Caso Lusi: l'appropriazione indebita di un onorevole, il furto di cioccolata di un romeno

02 Febbraio 2012   09:55  

Il tesoriere della ex-Margherita Luigi Lusi, indagato per essersi appropriato di 13 milioni di euro dalle casse del disciolto partito rutelliano (rimasto in vita solo come conto corrente dove depositare i lauti finanziamenti pubblici), ha proposto di patteggiare un anno di pena, restituendo parte del maltolto.

Con quei soldi il buon Lusi, abruzzese dal cervello fino,  nel frattempo si è comprato una villa per quasi due milioni di euro, con tanto di jacuzzi degna di un mega-direttore-galattico di fantozziana memoria, quote della società Paradiso immobiliare, a sua volta proprietaria di una seconda villa del '600 dove Lusi vive, ha lautamente foraggiato una società di diritto canadese, la Luigia ltd, e uno studio di architettura, che porta il nome della moglie. Per gli ex-democristiani del resto la famiglia è un valore non negoziabile. Cinque milioni di euro li ha usati poi per pagare le tasse, non si è capito se sue o del partito. E usando le casse del defunto partito come un bancomat, stava anche preparando la discesa in campo nella provincia dell'Aquila, dove imperversava da circa due anni - prima non si era mai visto nè sentito -,  prendendo posizione su tutto e di più, elargendo a sinistra e manca generose leggi mancia, ergendosi a paladino dei terremotati aquilani, invocando trasparenza e controlli sull'utilizzo dei fondi post-sismici, ingaggiando sanguinarie zumpate rusticane per il controllo della segreteria provinciale. Nelle sue intenzioni L'Aquila doveva infatti diventare il prossimo collegio elettorale blindato dove farsi rinominare senatore.

''Avevo bisogno di soldi, e li ho presi'' ha spiegato con candore quasi commuovente il senatore, emulando i Maestri assoluti del giustificazionismo italiano come Claudio Scajola (''La casa? Me l'hanno regalata a mia insaputa!''), o l'ex-priapico Presidente (''Non potevo proprio immaginare che fossero prostitute pagate a mia insaputa per fare sesso com me'').

''Restituirò i soldi'', ha annunciato poi con forte senso di responsabilità Luigi Lusi davanti ai magistrati. Anzi, non tutti, solo cinque milioni di euro, che gli altri già se ne sono belli che andati in cicolane e champagne. I pm, bontà loro, non hanno ritenuto  congrua la proposta.

Ma, dura lex sed lex, il reato di appropriazione indebita aggravata in Italia prevede come pena massima una reclusione di tre anni. E dunque si può star certi che il senatore non andrà in prigione, come sarebbe con forte probabilità accaduto a qualsiasi comune mortale scoperto a mettersi in tasca 13 milioni di euro non suoi. Per Luigi Lusi, si vocifera, l'accordo potrebbe così chiudersi con una condanna a 2 anni di reclusione, e il senatore potrà pertanto godere della condizionale. Sarà un libero cittadino e dovrà solo aver cura di non fare mai più nella vita il tesoriere, nemmeno di una bocciofila, per non rischiare di incorrere nello stesso reato.  

Chissà però cosa starà pensando in questo momento quel ragazzo romeno che appena una settimana fa ad Arezzo è stato condannato a due anni di carcere e a pagare una multa di 600 euro per aver rubato dei cioccolatini da un supermercato. Il ladro ha intascato una piccola confezione di dolcezze ripiene, ma il suo gesto è stato subito notato dai dipendenti, evidentemente molto più svegli, scaltri ed occhiuti di Rutelli, Letta e Rosy Bindi.

I carabinieri e la polizia sono arrivati sul posto e il ragazzo, sentitosi in trappola è scappato spintonandoli e facendo cadere un agente a terra. Per questo gesto il piccolo furto si è trasformato in una rapina impropria, e il giudice ha pertanto emesso la severa condanna.

Il romeno, che evidentemente non aveva ancora contezza di come vanno le cose in Italia, avrebbe dovuto invece per prima cosa spiegare che non aveva rubato i cioccolatini, bensì se ne era ''appropriato indebitamente'', e dunque è tutto un altro paio di maniche.

E avrebbe dovuto poi aggiungere: ''Avevo bisogno di quei cioccolatini, per un calo di zuccheri, li avevo lì davanti e li ho presi''. Infine avrebbe dovuto subito mangiare la metà dei cioccolatini, promettendo di restituire l'altra metà al legittimo proprietario. 

Filippo Tronca


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