Appello per L'Aquila, chiede investimento per "datacenter unico" a L'Aquila

29 Aprile 2015   12:14  

La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha da tempo emanato delle Linee Guida per la razionalizzazione della infrastruttura digitale della Pubblica Amministrazione.

In estrema sintesi si prevede che le Regioni debbano individuare un unico datacenter regionale di cui tutte le amministrazioni locali, comprese le ASL, dovranno servirsi. I datacenter sono quei luoghi che ospitano grandi quantità di server, sistemi di archiviazione dati e, in generale, sistemi informatici e di telecomunicazione. La situazione attuale è che ogni singola amministrazione locale gestisce come vuole i propri server, potenti computer che gestiscono siti, posta elettronica, applicazioni e elaborazione dati, determinando una situazione di frammentazione con grossi sprechi in termini di costi, efficienza, sicurezza e qualità dei servizi.

Dei datacenter regionali, successivamente ne verrano individuati cinque che opereranno anche come centri principali delle macroaree del Paese (uno, per esempio, sarà dedicato al centro Italia).

In questo caso L'Aquila, per varie ragioni, appare come sede naturale del datacenter unico regionale, la prima delle quali è che questo territorio si vuole caratterizzare come città della conoscenza e della ricerca.

Poi ci sono condizioni di partenza favorevoli: c'è già un datacenter a Palazzo Silone (CTAQ), la presenza di Università e Laboratori del Gran Sasso oltre a quella, a poca distanza, di Telespazio, la disponibilità di fibra ottica, il fatto che le basse temperature favoriscono un abbattimento dei costi per quanto riguarda i sistemi di raffreddamento. E, non ultimo, un certo fermento in questa direzione dato anche da iniziative di tecnici e cittadini di questa città.

Le linee guida nazionali indicano che i datacenter unici regionali possano realizzarsi con investimenti pubblici o con partnership tra pubblico e privati. Nella seconda ipotesi, investimento pubblico-privato, quest'ultimo potrà utilizzare gli spazi anche per proprie attività.

La Regione quindi è chiamata a compiere una scelta: è disposta a sostenere con investimenti, e non a chiacchiere, la creazione di un nuovo e importante datacenter all'Aquila? Sarebbe molto più utile di cento leggi su L'Aquila Capoluogo e dimostrerebbe che ha scelto la nostra città come polo per l'innovazione digitale.

Perché il futuro passa anche da qui, significherebbe caratterizzare questo territorio verso l'innovazione, candidarlo come uno dei cinque datacenter pubblici a livello nazionale, mettendo a fattor comune le potenzialità di Enti che già esistono e attraendo importanti investimenti anche del settore privato.

Tradotto significa posti di lavoro stabili e qualificati sia nel pubblico che nel privato.

E' un'occasione da non perdere e su cui misurare se le strategie di sviluppo locali sono supportate da una visione regionale.

Sarebbe un tassello fondamentale perché tutto si tiene: il datacenter, la città della conoscenza e della ricerca, la fibra ottica fin dentro case e aziende.

Anche per quanto riguarda i fondi per le attività produttive, quel 5% di fondi per la ricostruzione dedicato allo scopo, un settore industriale non vale un altro e se gli investimenti si vanno ad inserire in una strategia complessiva non potrà che beneficiarne il territorio e la stabilità dei posti di lavori creati. E quei contributi pubblici si devono trasformare in posti di lavoro cosa ad oggi non accaduta.

In questi giorni la Regione sta decidendo il da farsi con la redazione del Piano di Informatizzazione, noi concretamente proponiamo alla Regione di:

1. Prevedere la costruzione all'Aquila del nuovo datacenter unico regionale, utilizzando come backup quello di Tortoreto, per poi candidarlo anche come uno dei cinque datacenter di livello nazionale.

2. Finanziare la costruzione del nuovo datacenter, come previsto dalle Linee guida nazionali, anche con fondi Comunitari 2014-2020

3. Attivare immediatamente un tavolo di coordinamento tra tutte le Amministrazioni ed Enti pubblici interessati (in particolare Università, INFN e Telespazio).

4. Scegliere il modello misto di partnership pubblico-privata, individuando i soggetti privati mediante una gara a evidenza pubblica anche con la possibilità che questi ultimi possano accedere ai contributi per lo sviluppo economico previsti dal 5% dei fondi per la ricostruzione.

5. Coinvolgere nel processo tutti gli attori del territorio, dalle amministrazioni alle imprese, dai tecnici ai cittadini che su questo tema si sono già mobilitati.

Il Comune deve favorire questa strategia, anche mettendo a disposizione gli spazi industriali di sua proprietà e colpevolmente inutilizzati, e combattere affinché la Regione investa nel nostro territorio in questa direzione.

Noi siamo disposti a fare la nostra parte, intanto sollecitiamo risposte da Regione e Comune.


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