Allarmismi, superficialità e ''grandi rischi''

A/H1N1 e il terremoto aquilano

14 Settembre 2009   20:25  



Nella mezzanotte tra il 3 ed il 4 settembre l'Italia ha avuto la sua prima vittima del terribile virus H1N1, un virus dall'altissimo grado trasmissibilità e dal sensibile livello di riduzione delle difese immunitarie. Così è stata data la notizia dall'informazione nazionale. I "titoli fotocopia" della grande informazione ribadivano lo stesso concetto: "Influenza A, prima vittima in Italia".
Eppure il direttore sanitario dell'ospedale Cotugno spiegava che la causa del decesso "non era dovuta al virus, ma allo stato di debilitazione preesistente". Il paziente soffriva di miocardiopatia, insufficienza renale, stafilococco aureo e broncopolmonite. L'influenza non ha contribuito alla morte, inevitabile anche senza la complicazione virale.

Questo non è bastato per evitare di dichiarare (e ribadire ancora oggi) che quell'uomo di 51 anni era ed è la prima vittima del virus in Italia.
La giustificata ricerca del clamore giornalistico in Italia produce anche questo: la creazione di allarmismo e talvolta panico anche in virtù di un virus pericoloso, degno della massima attenzione, ma che, di per sé, non uccide.
Una storia vecchia, questa della ricerca del clamore, che nasce assieme all'uomo. E che non si è mai fermata, se non in un caso. Forse proprio quando l'allarmismo era più utile e giustificabile che mai.

Il 14 dicembre del 2008 l'Aquila veniva interessata da una debole scossa di magnitudo 1,8. Un sisma di bassissima entità, che nessuno avrebbe mai immaginato sarebbe stato il prologo della fine.
Quattro mesi di crescita costante dell'attività tellurica ed il 30 marzo la prima forte scossa da 4 gradi richter.
La preoccupazione coinvolge immediatamente le autorità locali, Comune di L'Aquila in primis, spingendo il sindaco Massimo Cialente a chiudere le scuole di tutto il comune, ad effettuare un sopralluogo per la rilevazione dei danni (due scuole risultano immediatamente inagibili) e a richiedere la convocazione della Commissione "Grandi Rischi".

Nella serata del 31 viene pubblicato il verbale della riunione della Commissione, immediatamente riunitasi. A seguire la conferenza stampa.

Bernardo De Bernardinis, vice-capo Dipartimento della Protezione Civile, dichiarava:
"Non è possibile prevedere in alcun modo il verificarsi di un terremoto e non c'è nessun allarme in corso da parte del Dipartimento della Protezione Civile".
"Rispetto alle conoscenze scientifiche attuali per quanto riguarda lo sciame sismico in atto, non ci aspettiamo una crescita della magnitudo. È lecito aspettarsi altri danni, ma sempre su questa tipologia, vale a dire su elementi secondari, come i cornicioni, ma certamente non strutturali".

Il Professor Gian Michele Calvi, della Fondazione Eucentre, aggiungeva: "Sulla base del documento distribuito dal DPC si nota che le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti, di pochi millimetri, e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture.
C'è quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni, quali quelle a comportamento fragile".

La conclusione della riunione, o perlomeno l'impressione che se ne poteva trarre, veniva messa in luce con chiarezza il giorno stesso da Abruzzo24ore: "Lo sciame sismico che interessa l'Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di energia, statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose".

Le dichiarazioni dei membri della Commissione sono improntate tutte alla massima tranquillità. L'impossibilità scientifica di prevedere l'attività sismica si scontra con apparenti volontà politiche ed organizzative di "rasserenamento della popolazione aquilana". All'interno di una stessa dichiarazione.
Il continuo, fondamentale e sottovalutato lavoro di ricerca di enti come INGV, Eucentre e Protezione Civile va a trasformarsi in un blando tentativo di creazione di un'artificiale tranquillità.

Una tranquillità che non coinvolge anche il sindaco del capoluogo, che il giorno successivo delibera una formale richiesta di dichiarazione dello stato d'emergenza.
"Chiedesi urgente e congruo stanziamento di fondi per prime emergenze, nonché dichiarazione stato emergenza ai fini dell'effettuazione dei necessari interventi di ripristino idoneità degli edifici pubblici e privati" era quanto reclamava la giunta comunale.
Una richiesta ragionevole, dettata dalla giustificata paura di un incremento dell'attività sismica. Una paura tramutatasi in terrificante realtà.
Con una raccomandata, questa, lasciata marcire in dimenticatoio.

Il giorno del terremoto che ha devastato lo splendido capoluogo abruzzese, l'ottimo Bertolaso ribadiva l'esito inattaccabile della riunione del 31 marzo: impossibile prevedere un sisma. Dimenticava però di ricordare le dichiarazioni dei membri della Commissione fondate sull'improbabilità dell'aumento dell'attività e la certezza di danni marginali e non strutturali.

Questa volta, quell'oblio tipico italiano da "scurdammece o' passate", non ha trovato terreno fertile. E così l'avvocato del foro di L'Aquila, Antonio Valentini, pochissimi giorni fa presenta alla Procura della Repubblica di L'Aquila un esposto per omicidio colposo che chiama in giudizio l'intera Commissione Grandi Rischi, raccogliendo a sé numerosissime testimonianze, tra cui quelle dei familiari delle vittime della Casa dello Studente.

Una notizia che non ha meritato l'attenzione della stampa nazionale. Allo stesso modo di come le dichiarazioni della Grandi Rischi il 31 marzo e la richiesta dello stato d'emergenza del giorno successivo restavano confinate nell'ambito della cronaca locale abruzzese.

Un'ipotesi di reato, questa contestata da Valentini, che si configura come l'opposto del "procurato allarme". Un qualcosa che non trova spazio nell'ordinamento penale italiano. Ma che, a differenza del "procurato allarme", forse (e sarà il Tribunale dell'Aquila a stabilirlo) può essere davvero letale.

 

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