Cacciati dall'Adsu per una sigaretta. Una lettera aperta

L'Università dell'Aquila in fumo

05 Marzo 2011   07:45  

L'avvocato Wania Della Vigna, che difende gli studenti draconianamente castigati messi in mezzo ad una strada dall'Adsu, l'azienda del diritto allo studio, per una sigaretta fumata in aula studio alla ex-caserma Campomizzi, scrive una lettera aperta al Magnifico rettore dell’Universita Di L’Aquila, al sindaco e al presidente di Regione.

I fatti sono noti, e sconcertanti. Il dirigente dell'Adsu Luca Valente ha inoltrato il 15 febbraio 2011 a otto studenti universitari fuori sede, la revoca immediata del posto letto presso la ex-caserma Campomizzi, contestando la violazione del regolamento della residenza universitaria, come sanzione per aver fumato negli spazi comuni, nella sala studio.

Ad ogni studente è stato contestato un singolo episodio di fumo di sigaretta, risalente ciascuno a diversi mesi fa, nel periodo dal 23 novembre al 9 dicembre 2010, nella sala studio con finestra aperta.

Nella missiva - inviata dal direttore Adsu Luca Valente - non solo si revoca il posto letto presso la struttura residenziale ma si revoca altresì la borsa di studio, con efficacia retroattiva.

Ne consegue che dovranno andare via dalla residenza ma anche dall'Aquila e dall'Università, perché gli studenti si vedono privare della propria borsa di studio, ottenuta per reddito e per meriti. La borsa di studio (5.000 euro circa) comprende anche le spese per la mensa e per bugdet personale.

Per la cronaca il dirigente Luca Valente è indagato per il crollo della Casa dello studente che costò la vita ad otto studenti. E sotto inchiesta per omissioni di vigilanza sulla rispondenza dell'edificio alla destinazione e controllo sulla adeguatezza statica dell'edificio.

LA LETTERA APERTA

Al Magnifico rettore dell’Universita Di L’Aquila

Egregio sindaco Massimo Cialente

Egregio Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi

Il fumo nuoce gravemente alla salute”, “le regole vanno rispettate”. Si concorda perfettamente su tali assiomi; ma non quando le situazioni vengono esasperate. Otto studenti di nazionalità diversa, miei assistiti, sono stati espulsi il 28 febbraio dalla nuova residenza universitaria, ex caserma Campomizzi.

La condotta censurata è quella di aver fumato una “normale sigaretta” nei locali comuni, nella sala studio, con finestra aperta. I fatti, risalenti a mesi fa, erano stati sanzionati con un ammonimento, già sufficiente per la trasgressione contestata.

Tuttavia, tale unico episodio, a distanza di mesi, è stato nuovamente oggetto di un nuovo procedimento sanzionatorio in palese violazione del principio generale del diritto espresso con il “ne bis in idem”; infatti, il nuovo e più grave provvedimento adottato dal direttore dell’ADSU, dott. Luca Valente è stato quello della revoca dell’assegnazione dell’alloggio, del deposito cauzionale e della borsa di studio con efficacia retroattiva, in forza di una norma del regolamento interno.

Nulla quaestio sulla trasgressione della condotta censurata.

Nulla quaestio sull’effettiva applicazione del regolamento; ma colui che è chiamato ad applicare le norme, deve prima necessariamente interpretarle.

L’interpretazione di una norma giuridica, in uno stato di diritto, non può mai condurre a delle conseguenze che risultano essere in palese contrasto con il senso di giustizia che vige in una determinata collettività, onde evitare il “summus ius summa iniuria”, di romana memoria.

In definitiva l’interprete, pur restando nel margine che il principio di fedeltà che la legge impone, deve prendere decisioni eque, sulle situazioni di contrasto che emergono nella vita della collettività, senza generare ingiustizie sociali. La “legge è per l’uomo”, non “ l’uomo per la legge”. In ogni caso, colui che deve dare giustizia deve tener conto che la prima fonte del diritto è “il buon senso”, come sosteneva Calamandrei.

Purtroppo, ciò è mancato. E’ stato adottato un atto abnorme, non opportuno ed ingiusto nei confronti dei ragazzi che, privi di mezzi, saranno costretti a lasciare gli studi universitari a L’Aquila. Ho ricevuto immediata solidarietà ed appoggio di associazioni e comitati delle vittime-in particolare il Comitato della casa dello studente, AVUS, Comitato 3,32…- associazioni studentesche, assemblee popolari, rappresentanti istituzionali e del mondo politico bipartisan, nonché amministratori dei comuni limitrofi che hanno dato la disponibilità di alloggi.

Il commissario straordinario dell’ADSU dottor D’Ascanio, prendendo le distanze dai provvedimenti assunti dal dirigente Luca Valente, si sta mobilitando affinché gli studenti possano lasciare i contaneirs ove alloggiano e tornare ad abitare presso la struttura di Campomizzi, accanto ai padiglioni della “nuova Casa dello studente”. Resta ancora da definire la questione della perdita della borsa di studio.

Ringrazio gli organi di stampa, le televisioni locali e regionali, le trasmissioni radiofoniche, i siti web, che spontaneamente hanno contribuito, in maniera rilevante, a far conoscere la problematica.

Mi rivolgo alle autorità in indirizzo, al Magnifico Rettore, al Sindaco Massimo Cialente - grata per la solidarietà espressa a mezzo stampa - e al Presidente della Regione e Commissario Straordinario Dott. Gianni Chiodi- mio conterraneo- affinché ciascuno, nell’ambito delle proprie competenze ed attribuzioni, possa assumere gli opportuni provvedimenti per ristabilire equilibrio ed equità nei confronti degli studenti, ai fini della vera rinascita della città de L’Aquila.

A quasi due anni dal sisma, é doveroso per me sottolineare che altri quattro studenti hanno definitivamente perso la loro borsa di studio e sono stati espulsi violentemente dalla Casa dello Studente, in via xx settembre, alle ore 3.32 del 6 aprile 2009.

Miracolosamente scampati alla morte, portati in salvo dai vigili del fuoco, erano nell’ala crollata ed hanno visto morire i loro otto amici. Michelone, Alessio, Angela, Davide, Luca, Lucia, Marco Francesco, tutti deceduti sotto il crollo dell’ala dell’edificio della Casa dello studente. Tra le 309 vittime, molti erano studenti universitari fuori sede.

Cinzia, Ana Paola, Hisham e Stefania- costituiti parte civile nel procedimento penale, attraverso il mio ministero- non hanno più la borsa di studio. Erano studenti bisognosi e meritevoli prima della notte del 6 aprile 2009.

In realtà, ora sono più bisognosi di prima, ma non “meritevoli” perché- a causa dei postumi, dei danni biologici riportati dopo il tragico evento- non riescono a sostenere un numero di esami, previsti dalla normativa, per accedere alla borsa di studio.

Quale norma del diritto allo studio tutela le garanzie costituzionali di questi ragazzi, dei sopravvissuti del 6 aprile? Quale norma viene applicata? Perché non viene istituita una borsa di studio per tutelare anche la loro posizione? Con coraggio e determinazione sono tornati a studiare a L’Aquila, la città che amano, nonostante tutte le difficoltà della vita quotidiana. Conseguiranno la laurea tanto agognata, in memoria dei loro otto amici deceduti. Ma le ferite dell’anima non si rimarginano.

Gli studenti devono essere tutelati nei loro diritti costituzionali, devono essere accolti in strutture idonee e sicure, antisismiche.
 

L’Aquila non può rinascere senza i suoi studenti, senza la sua Università. L’università è stata, è -e sarà- la linfa vitale della città e della nostra Regione.''

Grazie
Avv Wania Della Vigna


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