"Campo imperatore a un bivio, stazione sciistica di serie B o Area naturalistica?"

12 Gennaio 2015   13:47  

"Non si può andare avanti con le mezze misure", dichiara oggi Marco Cordeschi, direttore degli impianti sciistici, dopo l'ennesima domenica senza la possibilità di praticare lo sci alpino a Campo Imperatore. E mentre in questi giorni si svuotano anche le rinomate località sciistiche delle Alpi a causa della mancanza di neve, delle alte temperature e dei venti sfavorevoli, non può certo sorprenderci se il nostro Gran Sasso condivide il loro stesso destino.

Mezze misure come l'acquisto di cannoni sparaneve proposto dal sindaco Massimo Cialente qualche giorno fa, che per funzionare, ci spiega Cordeschi, richiederebbero “un impianto serio, con un bacino di raccolta d’acqua di almeno 70 mila metri cubi, una stazione di pompaggio, condotte di alimentazione e innevatori". Un livello d’infrastrutturazione inconcepibile in un ambiente delicato, prezioso e soprattutto protetto da un Parco Nazionale come quello di Campo Imperatore.

Cordeschi ha ragione, la situazione è diventata ormai insostenibile. "Di questo passo Campo Imperatore dovrà chiudere definitivamente i battenti. Tenere aperte le piste in queste condizioni, come quarant’anni fa, è antieconomico, controproducente e immorale in termini civili. O si decide di investire su questa stazione sciistica o è meglio dire basta".

E’ chiaro che i nodi sono venuti al pettine, si è infine giunti a un bivio. Da una parte la necessità di investimenti pesanti basati su una scommessa incerta, puntando tutto su un settore già in forte crisi un po’ ovunque e destinato a diventarlo sempre più a causa dei cambiamenti climatici (che sono una realtà in atto, non un’improbabile previsione “degli scienziati”). Dall'altra, l’alternativa verde, basata su piccoli investimenti diffusi sul territorio a vantaggio di un turismo più moderno e di maggiore qualità, in crescita ovunque, basato sui valori naturali unici del "cuore verde" d'Europa. Attraverso la conversione in chiave ecologica dei complessi turistico-sciistici, l’attuazione di estesi interventi di risanamento e rinaturalizzazione del territorio e la realizzazione di mille micro-interventi si potrebbe finalmente sviluppare un turismo indipendente dalla presenza di neve sulle piste, in grado di rivitalizzare l’economia dell’area in modo durevole, fornendo lavoro a decine di migliaia di persone per decenni e migliorando e non peggiorando la qualità del nostro preziosissimo ambiente naturale.

Da una parte, quindi, la distruzione definitiva di ambienti preziosi ed insostituibili per diventare, al meglio, l'imitazione povera delle grande località sciistiche delle Alpi. Dall'altra, la loro vera valorizzazione perché il Gran Sasso diventi finalmente un punto di riferimento internazionale nell'ottica di una nuova visione della montagna, del turismo e dell'orgoglio di essere aquilani.

 


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