolti e la Provincia, formando un tavolo di confronto serio ed etico che tenga finalmente conto di quel federalismo regionale tanto enfatizzato da media e governo, e così spudoratamente ignorato quando a parlare è il petrolio.

Giovanna Di Carlo


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