Anche la cultura americana è in crisi (economica)

Pezzi d'arte in vendita come al supermercato

07 Dicembre 2010   14:17  

La cultura americana è ufficialmente in vendita, e la liquidazione è partita da Filadelfia, città simbolo della storia e della democrazia statunitense. Un repertorio impressionante di materiale preziosissimo è pronto ad essere battuto all'asta senza troppe storie. Questa notizia insegna che tutto ha un prezzo, persino l'identità di un popolo. Un esempio? Il ritratto del presidente Andrew Jaksonson vale 80.500 dollari, lo spartivento col cavallo al galoppo degli indiani, 20mila.

L'opinione pubblica è sconcertata, ma la verità è che si è fatto davvero poco per salvare i musei storici d'oltreoceano, ed ora se ne pagano le conseguenze dovendo correre ai ripari. La culla della cultura è costretta a mettere in vendita i propri prezzi pregiati, quasi stessimo parlando di un banalissimo supermercato. I debiti incombono, e dal pubblico non arriva un dollaro bucato, quindi, per salvare un autentico monumento nazionale come il Filadelfia History Museum, l'unica soluzione è quella di aprire agli acquirenti.

Il 'New York Times' intanto, però, sbandiera ai quattro venti la notizia. Eppure, proprio da quelle parti, da tempo si sta discutendo in parlamento (senza arrivare ad alcunchè) sull'opportunità di una legge che vieti ai musei di zona (Moma, Metrpolitan ecc.) di finanziarsi attraverso la vendita dei capolavori. I principali oppositori alla norma sono proprio i diretti interessati, che non avrebbero in questo modo altri mezzi per raccimolare soldi per eventuali ristrutturazioni.

Il Museo di Filadelfia, in barba a tutte le polemiche, è riuscito ad attuare il suo piano, grazie ad un cavillo presente nei regolamenti dell' American Association of Museums, il quale autorizza la vendita solo per prendersi cura di una collezione. Ecco, allora, che per poter fare i lavori di ristrutturazione è stato necessario mettere all'asta i pezzi pregiati.

La polemica rimane, comunque, aperta. Una volta rinnovato negli ambienti, cosa esporrà questo prestigioso museo dopo aver venduto tutte le collezioni migliori? Derick Dreher, il direttore del 'Rosenbach', non ci sta: "Rispetto il loro diritto di agire come credono. Ma non c'è nulla di più centrale alla storia di Filadelfia che la famiglia Peale. E vendere questi capolavori significa togliere al pubblico l'opportunità di goderne. Cancellando per sempre quella storia".

La risposta del tesoriere del 'Filadelfia History Museum', Gregory Kilmer, non si è fatta attendere: "Storia? Noi siamo appunto un museo di storia, non di arte. La natura morta della collezione Peale? Per noi è solo un quadro che ritrae un pesce... ". Con la cultura, insomma, non ci si farciscono i panini, però senza si diventa ignoranti. Un popolo senza cultura è un popolo morto. Ma ingrassato.

 

Francesco Balzano


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