Castel di Ieri, cenni storici e turistici

03 Luglio 2012   12:10  

 Castel di Ieri, raggruppato su di un’altura a 520 m. s.l.m., è dominato da una quadrata torre medioevale di notevole interesse, risalente al XIV sec. e ancora ben conservata.
Si dice che l’antico nome del comune fosse Castel Ilare, poi Castel Pierio, da cui Castel Ieso e poi Castel di Ieri.
Possiede la chiesa dell ’Assunta del sec. XVI con portale rinascimentale, dotato di una croce processionale d’argento, di scuola sulmonese del sec. XV e di altri oggetti sacri.
Da visitare l’eremo di S. Maria di Pietrabona incavato nella roccia a circa 4 Km. dal paese.
Importante il culto di S. Donato, protettore degli epilettici, festeggiato con grande partecipazione di pellegrini provenienti da varie parti d’Abruzzo il 3 Settembre di ogni anno.
I pellegrini si recano nella chiesa dove dormono tutta la notte.
Il Santo fu trucidato nel 303 dalle truppe di Diocleziano e le spoglie furono trovate nelle catacombe di San Porziano e poi traslate a Castel di Ieri nel 1753.
A pochi chilometri dal paese, lungo un antico percorso viario di collegamento tra la valle Subequana e la Peligna, in parte ricalcato dall’odierna deviazione della S.S. 5 che da Castel di Ieri conduce a Goriano Sicoli, è stata in anni recenti riportata alla luce un’interessante area sacra con i resti di un tempio su alto podio tra i più grandi d’Abruzzo.
Il territorio era in antico occupato dalla popolazione dei Peligni, che avevano come centri principali Sulmo l’odierna Sulmona, Superaequum l’attuale Castelvecchio Subequo e Corfinium l’odierna Corfinio, divenuti altrettanti municipi romani.
Il sito, in località Madonna del Soccorso, era completamente occultato da un enorme accumulo di detriti e ghiaia, proveniente dalla retrostante parete rocciosa. Lo scavo, avvenuto in seguito al ritrovamento, ha messo in luce i resti di un Santuario, costituito da un monumentale tempio su un alto podio a pianta rettangolare, con struttura principale in opera poligonale e rivestita da lastre di pietra calcarea, con cornici sagomate. Il fronte principale presenta un’imponente scalinata, secondo il modello tipico dell’architettura sacra in Abruzzo e Molise. L’elevato dei muri degli ambienti al di sopra del podio, le “celle”, erano realizzate in opera quadrata a grossi blocchi regolari nella parte inferiore, mentre la parte superiore era costituita da piccoli blocchetti in pietra. Lo spazio sacro che si raggiungeva attraverso la scalinata, preceduto da un portico colonnato, era rappresentato da tre ambienti (celle) con pavimento a mosaico: quello centrale, il principale, ospitava la statua di culto della divinità, che doveva essere femminile ma della quale non si conosce l’identità precisa. Il pavimento a mosaico in corrispondenza della cella centrale presentava un’iscrizione con il nome dei magistrati competenti nella cura del tempio. L’edificio era abbellito da una ricca decorazione in terracotta che ornava il tetto, costituito da travature lignee coperte di tegole, rispecchiando anche in questo consuetudini costruttive caratteristiche di altri edifici religiosi più in generale di tutta l’Italia antica.
L’area venne utilizzata a scopi culturali probabilmente a partire dal III secolo a.C. e fu poi monumentalizzata nelle forme ora visibili tra il II ed il I secolo a.C.
Già nel primo secolo d.C. la sua importanza nella vita religiosa del territorio può considerarsi notevolmente ridimensionata fino all ’abbandono, a seguito del quale il tempio fu ripetutamente spogliato dei materiali che venivano prelevati per essere reimpiegati in altre costruzioni. Successivamente l’interramento nascose definitivamente e completamente le strutture del tempio permettendo la loro conservazione fino ai nostri giorni.


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