Un'azienda agricola sotto inchiesta per sfruttamento di manodopera straniera e condizioni di vita degradanti, con sanzioni che superano i 28mila euro.
Una grave accusa di caporalato ha colpito un imprenditore agricolo di Torino di Sangro, nel chietino, a seguito di un'operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Ortona, con la collaborazione del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti. I militari hanno scoperto quattro lavoratori di origine nigeriana sfruttati nei campi di una azienda agricola, sottopagati e costretti a vivere in condizioni di estremo degrado.
L'imprenditore, un 53enne identificato con le iniziali S.L., è stato denunciato alla Procura di Vasto. L’uomo è già noto alle forze dell’ordine per precedenti simili di sfruttamento della manodopera straniera. Questa volta, è stato accusato di aver prelevato quotidianamente i quattro cittadini stranieri, impiegandoli nei suoi campi per la raccolta dell'uva. Le indagini hanno anche rivelato che uno dei lavoratori era privo del permesso di soggiorno, il che aggrava ulteriormente la situazione legale del titolare dell’azienda.
Durante i controlli, i carabinieri hanno riscontrato che tre dei lavoratori erano costretti a vivere in un’abitazione di campagna offerta dal "caporale", una sistemazione che presentava gravi carenze igienico-sanitarie e condizioni di vita del tutto inaccettabili. Le stanze erano sporche, mancavano servizi essenziali e gli spazi erano del tutto inadeguati per la dignità umana. Queste persone, in sostanza, vivevano in una situazione di isolamento e sfruttamento, sottopagati e privi di qualsiasi tutela lavorativa.
Il controllo ha portato all'emissione di sanzioni per un valore complessivo di circa 28mila euro nei confronti del proprietario dell’azienda agricola, colpevole di gravi inadempienze in materia di lavoro e sicurezza. Gli inquirenti hanno sottolineato che lo sfruttamento del lavoro agricolo, specialmente nei confronti di cittadini extracomunitari, rimane una delle piaghe più difficili da estirpare nel settore agricolo.
Questo caso rappresenta solo l’ennesimo episodio che mette in luce il problema del lavoro nero e del caporalato nelle campagne italiane, fenomeno che, nonostante gli sforzi delle autorità, continua a persistere. Le indagini sono ancora in corso per verificare se vi siano altre persone coinvolte e per chiarire ulteriori dettagli relativi all’attività illecita.
Le forze dell’ordine, attraverso un controllo mirato, stanno intensificando la lotta contro queste pratiche, puntando a tutelare i diritti dei lavoratori sfruttati e a fermare quegli imprenditori che approfittano della vulnerabilità delle persone straniere per profitto personale. Il fenomeno del caporalato, purtroppo, non è circoscritto solo a questo caso, ma coinvolge molte aree agricole in tutta Italia, dove il ricorso a manodopera sottopagata è ancora una realtà frequente.
Questo tipo di sfruttamento mina non solo i diritti umani dei lavoratori coinvolti, ma danneggia anche l'economia del paese, alimentando un sistema illegale che sfugge a qualsiasi forma di regolamentazione. Le istituzioni invitano i cittadini a denunciare situazioni sospette e a collaborare per porre fine a questa piaga sociale.