Gennaio 2026 cambia passo: anticiclone arretra, corridoio freddo apre l’inverno europeo

27 Dicembre 2025   16:09  

Alta pressione in ritirata sull’Atlantico e aria artica verso l’Europa: Mediterraneo più perturbato, piogge e neve in aumento, temperature sotto la media anche in Italia.

Le proiezioni a lungo termine dei principali modelli meteorologici indicano un possibile cambio di scenario tra la fine del 2025 e l’inizio di gennaio 2026. Dopo una fase iniziale caratterizzata da alta pressione estesa fino alla Scandinavia, il baricentro anticiclonico tende progressivamente a traslare verso l’Atlantico settentrionale, modificando in modo sostanziale la circolazione atmosferica sull’Europa.

Nel periodo compreso tra il 29 dicembre e il 5 gennaio, l’arretramento dell’anticiclone sull’oceano favorirebbe l’apertura di un vero e proprio corridoio per le discese di aria artica verso il continente europeo. A partire dal Nuovo Anno, gran parte dell’Europa potrebbe trovarsi esposta a masse d’aria fredda, con temperature inferiori alla media e un contesto dai connotati pienamente invernali, soprattutto sugli Stati centro-settentrionali. Con il passare dei giorni, l’aria fredda tenderebbe a propagarsi anche verso l’Europa occidentale.

Il Mediterraneo assumerebbe così un ruolo chiave come zona di confluenza tra l’aria fredda in arrivo da nord e le correnti più miti e umide di origine meridionale. Una configurazione che aumenta la probabilità di formazione di sistemi di bassa pressione, con precipitazioni sopra la media, in particolare al Centro-Sud, e temperature sotto i valori climatologici.

Tra il 5 e il 12 gennaio, secondo le attuali elaborazioni, gli anticicloni resterebbero defilati per periodi più lunghi, stazionando prevalentemente sul Nord Atlantico. Questo assetto favorirebbe la reiterazione di impulsi artici diretti verso l’Europa centro-meridionale e l’area mediterranea, con nuove fasi di maltempo, nevicate anche a quote relativamente basse e un clima marcatamente invernale.

L’inverno 2025-2026 ha finora mostrato un andamento a macchia di leopardo: il freddo più intenso ha interessato Nord America, Alaska e Siberia occidentale, mentre sull’Europa e su gran parte dell’Asia le irruzioni gelide sono risultate finora deboli o assenti. Tra fine dicembre e inizio gennaio, però, il raffreddamento tenderebbe a ritirarsi dal Nord America per espandersi su Europa e Asia settentrionale, complice la formazione di blocchi anticiclonici atlantici.

Gli esperti sottolineano tuttavia le incertezze previsionali. Lo scenario descritto emerge dalla media degli ensemble settimanali, che delineano la tendenza più probabile, ma non costituiscono una previsione deterministica. Anche l’analisi dei cluster mostra soluzioni ancora differenziate, mentre i modelli deterministici continuano a oscillare. In sintesi, la direzione di fondo appare tracciata, ma tempi, intensità e traiettorie degli affondi freddi restano soggetti a variabilità.

Le prime indicazioni giornaliere per l’inizio di gennaio confermano un quadro dinamico, con piogge diffuse, nevicate sui rilievi – in particolare sull’Gran Sasso – e frequenti alternanze tra schiarite e fasi perturbate. Un avvio d’anno che potrebbe dunque segnare l’ingresso nel cuore dell’inverno, dopo settimane relativamente miti su gran parte dell’Italia.


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