Catastrofe sismica ad Haiti, migliaia di morti - VIDEO

Vicini al popolo haitiano. Vi terremo informati

13 Gennaio 2010   05:27  


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AGGIORNAMENTI
La macchina internazionale dei soccorsi si è messa subito in moto. Gli Stati Uniti, attraverso il segretario di stato Hillary Clinton, si sono impegnati ad assicurare ad Haiti aiuti e la massima assistenza possibile, tra cui l'invio di una squadra dell'agenzia di aiuti allo sviluppo UsAid con 72 operatori e 6 cani specializzati nella ricerca di persone prigioniere delle macerie. Con loro porteranno ad Haiti 48 tonnellate di attrezzature ed equipaggiamento di primo soccorso, accompagnati da esperti di catastrofi naturali. mezzi civili e militari, assistenza umanitaria necessaria.
L'ONU ha diramato un messaggio di allerta a tutti i propri uffici nel mondo per preparare una mobilitazione massima dei soccorsi a destinazione Haiti.
Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha annunciato che l'Italia non lesinerà sforzi per essere vicina alla popolazione haitiana, e agli italiani presenti nell'area del terremoto.
Anche la Francia ha fatto sapere che invierà immediatamente nella capitale haitiana, Port au Prince, devastata dal sisma, aiuti d'urgenza.
Tutti i paesi dell'America Latina hanno mostrato la loro disponibilità ad inviare aiuti. Il governo venezuelano ha annunciato l'invio di una squadra di aiuto umanitario composta da cinquanta uomini con beni alimentari e medicinali.


Haiti, una testimonianza di Fiammetta Cappellini, responsabile dell’Avsi (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale):


“Uscendo da lavoro ho attraversato la route de Delmas – racconta l’operatrice umanitaria - una delle strade principali; una casa su tre era distrutta, per strada tante persone ferite dai calcinacci di case crollate che cercavano di raggiungere gli ospedali; il sisma ha colpito verso le 17, un’ora dopo la chiusura degli uffici e della maggior parte dei posti di lavoro. In tanti hanno trovato le proprie case distrutte, i familiari scomparsi, noi stessi abbiamo aiutato quattro fratellini rimasti senza genitori, uno di loro ferito gravemente”. Il racconto procede a singhiozzi, grazie a un collegamento internet di fortuna, l’unico a quanto pare funzionante in questo momento: “Telefoni e cellulari non funzionano, sembra anche che siano saltate le trasmissioni di televisione e radio. Ma adesso quello che ci preoccupa di più è quello che troveremo quando sorgerà il sole. Con i miei occhi ho visto il commissariato di Delmas completamente crollato così come la prigione minorile, sono andati distrutti anche la cattedrale, la sede dell’Unione Europea, il palazzo presidenziale; una nota governativa ha riferito che il presidente è sano e salvo. Gravemente danneggiato il palazzo dell'Onu. Appena fatto giorno andremo a Martissant. E’ la zona che ci preoccupa di più. Dalle notizie in nostro possesso tutto il centro città è stato pesantemente colpito: Canape vert, Delmas, Bourdon, Petionville… Adesso devo chiudere, provare a riposare un po’ per poter aiutare tra qualche ora”.

Haiti, la testimonianza di un missionario

“Nou atè nèt”: tre parole in creolo, siamo a terra, a conclusione di un messaggio di posta elettronica da padre Andre Siohan, dei missionari di Saint Jacques, una congregazione francese, che dalla capitale haitiana Port-au-Prince manda notizie qualche ora dopo terremoto che ha colpito la città.

“Sono stato in centro città stamani per visitare le comunità religiose amiche: la zona è totalmente devastata e ci sono migliaia di vittime. È terribile. Tutti noi stiamo bene, ma siamo senza notizie di alcuni nostri seminaristi. Qualcuno è ferito, forse qualcuno è morto. Pregate per noi” scrive ancora il missionario, che riesce a comunicare soltanto grazie a un sistema satellitare. Sotto le tende allestite nel giardino della nostra casa danneggiata dal terremoto, si trovano in questo momento i nostri confratelli, alcuni seminaristi, amici e vicini del quartiere di Pacot. Temiamo un numero altissimo di feriti: la vera emergenza sarà quella di curarli” dice Le Beller, sottolineando che già in tempi normali i servizi ospedalieri sono carenti, nel paese più povero della zona caraibica. I racconti sono raccapriccianti, si sentono le urla e i pianti di gente ferita, ci chiediamo quanti sono intrappolati sotto le macerie…Ci dicono che la cattedrale è crollata, così come il Palazzo nazionale e quello dell’Onu, un edificio a cinque piani, sulla strada che porta verso il quartiere residenziale di Petionville.''

CRONACA DELLA CATASTROFE

Port-au-Prince, Haiti - "Un'enorme catastrofe". Così l'ambasciatore di Haiti  negli Stati Uniti ha definito le quattro potenti scosse di terremoto - la prima alle 16.53 locali (22.53 italiane) di magnitudo 7,3, la seconda di 5,9, la terza di 5,5, la quarta di 5,1 - che hanno fatto tremare nel giro di un'ora l'isola caraibica. Seminando distruzione e morte in uno dei paesi più poveri della regione, dove dove il reddito pro capite è di appena 1.300 dollari all'anno.

Secondo l'Usgs (l'Istituto Geologico statunitense) che monitora i terremoti, il sisma ha avuto epicentro sulla terraferma, a 15 chilometri a sudovest della capitale Port-au-Prince e ad una profonditá di 10 chilometri. Quattro scosse in un'ora. Erano le 16.53 locali (le 22.53 in Italia) quando la terra ha tremato per la prima volta: una botta devastante, 7.0 della scala Richter secondo i dati forniti in diretta dal servizio geofisico statunitense Usgs.

Ne sono seguite altre otto: alle 23.00 italiane con 5.9 gradi Richter; alle 23.12 con 5.5; alle 00.12 con magnitudo 5.1; alle 00.27 italiane con 4.8 gradi Richter; alle 00.35 con 4.5; alle 00.47 ancora con magnitudo 4.5; alle 01.23 con 4.8; alle 01.43 con 5.0 gradi Richter. La prima scossa è durata più di un minuto, facendo addirittura saltare i veicoli lungo le strade. Palazzi crollati. La scossa ha provocato il crollo di diversi edifici nella capitale haitiano.

Tra questi anche un ospedale, ha riferito l'Associated Press ripresa dai quotidiani americani online. Non si hanno al momento dettagli più precisi, ma il corrispondente dell'Ap ha parlato di urla, con richieste di aiuti, provenienti dall'ospedale in questione, mentre diverse case o capanne della cittá sarebbero finite in un burrone.  Secondo un giornalista della rete Televisiva haitipal, "il palazzo presidenziale, il ministero delle finanze, il ministero dei lavori pubblici, della comunicazione e della cultura, il palazzo di giustizia, la scuola normale superiore" sono crollati. Anche il parlamento e la cattedrale di Port-au-Prince avrebbero subito gravi danni. Si temono molti morti.

Le comunicazioni cellulari sono fuori uso su buona parte dell'isola. "Tutto ha cominciato a tremare, la gente urla, le case hanno cominciato a crollare. Il caos è totale", ha detto un giornalista dell'agenzia Reuters. Secondo la testimonianza ci sono dozzine di persone apparentemente morte o ferite sotto le macerie che bloccano le strade della capitale. Gli abitanti stanno scavando con le mani tra i detriti per cercare di salvare chi è intrappolato. "Un'enorme catastrofe". Il primo rappresentante delle autoritá caraibiche a parlare è stato l'ambasciatore negli Usa Raymond Alcide Joseph, intervistato dalla Cnn dopo aver parlato al telefono con suoi colleghi diplomatici nella capitale: "Credo che si tratti davvero di un'enorme catastrofe".

Obama: "Pronti agli aiuti". Il presidente americano ha detto che gli Usa sono pronti ad aiutare il popolo di Haiti colpito da un forte terremoto. In una dichiarazione diffusa in serata dalla Casa Bianca, Obama scrive che "i miei pensieri e le mie preghiere vanno a chi è stato colpito dal terremoto. Stiamo seguendo la situazione da vicino e siamo pronti ad aiutare il popolo di Haiti". Secondo la Casa Bianca, Obama è stato informato del terremoto poco prima della mezzanotte italiana, quasi in tempo reale, e ha chiesto che siano verificate immediatamente le condizioni del personale diplomatico americano sul posto. Il presidente ha chiesto al Dipartimento di Stato, all'Usaid (l'agenzia per gli aiuti umanitari) e al Southern Command del Pentagono, da cui dipende l'area dei Caraibi, di prepararsi ad assistere Haiti con aiuti d'emergenza. Allarme tsunami.

Immediatamente dopo la prima forte scossa è stato diramato l'allarme tsunami per tutta la regione delle Antille: Cuba, Haiti, Repubblica Domenicana e Bahamas. Il centro di vigilanza tsunami ha chiarito che l'allerta è stato diramato a titolo precauzionale perché "nella storia della zona non esistono precedenti di onde anomale distruttive. Tuttavia esiste la possibilitá della formazione di uno tsunami locale che potrebbe investire le coste a non più di 100 chilometri dall'epicentro". Verifiche della Farnesina. Intanto sono in corso verifiche circa l'eventuale coinvolgimento di cittadini italiani nel sisma. Lo precisa il minstero degli Esteri che, attraverso l'Unitá di crisi, è in stretto contatto con l'ambasciata italiana a Santo Domingo, competente per Haiti.

Per quanto riguarda l'allerta tsunami, la Farnesina interpellata dall'Ansa ha precisato che sono state immediatamente attivate le ambasciate a santo Domingo e a Cuba, nonché il consolato italiano a Miami, per allertarle per una eventuale assistenza a connazionali che si dovessero trovare in difficoltá nel caso si sviluppasse uno tsunami. Paura anche in Repubblica Dominicana. Il terremoto è stato avvertito con molta intensitá anche nella Repubblica Domenicana, riferiscono i media on-line locali, precisando che la scossa si è sentita nella capitale, Santo Domingo, tra l'altro anche nella sede del Parlamento. "Molte delle persone che si trovavano dentro l'edificio sono uscite, e alcuni si son affacciati dalle finestre e dei balconi", afferma il sito web del quotidiano Listin. Negli uffici del giornale il terremoto ha fatto muovere le scrivanie e i lampadari.

Aperto un gruppo su Facebook per dare un pensiero o una preghiera al popolo haitiano ed agli italiani colpiti dal sisma.

Le prime immagini raccolte e aggiornate costantemente su twitter (potrebbero contenere situazioni non adatte ad un pubblico sensibile)

 

 

Haiti, il paese più povero del continente americano

Il paese più povero dell'intero continente americano: è la caratteristica principale di Haiti, paese scosso ieri sera da un fortissimo terremoto, in particolare nella capitale Port-Au-Prince, dove vivono oltre 2,3 milioni di abitanti. Secondo il World Factbook della Cia, la Repubblica di Haiti ha 9.035.536 abitanti, dei quali solo il 3,4% ha speranza di superare i 64 anni di età. Il paese, con una superficie pari a circa 27 mila chilometri quadri, si trova a circa 80 km da Cuba. Oltre alla capitale, le altre città principali sono Cap-Haitien e Gonaives.

Il reddito annuale pro capite è di appena 1.300 dollari, dato che pone Haiti al 203/o posto tra i 229 paesi del mondo. Alle sue spalle tre stati asiatici (Burma, Nepal, Afghanistan), uno dell'Oceania (Tokelau) e 22 africani (con lo Zimbabwe ultimo, con appena 200 dollari di reddito annuo pro capite).

Haiti occupa la metà occidentale dell'isola di Hispaniola, dove Cristoforo Colombo attraccò al termine del suo primo viaggio, nel 1492. Il tasso di alfabetizzazione è del 45 per cento e l'aspettativa di vita, circa 50 anni. La popolazione totale è per il 95 per cento di neri e per il cinque per cento di mulatti e bianchi.

Il paese è spesso al centro del passaggio di uragani, che provocano morte e distruzione. Nel 2008, se ne sono abbattuti quattro (Fay, Gustav, Hanna e Ike), provocando 330 morti e molti dispersi in tutto il paese: il passaggio dei quattro uragani nel giro di un mese è stato considerato dalle autorità la principale catastrofe degli ultimi anni, prima del terremoto di ieri.

Nonostante le cospicue esportazioni di zucchero, caffè, banane e mango, Haiti rimane uno dei Paesi più poveri e arretrati del mondo. La disoccupazione colpisce oltre il 60% della popolazione. Fondata nel 1749 da coloni francesi piantatori di zucchero, la capitale, Port-au-Prince, si trova nella baia del golfo di La Gonave. Il paese, inizialmente possedimento spagnolo, divenne colonia francese nel 17/o secolo e nel 1804 è stato la prima repubblica 'nera' ad ottenere l'indipendenza. Gli haitiani sono cattolici per il 70 per cento e protestanti per il 23, ma molto praticato tra le classi popolari è anche il vudù, rituale magico semipagano.


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