#Antartide: Il #distacco del gigantesco #iceberg #A68 potrebbe essere inizio di una catastrofe @UNEP

Grande come il Lazio, pesa mille miliardi di tonnellate

13 Luglio 2017   11:40  

Si chiama A68 ed è uno dei più grandi iceberg mai visti: è il risultato del distacco di una parte dalla piattaforma di ghiaccio Larsen C, lungo la costa orientale della penisola antartica.

Per gli esperti è un nuovo campanello d'allarme per lo stato di salute dei ghiacci antartici.

A dare la notizia sono stati i ricercatori dell'università inglese di Swansea, che monitoravano il fenomeno dal 2014.

Il distacco era atteso da tempo, gli ultimi 13 chilometri della frattura si sono distaccati negli ultimi 30 giorni.

Il nuovo iceberg comparso in Antartide pesa circa 1000 miliardi di tonnellate con una superficie di 5.800 km quadrati e uno spessore di 200 metri.

Adrian Luckman, dell'Università di Swansea, ha detto che i ricercatori continueranno a "monitorare il destino di questo enorme iceberg" che emerge dalla superficie dell'oceano per circa 30 metri:  l'acqua che contiene è pari a tre volte quella del lago di Garda ed equivale all'acqua consumata in media nel mondo nell'arco di cinque anni.

Ma nonostante questi numeri importanti, "non si tratta di un iceberg da record", osserva Massimo Frezzotti, glaciologo dell'Enea e presidente del Comitato glaciologico italiano."Il distacco di questo iceberg è un segnale significativo di un processo avviato anni fa - ha rilevato l'esperto - e continua a fare della piattaforma Larsen un vero e proprio sorvegliato speciale".

La Larsen C è la più meridionale di tre piattaforme indicate con le lettere A, B e C: la prima si è staccata nel 1995, la seconda è parzialmente crollata nel 2002 e dalla Larsen C è appena nato il nuovo iceberg, probabilmente fra il 10 e il 12 luglio.

Per Frezzotti questo distacco "di per sè non è un evento catastrofico, ma è il segnale significativo di un processo che si è avviato da tempo e bisognerà vedere l'andamento della situazione nei prossimi anni".

Il distacco che è avvenuto finora corrisponde infatti a circa il 10% dell'intera piattaforma di ghiaccio, della quale restano ancora integri circa 50.000 chilometri quadrati.

Non si sa ancora dove andrà alla deriva ma potrebbe giungere fino al Canale di Drake, nei pressi di Capo Horn. 

Il distacco della colossale massa di ghiaccio dalla piattaforma antartica denominata Larsen C non è solo un evento geofisico senza precedenti ma anche il segnale finora più clamoroso di un fenomeno che preoccupa gli scienziati da ormai oltre quindici anni: il sempre più rapido disfacimento delle piattaforme glaciali del Polo Sud.

I ricercatori britannici del Progetto Midas stavano tenendo sotto osservazione già da anni, con il sostegno della Nasa e delll'Agenzia Spaziale Europea, il sempre più rapido allargarsi degli oltre 200 chilometri di fenditura apertasi nella piattaforma.

Fino alle inequivocabili immagini catturate dalla Nasa che hanno certificato il distacco definitivo.

"Stavamo attendendo l'evento da mesi e siamo rimasti sorpresi da quanto tempo ci sia voluto perché la fenditura rompesse gli ultimi chilometri di ghiaccio superstiti", spiega il professor Adrian Luckman dell'Università di Swansea, tra i responsabili del Progetto Midas, "è difficile prevedere che fine farà l'iceberg. Potrebbe rimanere in un blocco solo ma più probabilmente si frantumerà. Parte del ghiaccio potrebbe rimanere nell'area per decenni, mentre altre porzioni potrebbero andare alla deriva a Nord, verso acque più calde".

L'area superstite della piattaforma Larsen C, che ha perso il 12% della sua superficie, ricrescerà ma la sua stabilità potrebbe essere compromessa per sempre. C'è il rischio che Larsen C possa seguire il destino della sua vicina, Larsen B, che si disintegrò nel 2002.

E anche lì cominciò tutto con il distacco di un iceberg. "Sebbene si tratti di un fenomeno naturale e non siamo a conoscenza di nessun legame con il riscaldamento globale antropico, ciò pone la piattaforma di ghiaccio in una posizione molto vulnerabile", afferma invece Martin O' Leary, glaciologo dell'Università di Swansea, "il ghiaccio non si era mai ritirato così tanto da quando viene monitorato.

Faremo molta attenzione ai segnali di futura instabilità del resto della piattaforma".

Nessun impatto sul livello del mare. Per ora

L'impatto sull'innalzamento del livello del mare sarà pressoché inesistente. Una piattaforma di ghiaccio galleggià sull'acqua ancora prima di staccarsi. Le piattaforme di ghiaccio funzionano però come la crosta di un dolce alla crema - è l'efficace esempio di The New Scientist - contengono il "ripieno" ed evitano che trabocchi. Una volta erosa la piattaforma, i ghiacciai non saranno più protetti dai venti o dalle acque sempre più calde e lo scioglimento inizierà ad interessare in maniera sempre più profonda anche la calotta polare, con conseguenze dirette, stavolta, sul livello del mare. La disgregazione delle piattaforme occidentali potrebbe essere quindi solo l'inizio di un disastro ambientale lento ma inesorabile.

"Abbiamo visto grandi cambiamenti negli ultimi anni, entro un secolo alcune piattaforme potrebbero essere scomparse per sempre", spiega il professor Fernando Paolo dell'Università della California, il cui team ha monitorato l'area dal 1992 al 2012 grazie ai dati combinati di tre satelliti. Per i primi nove anni di studio l'assottigliamento delle piattaforme era stato trascurabile, leggiamo ancora su The New Scientist, ma nella seconda metà del periodo di studio, dal 2003 al 2012, lo scioglimento delle piattaforme dell'Antartico occidentale è cresciuto del 70%, laddove l'area orientale appare più stabile. In media negli anni in esame si sono sciolti 310 chilometri cubi di piattaforme ogni anno.

E nell'ultimo lustro si è assistito a un'ulteriore, rapida accelerazione. "L'aumento del ritmo dello scioglimento è allarmante", avverte Ben Galton-Fenzi, dell'Università della Tasmania. E i contorni dell'Antartico non sono già più da oggi quelli che eravamo abituati a vedere sulle mappe.

 


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