Alan Friedman docente al Master della Moda di Penne:

27 Ottobre 2007   18:28  
“Mi piace respirare l’aria di Penne, tornerò presto con una folta delegazione britannica”, così Alan Friedman saluti i giornalisti abruzzesi, dopo la due giorni come docente alla Fondazione ForModa per gli studenti del Master in Economia e gestione della moda. Parole pronunciate con l’inconfondibile accento newyorkese (non londinese, ci tiene a precisarlo) che lo contraddistinguono da sempre. Il noto giornalista di economia globale si è soffermato a delineare la geografia mondiale del lusso, i nuovi scenari modellati dalla ricchezza giovane e dinamica di alcuni paesi dell’Est Asiatico. “Nel 2007 - ha esordito - si deve parlare di una ‘Nuova via della seta’, diversa da quella tracciata da Marco Polo. Il percorso che le aziende devono affrontare, per rimanere saldamente sul mercato, prende il via nel Golfo Persico, passa per il Kuwait, gli Emirati Arabi, prosegue in Azerbagian e Kazakistan, scende in India per poi arrivare nell’estremo oriente. Pensate che solo in India ci sono 250mila nuovi ricchi che possono permettersi l’acquisto di Mercedes, di abiti sartoriali Brioni e tanti altri prodotti di lusso!”. Per Friedman il settore tessile-abbigliamento italiano ha il vantaggio, rispetto agli altri paesi del mondo, di poter contare su di un’alta percezione: “Il made in Italy piace all’estero perché sinonimo di qualità e di stile di vita inconfondibile. Quindi comunicare bene la dolce vita, la qualità, i valori italiani, significa ritorno di immagine e ricchezza per tutto il paese”. E chiosa: “In Vietnam, pensate, oggi va di moda bere il cappuccino italiano”. E’ necessario, secondo Friedman, creare ‘brand awareness’, consapevolezza del marchio, ed ecco l’invito al governo regionale di avviare una campagna di promozione internazionale per far conoscere al meglio la regione Abruzzo. Alla domanda: ‘Il fenomeno della delocalizzazione può essere un problema per il settore?’ il giornalista ha risposto che è necessario fare una distinzione tra prodotto basso e prodotto alto. Nel primo caso c’è più convenienza a spostare l’asse produttivo all’estero per i minori costi, ma nel secondo caso tutto questo non è possibile perché la qualità italiana non ha rivali. Quindi da economista si è soffermato a constatare che la perdita di posti di lavoro nel primo caso è controbilanciata da una maggiore domanda di expertise, esperienza e saper fare, che sarà sempre più richiesta e che porterà tanti nuovi posti di lavoro. Artefice dell’accordo strategico che unirà per tre anni il Royal College of Art di Londra (l’Università della Regina d’Inghilterra) e la Brioni sui temi della formazione di eccellenza, Friedman ha rilevato che nel dna di Penne c’è un qualcosa riconosciuto a livello internazionale, una sorta di genoma sartoriale che grazie alla lungimiranza e al lavoro svolto da Lucio Marcotullio - storico amministratore delegati Brioni oggi in pensione - continua a essere percepito, ambito e inseguito…anche dal tempio dell’eleganza maschile. E’ stato proprio Marcotullio, oggi presidente della ForModa, a ricordare in conferenza che nel 1985 è stata la sua ferma volontà a creare la scuola di alta sartoria interna alla Brioni, visitata più volte da Friedman nelle sue varie visite abruzzesi: “Già allora avvertii la necessità di trasmettere l’abilità e l’eccellenza dei nostri maestri artigiani alle nuove generazioni (sono 1.200 i sarti oggi alla Brioni, ndr), altrimenti un patrimonio di conoscenze sarebbe andato perduto”.

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