Caccia ai cervi in Abruzzo: reazioni e polemiche dopo la sentenza del TAR

10 Ottobre 2024   17:55  

Le associazioni animaliste esprimono delusione, mentre la Regione difende la necessità di contenere la popolazione di cervi per motivi gestionali.

Profonda delusione dalle associazioni animaliste. La decisione del TAR di L'Aquila di respingere la richiesta di sospensione della caccia ai cervi in Abruzzo ha suscitato forti reazioni. LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia, le tre associazioni promotrici del ricorso, hanno espresso il loro disappunto per la sentenza che di fatto autorizza l’abbattimento di 469 cervi a partire dal 14 ottobre. "Abbiamo atteso invano un confronto con la Regione, sia sul piano tecnico che politico", lamentano le associazioni, sottolineando come la decisione lasci poco spazio a ripensamenti da parte delle autorità regionali. Nonostante gli sforzi e la raccolta di oltre 134.000 firme a sostegno della petizione contro la caccia, il destino degli animali sembra ormai segnato.

L’opposizione al piano di abbattimento ha coinvolto non solo cittadini e associazioni, ma anche personalità del mondo della cultura e del turismo naturalistico. 60.000 cittadini hanno scritto direttamente al presidente della Regione, Marco Marsilio, per chiedere lo stop alla caccia, ma senza successo. Nemmeno il pronunciamento del TAR è riuscito a fermare la delibera regionale che permette l'abbattimento dei cervi, ufficialmente giustificata dalla necessità di contenere i danni alle colture agricole e ridurre il rischio di incidenti stradali, problematiche che le associazioni avevano contestato come argomentazioni insufficienti.

Ricorso al Consiglio di Stato. Nonostante la sentenza negativa, la battaglia legale non è conclusa. L’avvocato Michele Pezone, che ha seguito il caso per conto di LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia, ha annunciato l’intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato. Pezone ha dichiarato che il ricorso sarà presentato entro il 14 ottobre, giorno in cui la caccia ai cervi potrà iniziare, chiedendo una pronuncia cautelare urgente. "Riteniamo che il TAR non abbia risposto in modo esaustivo a tutte le nostre questioni", ha affermato l'avvocato, precisando che la decisione sarà impugnata davanti al più alto grado della giustizia amministrativa.

La Regione difende la sua scelta. Di fronte alle critiche, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha ribadito che la decisione di rendere cacciabili i cervi è una misura necessaria per garantire un equilibrio territoriale. Marsilio ha ringraziato l'assessorato all'Agricoltura e alla Caccia e l'avvocatura regionale per il lavoro svolto nella preparazione della difesa legale, sottolineando come il TAR abbia riconosciuto la validità delle motivazioni addotte dalla Regione. "Comprendiamo l'importanza della tutela delle specie protette", ha dichiarato Marsilio, "ma è altrettanto fondamentale proteggere il lavoro degli agricoltori e prevenire i danni che una popolazione eccessiva di cervi può causare".

Equilibrio tra tutela e gestione. Per la Regione Abruzzo, dunque, la caccia ai cervi rientra in un più ampio piano di gestione faunistica volto a mantenere un equilibrio tra la protezione delle specie e la sostenibilità delle attività umane sul territorio. Gli agricoltori, in particolare, sono tra i più colpiti dagli effetti della presenza massiccia di cervi, che possono causare danni significativi alle coltivazioni. Inoltre, il rischio di incidenti stradali, legato alla presenza di questi animali sulle strade, è un altro elemento che ha spinto la Regione a prendere provvedimenti.

Il tema resta fortemente divisivo e l'attenzione ora è rivolta al possibile intervento del Consiglio di Stato, che potrebbe decidere di sospendere la caccia. Tuttavia, fino a quel momento, la decisione del TAR rimane in vigore, e la caccia ai cervi in Abruzzo sembra destinata a partire come previsto, tra le proteste e i ricorsi.


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