Al Castello Cinquecentesco dell´Aquila, in mostra

26 Ottobre 2007   19:34  
Il Castello Cinquecentesco dell’Aquila, nei suggestivi spazi del Museo nazionale d’Abruzzo, ospiterà dal 30 ottobre una mostra dedicata alle “Montagne incantate” di Michelangelo Antonioni, la serie di opere pittoriche e di ingrandimenti fotografici che il regista cominciò a realizzare alla fine degli anni 60, al culmine di una lunga carriera di successi cinematografici. L’evento, che assume un significato evocativo, vuole essere l’omaggio di una sede museale a una così carismatica e versatile personalità artistica. Il progetto, a cura di Anna Imponente, soprintendente per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per l´Abruzzo, è stato realizzato in collaborazione con le Gallerie civiche di Arte moderna e contemporanea di Ferrara, l´Istituto cinematografico “La Lanterna magica” e l’Accademia dell’Immagine dell´Aquila. Lo stesso Antonioni così spiegava questa esperienza: “Per me regista si è trattato di una interessantissima sperimentazione. Non mi ha mai sfiorato il pensiero di toccare il mondo dell´arte, anche perché non saprei a quale forma d´arte assegnare questi oggetti. Se è vero che scarabocchiando quei pezzi di carta sono evaso dal cinema, è anche vero che attraverso l´ ingrandimento fotografico in qualche modo al cinema mi sono riavvicinato”. La mostra propone 160 opere, 67 dipinti originali e 93 blow up che “esplorano i prodigiosi effetti resi dall’ingrandimento delle minuscole tempere che configurano, agli inizi per casualità, l’immagine della montagna. Si tratta di un’ineffabile forma astratta – scrive in catalogo Imponente - capace di generare sulla carta una serie infinita di possibilità combinatorie”. Il progetto, infatti, mette in evidenza i rapporti tra i paesaggi filmici della assai più nota produzione cinematografica, da "Deserto rosso" (1964), a "Zabriskie Point" (1970) e "Professione reporter" (1974), ai film più recenti e ai documentari realizzati nel corso di una lunga carriera, con la serie degli inediti dipinti a tempera di piccolo formato e con gli ingrandimenti d´autore, i cosiddetti “blow up”, dal titolo dell´omonimo film del 1966. Una mostra che riesce anche a “coniugare la poetica di Antonioni con l’identità dello spazio; la sede del Forte Spagnolo connotato da un altrettanto grandioso fondale naturale: il massiccio del Gran Sasso d’Italia che offre una location non neutrale al tema dei paesaggi visionari di Antonioni. Per la particolare ubicazione consente un gioco a effetto, di rimandi e di confronti tra lo spettacolo della mutevole realtà naturale della montagna appenninica che lo contorna e la finzione, o meglio, la autonoma realtà di quei miraggi di monti che non configurano alcuna possibile geografia”. Il catalogo bilingue italiano e inglese pubblicato da Gangemi editore è corredato da un´antologia critica con le testimonianze, tra gli altri, di Giulio Carlo Argan, Maurizio Calvesi, Lorenza Trucchi, Tullio Kezich.

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