Agostino Codazzi: Vita e imprese di un geografo emiliano – romagnolo nell’America Tropicale.

22 Marzo 2013   18:40  

Riceviamo e pubblichiamo, dalla dott.ssa Margherita Cavani Vettori una breve storia di un cartografo italiano, poco conosciuto in patria, ma famoso e celebrato in Venezuela.

Sperando di contribuire, nel nostro piccolo, alla conoscenza di un' uomo che ha dato lustro all'Italia, ma che come spesso succede, per lungo tempo ignorato in patria.

 

Giovanni Battista Agostino Codazzi nato a Lugo (Ravenna) Emilia Romagna il 12 luglio 1793; nacque,  fra la Rivoluzione Francese e la grande crisi sociale ed economica che sconvolse l’Europa verso la metà dell’Ottocento. Studiò prima nel Collegio Trisi e in seguito per tre anni nella prestigiosa Scuola Teoretico pratica di Artiglieria di Pavia.

È stato un geografo, cartografo e generale italiano, eroe nazionale in Venezuela dove è celebrato come  el hombre de las tres patrias. Un vero esempio di “GENIO ITALIANO”

Da giovane si arruolò nelle armate napoleoniche. Dopo varie peripezie si imbarcò per il Sud America e si arruolò nell’esercito di Simón Bolívar, combattè per l’indipendenza delle colonie spagnuole e partecipò alla nascita della Gran Colombia. Alla fine della guerra si dedicò al commercio.

Si sposò con Araceli Fernandez de la Hoz nel 1834 ed ebbe 8 figli. Nello stesso anno compì l’esplorazione dell’Orinoco. Successivamente gli fu affidato l’ incarico di procedere alle misure topografiche di Maracaibo e poi di tracciare le linee di confine tra il Venezuela e la Colombia e l’Ecuador intanto si era nazionalizzato.

Fu nominato capo di Stato Maggiore ed ebbe l’incarico di redigere un atlante delle undici provincie del neonato stato venezuelano. L’opera, denominata Atlas Físico y Político de Venezuela ebbe un grande successo anche in Europa. Diventò governatore dello stato Barinas, incarico che dovette lasciare per uno dei tanti colpi di stato. Come funzionario per l’immigrazione del governo venezuelano, nel 1843 fonda la COLONIA TOVAR.

La sua fama come geografo era così estesa che nel 1852 ricevette una richiesta da Londra di ispezione geografica per la realizzazione di un canale transoceanico. Nel 1854, nonostante nessuna menzione ufficiale, il tracciato del Canale di Panamá seguì tutte le sue indicazioni.

Dal 1857 in poi si occupó solo di geografia, in particolare della continua esplorazione dei territori amazzonici e andini della Colombia e dell’Ecuador, su cui pubblicò un’opera di 600 pagine.

Nelle insalubri foreste della cordigliera andina, contrasse la malaria e morì a Espiritu Santo nelle montagne di Colombia il 7 febbraio 1859. Oggi questo luogo si chiama Agustín Codazzi. La sua salma fu successivamente traslata nel Pantheon Nazionale di Caracas

Non basterebbero cento pagine per descrivere con precisione le imprese  di questo “Grande Italiano” per cui ci mancherebbe lo spazio per farlo;  parleremo di una in particolare perchè costituisce una delle imprese più appassionanti di Codazzi, parleremo della fondazione della Colonia Tovar, anche perchè è parte  della nostra Aragua.

Codazzi nel 1840, si trovava in Francia impegnato nella pubblicazione delle sue opere geografiche quando ricevette uno scritto dal Signor Angel Quintero, allora ministro degli Interni, il quale conoscendo la competenza geografica del nostro eroe gli chiedeva quali potessero essere i luoghi più adatti per,  per stanziarvi immigrati provenienti dall’Europa.

Codazzi rispose che non appena fosse tornato in Venezuela si sarebbe subito messo all’opera, difatti rientrò in Venezuela in agosto del 1841, in compagnia di Alexander Benitez (agrimensore e litografo di Endingen (Germania), oltre che incisore delle carte dell’Atlas. Inmediatamente si mise ad esplorare la regione compresa fra Caracas e la valle di Aragua, alla ricerca di una zona adatta alla colonizzazione europea e così scoprì il Palmar del Tuy, una vallata dai dolci pendii, disposta ad oriente, ricca d’acqua sorgiva.

Circoscritto il posto ed ottenuta l’approvazione del progetto, Codazzi si compromise con il governo a portare in Venezuela solo famiglie di specchiata moralità e di comprovata industriosità, i cui membri, oltre al lavoro dei campi, potevano svolgere altre attività utili alla comunità; dovette inoltre impegnarsi a consegnare rapporti semestrali sull’andamento della colonia e, in ottemperanza alla legge sull’immigrazione del 1840, dovendo presentare un garante, scelse Martin Tovar Ponte, col cui nome, venne batezzata la nascente colonia. Il governo accordò esonerare i coloni da ogni gravame, obbligo o imposta per un lasso di 15 anni.

I lavori di disboscamento e costruzione di vie d’accesso furono avviati d’immediato e Codazzi e Benitez nel 1842 ripartirono per l’Europa per scegliere e contrattare i coloni.

Gli emigranti che si imbarcarono per l’America furono 389, 239 uomini e 150 donne, dei quali solo 216 erano maggiorenni. Fra di essi vi erano muratori, falegnami, fabbri, tagliatori, sterratori, stradini, sarti, tessitori, bottai, capellai, bardellai, mugnai, maestri e stampatori. La nave, “La Clemence”, salpò il 19 gennaio 1843. Il 4 marzo fu avvistata la costa venezuelana, però, a causa della quarantena dichiarata in quei giorni dalle autorità sanitarie,  non fu consentito loro di sbarcare alla Guaira. Potrono farlo soltanto tre settimane dopo, nella sperduta insenatura di Choroní. Infine il 18 aprile, dopo uno snervante e lunghissimo viaggio, ai borghigiani di Endingen apparve lo spettacolo del Palmar del Tuy.

Che il Palmar del Tuy non fosse la terra promessa fu ancor più chiaro nei mesi successivi, nel corso dei quali i coloni dovettero fronteggiare sacrifici indicibili. Le condizioni avverse non impedirono che l’insediamento continuasse a svilupparsi. In una lettera al presidente Soublette (31 luglio 1843).

Lo sviluppo della Colonia Tovar, nel corso dei primi anni di vita, fu estremamente travagliato, tanto che all’inizio del 1845 Codazzi confessò a Soublette:

 

"Sembra che il mio destino non voglia smettere di perseguitarmi e che il mio purgatorio debba continuare ancora per un pezzo".

 

Oggi, La Colonia Tovar,  costituisce una delle attrazioni di Aragua e tante sofferenze fanno parte della storia, rimane invece il ricordo e la riconoscenza per un uomo, un grande uomo italiano che profuse in essa il meglio di sé tanto che già i giornali italiani dell’epoca sottolinearono che “non si trattava di una di quelle speculazioni nelle quali, com’è accaduto troppe volte, sono attratti centinaia di infelici, raccolti a caso ed invitati a spartire le delizie d’un immaginario Eldorado”. Questa era un’impresa di tutt’altro genere, che offriva le migliori garanzie, giacchè a dirigerla vi era un uomo d’indole generosa appoggiato, per giunta, dal governo venezuelano.

 Nel 2001, la citta di Maracay  ha eretto un monumento a

                                               “El Hombre de las Tres Patrie"


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