"Alla
fine, la montagna non ha partorito neanche un topolino, ma l’avevamo
annunciato". Esordisce ironicamente Massimo Pietrangeli (nella foto), segretario pescarese della Dc, che insieme ai colleghi di Chieti e Teramo Racciatti e De Dominicis, torna ad attaccare il segretario regionale Cioni.
"Il
sedicente segretario regionale della DC, Celso Cioni, statutariamente
decaduto, dopo tanti proclami, non è stato in grado di esporre lo
scudo crociato, unico vero simbolo della Democrazia Cristiana,
accettando supinamente una cocente umiliazione.
La
presentazione di uno scudo di 4 mm., tagliato a metà ed inserito in
una lista civica, senza nemmeno il nome, non può e non deve in alcun
modo rappresentare effettivamente il partito. Ribadiamo il nostro
appoggio pieno ed incondizionato a Gianni Chiodi e voteremo lui e il
PDL, ma invitiamo iscritti e simpatizzanti a non premiare i sedicenti
DC di quel simbolo patacca, e contestualmente diffidiamo la stampa a
riferirsi a questo simbolo surrettizio come a quello della Democrazia Cristiana: tanto, per la dovuta difesa di un simbolo storico, che
non meritava questa grave mortificazione.
Quanto al simbolo, inoltre, - concludono i tre segretari provinciali - lo sfondo non è quello della DC, e sul
braccio orizzontale della croce non vi è scritto “ LIBERTAS
“, ma “ LIBERTA’
“, oltretutto in azzurro e non in bianco : tutt’altra cosa,
dunque, con l’unico scopo di confondere le acque e prendere in giro
gli elettori della vera
DC, il cui unico vero simbolo è quello che figura nell’intestazione.
L’invito
a non votare i sedicenti DC non riguarda, ovviamente, i candidati di
Carlo Masci".