Case sicure. Intervista ad Antonio Bellizzotti

Sisma e Dintorni

01 Maggio 2009   23:13  
Sono 307 le abitazioni dichiarate immediatamente agibili nel capoluogo aquilano. Molto meno numerose le persone che intendono entrarvi per abitarle nuovamente. Ansia, angoscia e incubi notturni sono solo alcune delle esperienze psicoemotive subite dai terremotati d’Abruzzo nei giorni seguiti al sisma. Quando la terra trema, si contorce, si spacca, la prima reazione è quella di fuggire, mettersi in salvo. La forza adrenalinica che l’istinto di autoconservazione libera nell’organismo permette azioni sovrumane. Finita l’emergenza, occorre metabolizzare quanto vissuto. Non tutti ci riescono.

In via Agnetti, a Pettino, una serie di villini ben costruiti ha resistito al violento terremoto che il 6 aprile scorso ha messo in ginocchio un intero Capoluogo. Ma le imposte sono chiuse e nessun abitante sembra abbia ripreso possesso del proprio nido. Anche a Sant’ Elia si trovano edifici agibili: una bella villetta in cemento armato si erge fiera e coraggiosa nel circondario segnato dalle rovine. “Ce la siamo costruiti da soli -spiega Paola, dipendente del Tribunale dell’Aquila- Sapevamo che era zona sismica, non abbiamo lesinato su ferro e cemento, anche perché al massimo ci sarà costata il 10% in più”. Oggi la donna vive con la famiglia nel Camper vicino casa. “Non c’è il gas” dice, ma il timore che nuove scosse le sconvolgano la vita è più forte di qualsiasi logica.

La sicurezza è un bisogno fondamentale.  Quando viene lesa il danno psichico che ne consegue può durare anni. E’ per questo che gli abruzzesi sperano in una riclassificazione sismica del Capoluogo in zona 1.  Se si considera che l’incremento di un solo punto della scala Richter equivale ad una quantità di energia sprigionata 32 volte superiore, si comprende quanto sia importante classificare correttamente una data zona abitativa.  

L’intervista al presidente dell’Ordine degli ingegneri di Pescara, Antonio Bellizzotti, mette in luce alcuni dei fattori che intervengono nella costruzione degli edifici antisismici, evidenziando la complessità tecnico-scientifica sottostante alla corretta edificazione di uno stabile.

Dottor Bellizzotti cosa significa progettare e costruire su una zona dichiarata ad elevato rischio sismico?

“La precedente normativa nazionale prevedeva soltanto due categorie di intensità sismica: la prima categoria, corrispondente al maggior rischio sismico, e la seconda, meno intensa. I comuni del territorio nazionale  dichiarati a rischio sismico venivano classificati in zona di prima categoria sismica oppure in zona di seconda categoria, in base all’entità del rischio ed alla pericolosità sismica attribuita al luogo stesso, ciò in rapporto agli eventi verificatisi nei tempi passati. Questa classificazione è stata riportata in appositi elenchi, allegati a decreti legge attuativi e più volte modificati. Da questi elenchi si traggono le informazioni utili per stabilire se il comune rientri in zona sismica di prima o di seconda categoria. Con l’Ordinanza n° 3274 di recente istituzione è stato aggiornato l’elenco dei comuni dichiarati a rischio sismico, e sono state introdotte due ulteriori categorie: la terza e la quarta. La terza con grado di sismicità più basso delle seconda. La quarta contenente i comuni dove non è stato riconosciuto alcun rischio sismico. Questa OPCM è entrata in vigore solo nel 2005. Ogni qual volta si progetta la struttura di un edificio su un lotto di terreno appartenente ad un comune dichiarato a rischio sismico, è obbligatorio eseguire il calcolo di verifica delle strutture, nel rispetto delle norme tecniche appositamente emanate dalle Istituzioni, e munirsi dell’ autorizzazione rilasciata dal Genio Civile (oggi Servizio sismico) provinciale. Il progetto deve mirare alla verifica del grado di resistenza delle strutture alle sollecitazioni massime prevedibili impresse dal terremoto per quella zona (1, 2 oppure 3). L'edificio deve pertanto avere la capacità di sopportare le forzanti che nascono in risposta al sisma e non collassare (crollare), anche se danni lievi o apprezzabili alla costruzione sono previsti. Che l’edificio si danneggi è sopportabile, ma non deve crollare".

Cos'è cambiato rispetto al passato nell'edificazione di un edificio?

“Al giorno d'oggi la cultura della sicurezza è alquanto diffusa nel mondo. Diversamente, in passato la maggior parte delle abitazioni venivano realizzate con materiali poveri, ed in base alle conoscenze dei maestri d’arte muraria dell’epoca. Blocchi di pietra non squadrata trovati in mezzo al terreno venivano usati per costruire le mura degli edifici. Le malte utilizzate per unire i vari blocchetti di pietra erano di scarsa resistenza, in quanto confezionate con calce e sabbia. I palazzi signorili, i castelli, e le costruzioni più importanti erano invece costruiti con materiali di miglior pregio e qualità, e con migliori tecnologie. Con un tessuto edilizio siffatto gli eventi sismici producevano immani distruzioni. In epoche più recenti troviamo strutture murarie di blocchi squadrati in tufo o in laterizio, utilizzate anche per edifici di notevole mole. Tali edifici si sono mostrati particolarmente resistenti, al tempo come agli eventi sismici che si sono susseguiti nel corso dei secoli. Negli ultimi tempi i materiali da costruzione sono migliorati ulteriormente, e con l’avvento del calcestruzzo armato sono stati costruiti fabbricati di maggiori dimensioni e altezza, offrendo buone garanzie di resistenza. L’uso dell’acciaio inoltre, consente l’edificazione di fabbricati altissimi e con un ottimo grado di resistenza.

Con i materiali di oggi quali il cemento Portland (prodotto in alto forno con miscele attentamente preparate e necessario al confezionamento di calcestruzzi e/o di malte), l'uso di blocchi ben squadrati di pietra, di cemento oppure di laterizio, e acciai di qualità, si ottengono costruzioni molto più resistenti di quelle dei tempi passati. Qualità dei prodotti, progetti strutturali ed architettonici ben studiati, e adeguata posa in opera dei materiali consentono la produzione del buon manufatto, capace di offrire la necessaria sicurezza agli occupanti.   L’ultimo sisma è stato particolarmente violento per la zona. Nonostante l’intensità sismica sia stata più forte di quella stabilita dalla classificazione, molte abitazioni di recente costruzione hanno retto alle spinte, in quanto realizzate con materiali di qualità, nel rispetto della normativa e -cosa essenziale- seguendo i giusti criteri progettuali”.

Perché alcune strutture in cemento armato non hanno resistito?

Come riferito dai media alcuni laboratori hanno monitorato i cubetti di cemento ricavati dalle rovine aquilane, e da quanto ho compreso sembra che il calcestruzzo utilizzato fosse di buona qualità. Non saprei dire perché alcune palazzine siano venute giù con tale facilità, di sicuro queste sono state costruite rispettando i decreti attuativi in vigore al momento della costruzione. C’è da dire che la forza del sisma ha superato di gran lunga la categoria assegnata al territorio aquilano. Spetta agli Uffici inquirenti fare chiarezza su tali circostanze, e solo in seguito ad opportune indagini si conosceranno le ragioni dei  crolli".     

Questo ci riconduce al discorso della categoria di pericolosità sismica...

"Ogni volta che si verifica un terremoto, esso produce una forza nella massa delle costruzioni  interessate dall’evento. Ogni edificio ha un proprio peso, così le mura, i solai etc., in ognuno di questi elementi si genera una forza orizzontale spingente. Si tratta di forze che il progettista deve considerare nei propri calcoli, e che variano a seconda della zona da edificare. Un fabbricato costruito in zona 1 dovrà essere più resistente dello stesso edificio realizzato in zona 2 e così via. E' la Scienza delle Costruzioni a permettere di arrivare al risultato finale. Con la scelta di materiali adatti quali cemento, acciai, laterizi e attraverso un opportuno calcolo statico è possibile realizzare case antisismiche in grado di rispondere al livello di resistenza richiesto. La realizzazione di uno stabile deve essere condotta nel rispetto delle regole dell’arte, con buona posa in opera dei materiali costituenti l’edificio, e con il rispetto delle regole sopra richiamate".   

In cosa si traduce concretamente tale resistenza?

"Per gli edifici in muratura nello spessore dei muri, nella qualità della malta e nel tipo di compagine muraria. Quanto più una parete è spessa tanto più resiste. Accurata posa in opera, e opportuna scelta dei materiali da impiegare nell'edificazione, permettono di rispondere tranquillamente alle esigenze di quanti risiedono in zone sismiche. Nelle strutture intelaiate in cemento armato oppure in acciaio la resistenza è data dalle dimensioni opportune delle membrature resistenti (pilastri, travi, solai), dalla distribuzione dei pilastri (strutture simmetriche),e dal calcolo minuzioso degli spostamenti".    

Qualcuno ha parlato di materiali come l'acciaio e il legno per la costruzione di case antisismiche

"Anche l'acciaio deve essere proporzionato in modo tale da sopportare la spinta sismica. Stessa cosa per un fabbricato in calcestruzzo o in legno. Il legno ad esempio va molto bene per quelle costruzioni di pochi piani come villini, coperture di palestre e di centri sportivi. E' un materiale molto leggero: dove c'è minor massa nasce minor forza. Spero che la tecnologia avanzi al fine di ottenere migliori garanzie di sicurezza e strutture sempre più efficaci e resistenti agli eventi sismici".

Quali sono i fattori che rendono insicuro uno stabile? Quanto ha influito il risparmio dei materiali sui crolli avvenuti nell’aquilano?

“Ha influito pochissimo. Sono stati altri elementi a determinare i crolli e vanno accertati caso per caso. Di solito non si risparmia sulla struttura, pochi chili di acciaio in meno rispetto al quantitativo richiesto non comportano un grande risparmio. I materiali impiegati nella costruzione di un edificio generalmente sono tutti validi. Bisogna vedere come vengono lavorati ed assemblati e poi, conservati. La manutenzione dello stabile è importante. A 30-40 anni  dall’edificazione le armature contenute nei pilastri possono risultare ossidate dalle infiltrazioni d’acqua. Anche un’armatura mal posizionata, non montata a dovere può recare seri danni alla stabilità di un edificio, così come una mancata vibratura del calcestruzzo. Il cedimento di un elemento portante potrebbe essere causato anche da una non accurata vibratura del calcestruzzo in fase di costruzione. Altro elemento importante da verificare è il sito dove è stato edificato lo stabile crollato. Come spiegano i geologi, in alcune zone l’effetto sismico può essere amplificato dalla struttura del sottosuolo, mentre in altre può accadere esattamente il contrario. La corretta progettazione di un edificio in zona sismica  inizia con una buona conoscenza del sottosuolo strutturale ( microzonazione sismica del territorio)”.    

Come imposterebbe la ricostruzione delle abitazioni e degli edifici pubblici aquilani? Modello “Com’era-dov’era” del Friuli o New Town?

“Ambedue i modelli possono andare bene. Per una coppia giovane la New Town è un’opportunità. Nelle zone periferiche le case costano meno e distano pochi chilometri dal centro cittadino. Per chi ha sempre vissuto all’Aquila il discorso  cambia. Tutti vogliono rimanere dove hanno vissuto. In questo caso l’operazione sarà quella di ristrutturare, o di demolire e ricostruire le abitazioni preesistenti. Dipende dalla volontà di ciascuno. Le New Town che saranno costruite avranno lo scopo di sollevare gli sfollati dal disagio della tendopoli, una volta ripristinate le abitazioni originarie potrebbero invece diventare alloggi idonei alla sistemazione degli studenti universitari”




Giovanna Di Carlo

 

 


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