In aumento l’abbandono delle scuole abruzzesi, con una significativa perdita di iscrizioni che colpisce in particolare Chieti e Pescara, rendendo la situazione sempre più grave.
L’Abruzzo sta vivendo una vera e propria emergenza scolastica: negli ultimi quattro anni, ben 10.000 studenti hanno abbandonato le scuole regionali. Secondo i dati forniti dall’Ufficio Scolastico Regionale, la perdita annuale è pari a 2.607 studenti, con una proiezione di ulteriori cali per l’anno scolastico 2025/26. L’indagine, effettuata il 28 marzo, segnala che la popolazione scolastica della regione scenderà a 157.764 studenti, un dato che pone in evidenza un progressivo svuotamento delle aule. Un fenomeno che sta coinvolgendo soprattutto le province di Chieti e Pescara, dove si registrano i numeri più elevati di diminuzione.
Questa riduzione ha dirette conseguenze sul personale scolastico, con un taglio di 113 posti in organico per il prossimo anno, suddivisi tra i vari territori (Chieti -24, Pescara -34, L’Aquila -25, Teramo -30). Sebbene gli anni precedenti abbiano visto l’evitamento di simili riduzioni grazie ad interventi a livello locale, la tendenza sembra ormai irrefrenabile. La causa principale di questo fenomeno è il combinato disposto di spopolamento e denatalità, che colpisce particolarmente le aree interne, ormai desolate e con scarse risorse.
Il panorama, però, è ancora più allarmante se si considera l’incremento dei posti di sostegno. Seppur la domanda di assistenza specializzata stia crescendo, la carenza di personale stabilizzato non fa che aumentare la precarietà, con oltre il 50% del personale di sostegno assunto con contratti a termine. Ciò implica una continua incertezza per gli studenti, che non beneficiano di una continuità didattica adeguata.
Il problema si acuisce anche per il mancato investimento nelle aree interne, che da anni vedono una carenza di servizi essenziali come la sanità e i trasporti, e una stagnazione nelle politiche economiche locali. Di fronte a questa situazione, il sindacato chiede misure urgenti per sostenere la scuola, ma anche per attuare una politica di sviluppo territoriale che argini il fenomeno dello spopolamento.
Nonostante l’arrivo di risorse dal PNRR, che avrebbe potuto essere un’opportunità per rilanciare la scuola e i territori più svantaggiati, i risultati sono deludenti, con un aumento dei fenomeni di dispersione scolastica nelle zone socialmente ed economicamente più fragili. I dati forniti dall’USR non fanno che confermare una realtà drammatica, ma il sindacato non si arrende, continuando a mobilitarsi per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.
La politica, sottolinea il sindacato, non può limitarsi a osservare passivamente questo declino: deve impegnarsi a rimuovere le disparità, promuovendo azioni concrete per garantire l’uguaglianza sostanziale prevista dalla Costituzione, per una scuola che possa essere veramente pubblica e universale.