Berlusconi. Dal partito alle Istituzioni. La ricostruzione

Il Premier come Rudolph Giuliani

08 Aprile 2009   23:22  
Nuovi centri abitativi, restauro dei beni culturali e delle Chiese, ricostruzione in tempi brevi delle scuole e degli edifici pubblici andati distrutti nel terremoto. Silvio Berlusconi, come Rudolph Giuliani dopo l'11 settembre a New York, è venuto in Abruzzo per ricostruire. Grande sostenitore di Gianni Chiodi si sente a suo agio in questa terra ferita e bisognosa di cure. Appoggiato grandemente anche dalle forze del centrosinistra presenti in Regione si trova a cavalcare l'onda di un momento storico particolarmente delicato. La crisi, il G20, il sisma che ha sconvolto l'Abruzzo: i segnali inequivocabili di un cambiamento non più arrestabile.

Nel nuovo ordine mondiale non si gioca più a scacchi. La squadra è una sola e lotta contro il tempo. Ambiente, diritti sociali e ricerca sono i tre ambiti cardine della nuova umanità. Il mandato storico del politico di partito, ideologicamente schierato e sfacciatamente opportunista è giunto al termine. Si torna alle istituzioni, alla rappresentazione di obiettivi condivisi, all'ascolto della gente.  
L'elezione di Obama, spiritualmente impegnato prima ancora che politico ne è per molti la dimostrazione. Come Rudy Giuliani Berlusconi si trova davanti all'opportunità storica di ricostruire non solo edifici, scuole, centri cittadini, ma di imprimere nell'identità edilizia del capoluogo abruzzese un nuovo tipo di pensiero politico, basato sul decisionismo rapido, sul riconoscimento delle priorità, sull'abbattimento di tutta quella parte di burocrazia che divide lo Stato dalla gente reale, dalle sue esigenze legittime, dalle sue aspirazioni di crescita materiale ed esistenziale.

Il terremoto è durato 30 secondi, la tragedia umana che questa terribile circostanza ha inflitto agli abruzzesi può invece protrarsi per un eternità. Una realtà che gli sfollati dell'Irpinia, del Friuli, dell’Umbria per citarne solo alcuni, conoscono fin troppo bene: intere generazioni cresciute nei container, a contatto con la miseria, i bagni chimici, la solitudine e l'emarginazione sociale che l'assenza di una casa può infliggere all'identità di una famiglia.

Come Giuliani dopo l’attacco terroristico che ha sfigurato il cuore di New York, Berlusconi può oggi segnare , tramite lo stile decisionista che tutti gli riconoscono,  una grande svolta nella storia di questa Regione, e dell'Italia, che sempre di più mostra di capire e partecipare ai drammi collettivi del nuovo millennio.

I terremotati d'Abruzzo hanno bisogno di identificarsi nella speranza concreta di una ricostruzione questa volta senza macchia: edifici antisismici, scuole sicure, case dello studente che mostrino il profondo rispetto e la premura che il Paese riserva al proprio futuro umano e intellettuale. Da volto partitico a uomo delle Istituzioni, è questa la grande sfida che lo sciame sismico aquilano pone al nostro Premier. Dalla frammentazione, la debolezza, la vulnerabilità amministrativa dei trascorsi governi regionali, alla forza, la coesione costruttiva, l'impegno di una governance interna finalmente interessata all' Abruzzo e agli abruzzesi. Questo è l'appello che il sisma sta lanciando, scossa dopo scossa,al Presidente Chiodi. 

Proprio oggi. In questo momento. Ora che nel rispetto dello stato di emergenza l'opposizione si è raccolta nel silenzio affinchè il Capo del governo operi delle scelte. Veloci, concrete, ben fatte. Ora che la decisione di combattere l'oscena insensatezza di certi iter burocratici appare quanto mai sensata. Ora che la gente ha bisogno. Ora, non domani.


gdc

 

 


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