Sempre più sottile la linea di demarcazione tra miseria e normalità. Lo dicono i numeri diffusi dalla Caritas di Teramo in occasione della conferenza stampa di ieri: un drammatico 2007 che ha visto ben 174 persone - di cui molte "insospettabili"- appellarsi al Centro di accoglienza per situazioni di disagio che contraddicono l' usuale definizione di "povertà". 116 donne e 58
uomini alle prese con problemi quotidiani che qualche anno addietro
avrebbero affrontato in piena autonomia, e che oggi invece percepiscono
come attacchi alla propria dignità.
Gli immigrati.
Spesso ritenuti tacitamente colpevoli di importare usanze diverse dalle
nostre, anche gli extracomunitari accusano i colpi della precarietà
economica dilagante nel Paese, arrivando a coprire circa il 74%
dell' utenza attuale della Caritas teramana. Si tratta di famiglie
provenienti in gran parte dall' Europa dell' est senza lavoro e spesso
prive di alloggio. Nell' 80% dei casi sono gli immigrati stessi a rivolgersi al centro d' accoglienza per ottenere un impiego, e costituiscono circa il 50% di quanti usufruiscono del servizio mensa, aperto quotidianamente dalle 11.30 alle 12.30, con un'offerta di circa 30 pasti.
Troppe le richieste, poche le risorse. Nel 2007 sono state più di 40 le persone che si sono rivolte al centro antiusura della Caritas, una cinquantina allo sportello legale, 8 sono state impiegate nel laboratorio artigianale e 5
nelle strutture di pronta accoglienza. Le richieste di aiuto più
frequenti hanno riguardato necessità economiche ineludibili: 428
persone hanno chiesto soldi per pagare visite mediche e affitti, 374
per le bollette, e 454 per l' acquisto di medicinali. La Caritas,
supportata unicamente dalla diocesi e dall' otto per mille, ha espresso
l' esigenza di ottenere fondi più importanti dagli enti locali, definiti
"tiepidi" nel rapporto con il servizio di accoglienza cattolico, che
pure non esitano ad utilizzare quando si tratta di far fronte
all' assistenza sociale dei bisognosi.
I nuovi poveri. Sono i
dati relativi al servizio di distribuzione degli alimenti ad
evidenziare il fenomeno della nuova povertà: nel corso dell' anno passato
infatti, il numero di italiani che ne ha fatto richiesta supera di gran
lunga quello degli immigrati, 90 teramani a fronte di 60 stranieri.
Sono
i nuovi poveri, lavoratori strozzati dalle bollette e dagli affitti
troppo alti, donne separate con pochi alimenti e figli da crescere,
famiglie che di fronte al costo di una gita scolastica o di un dentista
vanno in rosso, sempre sul filo del rasoio, con il carovita che li
rincorre dalla mattina alla sera, e che sembra quasi divertirsi quando
occhieggiando dalle televisioni, li invita a comprare l' ultimo modello
di rasoio a cinque lame, che costa quasi quanto una serata in pizzeria,
o la più banale delle carte igeniche venduta allo stesso prezzo del
pane. I nuovi miserabili, quelli con il cellulare e i jeans firmati,
beatamente ignari che le risorse prima o poi finiranno, anestetizzati
dal sistema del "vedere e non toccare", depistati dall' informazione
priva di conoscenza, ebbri del vuoto ornamentale che li circonda, e
della bugia, recitata alla grande, di un' Italia ancora in grado di
resistere alla recessione.
Giovanna Di Carlo
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