Salta già alla prima udienza, quella per decidere il rinvio a giudizio delle tre educatrici e della direttrice e proprietaria dell'asilo nido Cip&Ciop dell'Aquila.
Dopo un'attesa di oltre tre ore il GUP Giuseppe Romano Gargarella ha iniziato l'udienza che si è subito chiusa per molti difetti di notifica sia alla direttrice Anna Tempesta che a numerosi genitori (parti offese) dei bambini che avrebbero subito i presunti maltrattamenti.
In aula erano presenti, oltre alle tre educatrici, la Repele (assistita da Stefano Rossi), la Colaiuda (da Manuela Paone) e la Bucci (da Ferdinando Paone) e l'avvocato Pierluigi Pezzopane difensore dell'assente Tempesta, anche tre delle undici famiglie parti offese rappresentate dagli avvocati Attilio Cecchini e Marco De Paolis.
Il giudice Gargarella, vistosamente spazientito dall'impossibilità di celebrare l'udienza per decidere sul rinvio a giudizio delle imputate ha chiesto, come è costume fare, all'avvocato della Tempesta di chiamare la sua assistita per "togliersi un peso".
L'avvocato Pezzopane, però, ha risposto che non poteva visto "che ha un asilo da gestire", gli ha anche fatto coro l'avvocato Rossi suggerendo al primo "non ha il telefono" in tono scherzoso.
Il GUP non ha potuto far altro che rinviare tutto al 29 settembre.
Ricordiamo che le tre educatrici e la direttrice del nido Cip&Ciop sul finire dello scorso anno sono finite sul registro degli indagati per maltrattamenti, urla, costrizioni, strattonamenti, punizioni ed altro (alla direttrice si contesta solo l'omesso controllo .ndr).
I Presunti maltrattamenti sarebbero avvenuti tra la metà di luglio ed i primi di settembre dello scorso anno, e ripresi da una telecamera piazzata dalla Squadra Mobile.
Il Pubblico Ministero dr. David Mancini, Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale dell'Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio di tutte le imputate.
Le tre maestre, dal canto loro, hanno sempre respinto tali accuse nel corso degli interrogatori, sostenendo come si fosse trattato di semplici rimbrotti verbali, simili a quelli di un genitore nei confronti di un figlio piccolo.
L'inchiesta suscitò allora scandalo e furono in particolare le "Mamme Aquilane" di un gruppo facebook (ora costituite in vera e propria associazione che ha anche chiesto una sede al comune dell'Aquila) a sollevare un polverone anche contro i genitori delle piccole presunte vittime. Di loro ieri neanche l'ombra...