Condannati il commercialista Serraiocco, l’amministratore Di Bartolomeo e il socio Colaneri. Assoluzione per D’Orazio, come richiesto dalla Procura.
Nel processo per la bancarotta fraudolenta della società Progetto Sport, che gestiva l'impianto sportivo delle Naiadi, la sentenza di primo grado ha portato a tre condanne e una assoluzione. La vicenda riguarda la cattiva gestione dell’impianto, di proprietà della Regione Abruzzo, situato sulla riviera nord di Pescara.
Il giudice Maria Michela Di Fine ha inflitto la pena più severa, quattro anni e sei mesi di reclusione, al commercialista Vincenzo Serraiocco, noto anche per le sue ambizioni politiche. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna di cinque anni e dieci mesi, ma il tribunale ha riconosciuto una pena inferiore. Condanne a tre anni ciascuno sono state invece confermate per Livio Di Bartolomeo, amministratore della società, e per il socio Paolo Colaneri, rispettivamente difesi dagli avvocati Marco Femminella e Alessandro Perrucci.
Assolto, come proposto dalla Procura, Daniele D'Orazio, difeso dall'avvocato Roberto Serino. D'Orazio era coinvolto come socio, ma le accuse contro di lui sono cadute per insufficienza di prove.
Secondo l'accusa, la società Progetto Sport avrebbe gestito in modo fraudolento il complesso sportivo, portandolo al fallimento. Il crac finanziario ipotizzato era inizialmente stimato a 6 milioni di euro, ma durante il processo è emerso che l’effettivo ammontare sarebbe stato notevolmente inferiore, attestandosi a 111mila euro. Questo è uno degli argomenti centrali della difesa di Serraiocco, il cui legale, Eleuterio Simonelli, ha già annunciato il ricorso in appello.
Simonelli ha contestato la disparità tra l’accusa e la sentenza, sottolineando che il suo cliente aveva agito con l’intento di salvare la società, impegnata nella gestione di un impianto che necessitava di interventi significativi e che era stato trascurato dalle autorità regionali. Il legale ha inoltre ribadito come la cifra del crac fosse nettamente inferiore rispetto alle stime iniziali, ritenendo che la condanna non rispecchi adeguatamente i fatti.
Le Naiadi, uno degli impianti sportivi più noti della zona, da tempo viveva una situazione di difficoltà gestionale e finanziaria, con problemi strutturali e una gestione inefficace che ha portato al tracollo economico. L’impianto, che include piscine e altre strutture sportive, è di proprietà della Regione Abruzzo, ma la gestione era stata affidata a privati. La Progetto Sport, società responsabile della conduzione delle Naiadi, non è riuscita a far fronte alle problematiche economiche e strutturali, culminando con la dichiarazione di bancarotta.
La sentenza non mette fine alla vicenda, poiché è già stato annunciato il ricorso in Corte d’Appello, che rimetterà in discussione quanto stabilito in primo grado. Sarà necessario valutare se le attenuanti proposte dalla difesa, in particolare la volontà di Serraiocco di risanare l'impianto e le discrepanze nei calcoli del fallimento, potranno portare a una riduzione delle pene. Nel frattempo, il futuro delle Naiadi resta incerto, con il complesso sportivo che necessita di nuovi interventi e una nuova gestione per tornare a operare pienamente.
La Regione Abruzzo, proprietaria del complesso, sarà probabilmente chiamata a svolgere un ruolo attivo per garantire che l'impianto sportivo possa essere recuperato e tornare a servire la comunità locale.