Centro Oli: c'è chi dice si. Le Rsu contro ambientalisti e politici

02 Gennaio 2009   18:29  

A qualcuno il centro oli piace, perchè serve a garantire il lavoro e non avrebbe controindicazioni. Scriviono le  Rsu dell'Eni di Ortona.

"Per i 150 lavoratori di Eni dipendenti dell'ex Distretto di Ortona in contrada S. Elena e quelli delle aziende dell'indotto del comprensorio Ortonese (stimati in 800 unita' circa) non e' stato certo un bel Natale.

Il 2009 si apre con i trasferimenti gia' in atto verso Ravenna e Potenza, probabile ricorso alla mobilita', possibili prepensionamenti e per le aziende dell'indotto anche l'utilizzo della cassa integrazione".

 

"La decisione della regione Abruzzo che ha bloccato le attivita' di esplorazione e produzione di idrocarburi sull'intero territorio regionale - aggiunge la nota - sta provocando la fuga dall'Abruzzo delle principali aziende del settore a cominciare da Eni , che dopo aver contribuito a creare oltre 3.000 posti di lavoro negli ultimi 30 anni nel settore petrolifero dell'indotto Abruzzese, e' stata letteralmente cacciata a pedate dai politici nostrani legati agli interessi delle singole comunita' locali che pure nulla avevano da temere da un insediamento ultramoderno e autorizzato da tutti gli Enti competenti.

Del resto negli ultimi 40 anni queste attivita' sono state sviluppate in Abruzzo sia a terra che a mare senza creare evidentemente alcun disagio alle popolazioni locali ed al tessuto economico dei territori interessati (si veda il gas metano desolforato di Cupello, il petrolio di Alanno o ancora le piattaforme che producono gas metano lungo la costa che va da Vasto a Pineto e gli altri insediamenti di Eni ed Edison in tutta la regione.

Nonostante gli iter autorizzativi adempiuti, le relazioni tecniche del Mario Negri Sud, le 2 sentenze del Tar a favore del progetto, la delibera del Consiglio comunale di Ortona e gli accordi del movimento sindacale ed imprenditoriale favorevoli ad investimenti in questo settore strategico, la classe politica Abruzzese - dicono ancora i sindacati - ha preferito in maniera demagogica fiancheggiare i comitati ed i movimenti piu' o meno politicizzati contrari alle attivita' petrolifere.

Cosi' negli ultimi tempi, si e' sviluppato attorno al problema del Centro Olio Eni un teatrale psicodramma collettivo indegno della nostra regione e la cui responsabilita' ricade principalmente - conclude la nota - sull'uso distorto delle informazioni e sulla incapacita' di governo della classe dirigente regionale, condizionata da qualche Capo Bastone locale"

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