Albore Mascia sulla gestione dell'Aca e la mancanza d'acqua a Pescara

17 Luglio 2012   19:36  

“La rottura odierna della condotta idrica distributrice centrale di viale Pindaro, che sta lasciando a secco l’intero quartiere di Porta Nuova, in piena estate, è sintomatica di una gestione insoddisfacente del servizio da parte dell’Aca e di scarsi investimenti sulla città di Pescara, che oggi paga lo scotto di anni di disattenzione. Una città, peraltro, che vanta nei confronti dell’Aca un credito di 4milioni e mezzo di euro di risarcimento, che ci è stato riconosciuto dal Tribunale proprio per l’assenza di investimenti dovuti sul nostro territorio, una sentenza che pure non abbiamo mandato in esecuzione per non creare un problema di equilibri alle casse dell’Azienda, la quale aveva però garantito l’esecuzione immediata di opere sul capoluogo adriatico. Ora seguiremo passo passo l’emergenza in atto, ma soprattutto auspicando l’applicazione immediata delle previsioni contenute nella spending review premeremo affinchè l’Aca si adegui alla nuova normativa e smetta di essere un semplice carrozzone politico”. Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia commentando l’ennesima emergenza odierna legata alla rottura di una condotta idrica che ha costretto l’Aca a interrompere l’erogazione di acqua potabile a mezza città, ovvero all’intero quartiere di Porta Nuova, interruzione scattata alle 15 in punto.

“Stiamo seguendo da vicino la problematica – ha detto il sindaco Albore Mascia – e abbiamo fornito alla città ogni genere di supporto materiale per ridurre al minimo i disagi, dalle autobotti dell’Aca sistemate nei pressi dell’Università alla mobilitazione della Protezione civile e del Cos per portare acqua potabile in bottiglia nelle case dei cittadini che avessero particolari esigenze, soprattutto anziani o diversamente abili, istituendo tre o quattro linee telefoniche dedicate a raccogliere segnalazioni, richieste di informazioni o d’intervento. Ma l’emergenza odierna è un boccone amaro per un sindaco perché è la dimostrazione palese e indiscutibile di una politica sbagliata condotta dall’Aca sul territorio, una politica che si è tradotta nell’assenza di investimenti e opere tese all’innovazione della rete, e oggi, 17 luglio, in piena estate, con temperature di poco inferiori ai 40 gradi, al massimo della stagione balneare, ci ritroviamo con i rubinetti asciutti, con alberghi, attività commerciali e stabilimenti balneari senz’acqua e migliaia di cittadini in difficoltà. E temiamo cosa potrà accadere se i lavori non dovessero concludersi secondo i tempi previsti e la reimmissione di acqua nelle condotte dovesse tardare, anche se proprio per tali timori abbiamo adottato ogni forma di cautela possibile, a partire dall’informazione a tappeto effettuata in città con due autovetture che per l’intera giornata stanno girando nelle vie di Porta Nuova per allertare gli utenti. Ma la situazione odierna suscita rabbia perché denota l’assenza di una gestione manageriale dell’Aca, una delle aziende più importanti del territorio in quanto responsabile della distribuzione dell’acqua su tutta la provincia. Pescara paga lo scotto di anni di mancati investimenti e di una scarsa manutenzione della rete ed è ormai evidente che l’attuale stato di cose è improcrastinabile, uno stato che qualcuno sta cercando di conservare a ogni costo convocando l’assemblea per il rinnovo del Consiglio d’amministrazione per il prossimo 3 agosto, in teoria per la cooptazione di un consigliere d’amministrazione. In realtà sulla base dello Statuto dell’Aca, l’originario Consiglio d’amministrazione è sostanzialmente venuto a mancare, oggi è rimasto solo il Presidente a rappresentare il vecchio Cda, tutti gli altri componenti sono cessati dalla carica o sono stati progressivamente sostituiti e di fatto, considerando decaduto il vecchio Cda, oggi dovrebbero essere applicate le nuove norme contenute nella spending review, secondo la quale per tutte le società controllate direttamente o indirettamente, il Cda dovrebbe avere 3 consiglieri, di cui 2 scelti tra i dipendenti degli Enti che partecipano al capitale della società stessa, e un esterno con funzioni di amministratore delegato o Presidente. Tuttavia l’attuale Cda sostiene che in realtà il Consiglio d’amministrazione non è decaduto per intero, ma che si deve sostituire semplicemente un componente e quindi cerca di salvare la propria posizione. Ma è evidente che tale situazione non è più concepibile, così com’è inconcepibile lasciare senz’acqua la popolazione di mezza Pescara per un guasto, sicuramente improvviso, ma non per questo imprevedibile a fronte di una rete vecchia e che necessita di investimenti, causando disservizi imprevedibili di cui terremo conto in sede assembleare”.


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