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Presso il Convento di Santa Maria di Orsoleo si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso di poesia “Città di Sant’Arcangelo”, a cura del Comune di Sant’Arcangelo, Basilicata Radio Due e Gal Akiris.
La manifestazione si è svolta sul sagrato della chiesa in una location davvero suggestiva.
Un'ora di declamazioni che ha incantato l'intera platea grazie agli stessi concorrenti e lettori.
Questi i premi assegnati:
Il poeta aquilano Ugo Capezzali, con la poesia “La Mezza Città”, che racconta della sua città 'L'Aquila' colpita dal terribile sisma nel 2009, si è aggiudicato il primo premio di questa ottava edizione.
Al secondo posto “Lucania” di Turri Zuma, 92 anni che ha scritto questo componimento poetico nel 1953.
In terza posizione si è classificata invece Emilia D’Onofrio di Sant’Arcangelo con “U Pais Mij”.
Il premio speciale Basilicata Radio 2, relativo a poesie di impegno sociale e civile, assegnato dall’emittente radiofonica, è stato assegnato sempre alla poesia U Pais Mij di D'Onofrio Emilia, già vincitrice del premio nello scorso anno, ed a Terra Amara di Caterini Carlo di Sant'Arcangelo, che ha riportato alla memoria le vicende del brigantaggio con un linguaggio poetico.
Menzioni e segnalazioni speciali sono state attribuite dalla Giuria presieduta dalla prof.ssa Elena Vigilante della Università di Basilicata alla poesia “Craco” di Cerone Michele di Roma, a “ La Vita diventa poesia” di De Prospero Pietro da Grosseto, ed a “La Poesia” di Caterini Carlo di Sant'Arcangelo.
Al termine della manifestazione, l’Assessore alla Cultura di Sant’Arcangelo, Silvio Toma ha affermato:
"Il concorso si conferma momento di significativo ed importante caratterizzazione culturale ed intellettuale, considerata la partecipazione di autori di provenienza più disparata in ambito nazionale.
Rappresenta evento di ottimo profilo culturale ed istituzionale, che si rinnova ogni anno e che da voce e accreditamento ad artisti non costruiti ma veri, provenienti dalla vita comune e dallo scorrere del tempo che viviamo"
LA MEZZA CITTA’:
Se vieni a visitarla
con passi da straniero
e dita asciutte da dottore,
L’Aquila è ferma,
una cornice rotta
un guscio senza pelle.
L’Aquila è vuota.
Ma se ti avvicini
con la delicatezza dell’innamorato
senti un debole respiro
che odora di storia
di neve, di pane quotidiano
e di noi.
Figli unici
in mezzo a una strada
a cercare la strada.
Le restiamo attaccati
ognuno col suo sangue.
Le case sono amanti
sorpresi mezzi nudi
per sempre
nel cuore della notte.
Agli occhi di chi ha visto
L’Aquila è semplicemente
piena
di silenzi.
Si vive in quel traslucido equilibrio
tra speranza e accanimento
tra voglia e disincanto
e memoria, e deriva e nido e
dignità
nel non staccare la spina.
Sul suo corpo freddo
ferito
si accendono
le luci di Natale
Ugo Capezzali
07/12/2010