Caos Banche, l'UE Apre ai Rimborsi. Padoan: "Paghino le Banche"

12 Dicembre 2015   06:29  

La Commissione europea apre alla soluzione individuata dal Governo per rimborsare, almeno in parte, i risparmiatori colpiti dal salvataggio di Banca Etruria, Carichieti, Banca delle Marche e Cariferrara: un arbitrato con la Consob a fare da giudice per i risarcimenti, senza l'intervento di fondi pubblici. Le risorse, spiega in serata il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, saranno assicurate dalla ''creazione di un fondo, con il contributo della banche" per risarcire persone che ''potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità economica''.

Una strada che Bruxelles promuove, sostenendo "l'intenzione del governo italiano di consentire ai risparmiatori di chiedere il risarcimento alle banche per il potenziale 'misselling' di obbligazioni e di trarre esperienze da casi vissuti in passato da altri Paesi dell'Unione europea in situazioni simili". E' una prima svolta nei rapporti complicati di queste settimane, in uno scenario in cui le responsabilità rimbalzano continuamente, sull'asse Roma-Bruxelles ma anche tra le autorità di vigilanza, con Bankitalia e Consob impegnate a circoscrivere e puntualizzare il proprio spazio di manovra.

D'accordo sulla necessità di intervenire comunque con un'azione di riforma sul sistema sono il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. "La riforma del sistema del credito è quanto mai urgente, come abbiamo visto non solo nelle ultime ore ma nell'ultimo anno con la riforma delle popolari", spiega il Presidente del Consiglio. E il ministro evidenzia come "l'Italia ha bisogno di un sistema finanziario sano ed efficiente per permettere alle imprese di tutte le taglie di esprimere pienamente il proprio potenziale economico".

E' il Tesoro a mettere online informazioni che servono a spiegare le decisioni prese. Con gli effetti positivi e con le ricadute negative. Da una parte, la risoluzione per le quattro banche ha messo al sicuro i risparmi di circa 1 milione di correntisti e obbligazionisti per un controvalore di circa 12 miliardi di euro (oltre ai depositi già garantiti). Il salvataggio ha consentito di continuare a sostenere il tessuto economico del territorio: circa 200.000 piccole e medie imprese, commercianti e artigiani che dispongono di fidi e aperture di credito continuano a godere del sostegno finanziario per la propria attività da parte delle nuove banche. Si è conservato il livello occupazionale sul territorio, perché i 6.000 dipendenti proseguono il loro rapporto di lavoro con le nuove banche e anche le 1.000 persone occupate nell’indotto non hanno subito impatti a causa della crisi. Dall'altra, ci sono le perdite, gravi, che ha subito una parte dei risparmiatori, quelli che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate. Quasi la metà (340 milioni) dei 768 milioni di obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate che sono state cancellate erano infatti di risparmiatori retail, in tutto 10.500.

Ma l'alternativa sarebbe stata peggiore: la liquidazione delle banche. In questo caso, "la procedura avrebbe comportato la vendita di tutte le attività e la distribuzione degli eventuali proventi, comunque insufficienti a un rimborso completo, tra i creditori, insufficiente a un rimborso completo". Il numero di persone destinate a subire un danno patrimoniale "sarebbe stato certamente di diversi ordini di grandezza superiore alle 10.500 persone che hanno investito in obbligazioni subordinate".

Difendono la propria azione, intanto, sia Bankitalia che Consob. Le questioni relative al dissesto delle banche ''le consideriamo con impegno massimo, facendo il meglio e sicuri di aver fatto il meglio", rivendica il Governatore Ignazio Visco, assicurando di essere pronto a "riferire in tutte le sedi deputate con tutta la dovizia di particolari necessaria". Mentre alla Consob si ricorda la comunicazione di dicembre 2014 per invitare le banche a non collocare prodotti finanziari complessi, comprese le obbligazioni subordinate al centro dello scandalo di questi giorni. E, subito dopo il commissariamento delle quattro banche, i provvedimenti con cui l'Autorità ha fermato le nuove emissioni e congelato le eventuali offerte in corso. Soprattutto, sia Bankitalia che Consob evidenziano di non avere il potere di vietare la vendita di prodotti potenzialmente pericolosi.

Una proposta operativa arriva intanto dal basso, dal sindacato più rappresentativo dei bancari, la Fabi. “Chiediamo all’Abi e al Presidente del Comitato Affari sindacali e Lavoro di Abi, Eliano Omar Lodesani, d’istituire subito una commissione contrattuale per monitorare costantemente la vendita dei prodotti finanziari negli istituti di credito italiani”, annuncia il segretario generale Lando Maria Sileoni. “Non deve essere la solita commissione che non combina niente, ma una commissione paritetica, composta da rappresentanti delle banche e dei lavoratori, che si riunisce costantemente ogni 15 giorni a livello aziendale, di gruppo bancario e di settore per monitorare e controllare che non siano venduti prodotti a rischio e che i lavoratori non siano oggetto di pressioni commerciali da parte dei vertici”, spiega.


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