Caso Lusi, la chiave Usb con tutte le fatture dei capicorrente nelle mani dei PM

La segretaria del Senatore "ecco le fatture e i nomi"

25 Maggio 2012   07:02  

Il Tribunale del Riesame conferma l'ordinanza di custodia in carcere per l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi e dopo 21 giorni di arresti domiciliari rimette in libertà gli ex commercialisti del Partito, Mario Montecchia e Giovanni Sebastio, imponendo a entrambi l'obbligo di firma giornaliero "per la persistenza di gravi indizi di colpevolezza". 

La sentenza - accolta con "soddisfazione" dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai legali del partito - conferma l'impianto accusatorio della pubblica accusa sia in termini formali (il reato di associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita) che sostanziali (una stangata che supera i 25 milioni di euro). E dunque, di fatto, consegna Lusi a Regina Coeli. Certificando, in attesa del voto della giunta per le immunità del Senato (fissato per giovedì 31) e quindi dell'aula, che l'ex tesoriere esce annichilito dalla partita politica e giudiziaria che ha sin qui giocato. 

Per due ragioni. Non ha trovato sponda l'argomento che lo vorrebbe vittima di un accanimento persecutorio della Procura. Ed è ora accusato dagli stessi Montecchia e Sebastio (quest'ultimo, per altro, oggi consulente anche per i bilanci del Pd) che, nel difendersi nel loro interrogatorio di garanzia, hanno spiegato che il loro controllo dei bilanci "non poteva che essere formale". Che "non spetta a un commercialista fare quello che avrebbero dovuto fare il tesoriere e gli organi statutari di Partito". Valutare cioè la congruità o meno di certe voci di spesa, nonché la loro "fedeltà".

I FILE DEI POLITICI

E tuttavia, Lusi non appare il solo sconfitto. Perché se è vero, come scrive in una nota la Margherita, che quanto sin qui emerso nell'inchiesta "conferma la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere", è altrettanto vero che con il deposito degli ultimi atti istruttori al Riesame, il vertice del partito torna ad essere rappresentato come un gruppo di distratti oligarchi che non hanno saputo fermare il Predone che avevano in casa. E questo, in ragione di un rapporto fiduciario con l'ex tesoriere che doveva garantire una divisione autocratica delle risorse destinate all'attività politica secondo l'ormai famigerato (e dagli interessati smentito) patto "60-40" tra Rutelliani e Popolari. 

Interrogata mercoledì scorso, Francesca Fiore, consegna infatti ai pm una chiavetta usb che contiene i file in cui sono documentate tutte le fatture saldate nel tempo dall'allora tesoriere ai diversi capi corrente. Racconta la donna: "Nel 2009, Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto, in quanto rimborsi della politica. Io cominciai a raccogliere queste fatture, segnando anche le persone che le portavano: Bocci e in generale le persone di riferimento dei vari politici. Verso il 2010 o il 2011, Lusi mi disse che occorreva essere precisi, anche nelle imputazioni delle fatture, perché c'era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40". Nel dettaglio, prosegue la segretaria, "Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano "popolari". Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece rutelliani".

I leader non trattavano le fatture da rimborsare di persona. Avevano i loro addetti. "Per Bindi, veniva il segretario, un certo Paolo. Per Bocci, il suo assistente Paolo Martellini e a volte lui stesso. Per Marini, c'era ben poco. Per Fioroni, me le dava lo stesso Lusi o Giovanni Iannuzzi, che portava le fatture in busta chiusa. Per Franceschini, veniva Giacomelli. Per Letta, credo se ne occupasse lo stesso Lusi. Per Rutelli, le fatture me le dava Lusi. Per Renzi, veniva un certo "Gavini" (si riferisce in realtà a Bruno Cavini ndr)". Uomo, quest'ultimo, dello staff del sindaco di Firenze e che, ieri sera, l'entourage di Renzi definiva "persona erroneamente ritenuta mandatario di Matteo".

LE FATTURE DI RUTELLI

La Fiore si sofferma su Rutelli. Ricorda un particolare. "Dopo che era scoppiata la cosa, lo scorso febbraio, Rutelli mi chiamò da lui e mi chiese: "Ma come è possibile che tu non ti sia accorta di niente?". Io gli dissi che l'unica cosa che avevo visto era questo schema che conservavo nella pennetta usb. Rutelli mi parve stupito. E tuttavia ricordo che in una occasione, nel 2011, Lusi mi chiese di stampare un tabulato delle spese perché doveva incontrarsi con Rutelli. E credo glielo abbia mostrato, perché dopo l'incontro con Rutelli mi fece togliere alcune fatture imputate a quest'ultimo. Mi pare fossero fatture di Cristina De Luca e Mario Di Carlo, i cui costi dovevano essere ripartiti a loro volta tra Rutelli e Gentiloni".

(repubblica.it)


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