Le polemiche relative all'Ater di Chieti (venuta a galla grazie alle nostre inchieste) hanno raggiunto un livello tale che il consiglio regionale ha deciso di correre ai ripari ed adottare drastici provvedimenti nei confronti dell'azienda.
L'approvazione, sia pure in extremis, di una legge proposta dal centrodestra nel corso della seduta di ieri è di fatto stata il primo passo per l'avvio del programma di risanamento dell'ente, da tempo in grave dissesto: secondo gli accertamenti eseguiti dall'attuale amministratore unico Antonella Gabini, infatti, l'Ater teatina ha accumulato un buco di circa 4,3 milioni di euro, con altri 5 milioni che, invece di essere versati a Bankitalia, sono invece stati utilizzati per garantire gli stipendi faraonici dei dirigenti e coprire altre spese correnti.
La legge, approvata con l'astensione di Verdi e Rifondazione Comunista, comporterà la dismissione dei locali commerciali dell'ente e la decadenza dell'ex direttore generale Domenico Recchione.
Da tempo, del resto, la Regione era a conoscenza della deficitaria situazione dei conti dell'Ater di Chieti. Lo sapeva sin dal settembre 2012, allorché l'azienda venne sottoposta a ispezione da parte della Struttura speciale di supporto controllo ispettivo contabile per le annualità 2008-2010, in riferimento alla contabilità ed al personale, e per l'annualità 2011, per i dati relativi al personale.
I Revisori dei conti, sollecitati dal consigliere PD Camillo D'Alessandro, nel luglio 2013 provvedettero poi a comunicare l'aggravarsi della situazione, asserendo di seguito di non aver avuto alcuna risposta in proposito dalla Regione.