Brusca: anche a Chieti è caccia al suo tesoro

Perquisizioni in tutta Italia

17 Settembre 2010   13:32  

Perquisizioni anche a Chieti alla caccia del patrimonio di Giovanni Brusca. Questa mattina i carabinieri del gruppo di Monreale sono stati impegnati nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo per eseguire le perquisizioni domiciliari disposte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, nell'ambito di un'indagine che ha per oggetto i reati di fittizia intestazione di beni e riciclaggio a carico di Giovanni Brusca e ad altre persone a lui legate da vincoli familiari e di amicizia.

Brusca, sottoposto a indagine anche per il reato di tentata estorsione aggravata, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, catturato il 20 maggio 1996, e' stato condannato quale organizzatore ed esecutore materiale della strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta.

L'indagine è scaturita dalle intercettazioni effettuate nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia, dalle quali è emersa la disponibilità da parte del nucleo familiare di Brusca di beni ancora non individuati.

Il ‘‘collaboratore di giustizia'', nonostante stia scontando una condanna nel carcere di Rebibbia, riusciva a portare avanti quelle attività illecite per cui si ritrova ad oggi indagato.

Dopo aver taciuto su gran parte del suo patrimonio, come ammesso in una lettera in cui dichiara di aver mentito spudoratamente relativamente ai suoi beni, aveva continuato a gestire il patrimonio fra il carcere ed i permessi premio. Brusca sarebbe arrivato anche a minacciare un suo ex prestanome per tornare a controllare un'azienda. Ecco perché adesso gli viene rivolta l'accusa di tentata estorsione, contestata con l'aggravante di avere commesso il reato col metodo mafioso. Prestanome trovato anche a Chieti.

 


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