Chi protegge gli italiani dal rischio sismico?

di Alberto Puliafito

23 Agosto 2010   10:43  

Riceviamo da Alberto Puliafito e pubblichiamo:

'' Un evento sismico di magnitudo 3,4 è stato localizzato questa notte nel mar Tirreno meridionale¹ ed è stato avvertito dalla popolazione nella provincia di Palermo: non risultano danni a persone o cose. L'evento giunge dopo il terremoto delle Eolie, Sicilia orientale.
Un'area a forte rischio sismico, secondo uno studio del 1999, quando la previsione era ancora uno dei compiti fondamentali di chi si occupava di terremoti. Da allora, sono state applicate, la previsione e prevenzione, in Sicilia orientale?

Sul mio libro Protezione civile SpA scrivevo, in merito a questo studio:

Nel 1999 il Corriere della Sera pubblica un articolo dal titolo Boschi: «Ecco le zone a maggior rischio in Italia». In esso si citano le dichiarazioni del professor Boschi, presidente dell'allora Ing (oggi Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).
"Una delle maggiori sfide della sismologia di oggi è di capire, con l'aiuto di modelli matematici, come si riaggiustano le compressioni della crosta terrestre dopo i grandi eventi sismici, nella speranza di individuare quali potrebbero essere le zone di debolezza in cui i futuri terremoti potranno scaricarsi."
Studi di questo tipo, riferisce Boschi, vengono effettuati anche in Italia, allo scopo di prevedere, se non la data e l'intensità dei futuri terremoti, almeno le zone del nostro territorio esposte al maggior rischio, dove gli interventi di consolidamento devono avere la priorità. E sia pure, con la raccomandazione che quel che segue non rappresenta un elenco di località in cui domani si verificherà un terremoto, ma soltanto un'indicazione di maggior rischio sismico, il presidente dell'Ing è in grado di fornire la mappa dell'Italia da consolidare con priorità: «Liguria occidentale. Romagna (zona fra Santa Sofia e Predappio). Riminese. Garfagnana. Città di Castello. Tratto appenninico dall'Abruzzo alla Calabria. Sicilia orientale».

Abruzzo. Sicilia orientale. E parliamo del 1999. In Abruzzo, anzi, all'Aquila e provincia, il terremoto c'è stato. Appare lecito, anzi, doveroso porsi domande su previsione e prevenzione altrove.

Se cerchiamo online, troviamo un documento a firma Barberi Franco, Bertolaso Guido, Boschi Enzo. Il triumviro degli esperti in tema di Protezione civile e terremoti, in teoria. Il documento si intitola: Difendersi dai terremoti: la prevenzione sismica in Italia.

In teoria, mi dico, il documento dovrebbe contenere le risposte alle domande fatte in premessa. Vi si legge, fra l'altro:

[...] in Sicilia orientale, dove il Dipartimento della Protezione Civile e la Regione hanno varato nel 2000-2001 il primo intervento di miglioramento delle caratteristiche del patrimonio edilizio privato, con una rimodulazione dei fondi della legge n. 433/1991. Intervento importante per la quantità di risorse stanziate (129 milioni di Euro) e per la metodologia e le procedure adottate, in particolare quelle relative ai criteri di priorità e alle tipologie degli interventi.

Cerco un rendiconto del Dipartimento della Protezione civile o della Regione Sicilia che spieghi come sono stati impiegati questi 129 milioni di euro. Senza fortuna. E mi dico che sarebbe il caso di poter accedere, in tutta trasparenza, agli interventi effettuati con questi soldi.

Del resto, sarebbe da consultare anche il mastodontico Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. In esso c'erano tutti gli edifici pubblici dell'Aquila crollati il 6 aprile. Bisognerebbe capire quali siano a rischio in Sicilia.

Quali interventi di messa in sicurezza siano stati fatti. E magari quali siano a rischio nelle altre regioni di cui si occupa il censimento.

Infine. Esistono, in Sicilia orientale, piani di protezione civile che riguardano tutti i comuni a rischio? Qui la competenza passa ai sindaci, sebbene di concerto con gli altri enti (Provincia, Regione, Dipartimento). Sono state individuate e previste le aree di ammassamento materiali e mezzi? Sono state individuate le eventuali aree di accoglienza? Sono presenti adeguati piani di evacuazione? Sono state fatte esercitazioni?

Sembrano domande da cassandre dell'ultim'ora. Invece sono constatazioni, quesiti fondamentali, che nascono sulla base del terremoto dell'Aquila, e che si devono proporre continuamente perché quel che è successo nel capoluogo abruzzese non si ripeta altrove, mai più.

Guido Bertolaso, in risposta alla lettera del padre di una delle vittime del terremoto dell'Aquila, che lo invitava a dimettersi, rispondeva (Protezione civile SpA, pagg. 245, 246):

Ho letto la sua scarna email con l'animo stretto di chi è costretto dal dolore altrui a vedere le cose con occhi diversi. Lei scrive parole che per me sarebbero inaccettabili se non sapessi che il loro significato vero lo si capisce solo guardando attraverso le lacrime. Mi sento colpito dalla infinita stanchezza della sua anima che rifiuta ogni distinzione di competenza, ogni distinguo sulla responsabilità, ogni analisi razionale dei tempi, dei luoghi e dei fatti perché la ragione e i suoi strumenti sono del tutto inutili quando siamo chiamati a confrontarci con l'irrimediabile della morte di chi è per noi ragione di speranza e vita.
Non pretendo di capire perché l'esperienza della morte è un fatto troppo personale per essere condiviso e capito. Mi assumo la piena responsabilità di ciò che ho fatto e che faccio insieme a quelle di chi non ha fatto e non si è assunto responsabilità quando doveva farlo per evitare la morte di persone innocenti per rispetto del suo inconsolabile dolore. I morti dell'Aquila potevano non esserci e soprattutto essere molti meno tra i giovani. Confido in coloro che devono, per loro compito, individuare le resposabilità personali dirette, omissioni dolose, irresponsabilità colpevoli, perché è giusto che non si chiami disgrazia o fatalità ciò che poteva essere evitato.
Ma accetto di essere parte della classe dirigente che, nel suo insieme, non ha saputo fare ciò che era possibile per evitare lutti e dolori a tante, troppe, persone. Non so come starle vicino se non esprimendole il più profondo rispetto per ciò che patisce e facendo un passo indietro dal mondo dei miei razionali comportamenti, per accettare in silenzio la sua pena.

Rileggiamo bene. A un certo punto c'è scritto: I morti dell'Aquila potevano non esserci. In che modo si potessero evitare, Bertolaso non lo dice.

Azzardo io un'ipotesi: si sarebbero potuti evitare, forse, investendo sul territorio in previsione e prevenzione. Piuttosto che sperperare denaro pubblico per le organizzazioni dei Grandi eventi in deroga. Così, visto che forse altri morti si possono evitare, è bene ricordare quanto sopra e ripetere, ancora una volta, quali siano i compiti principali della Protezione civile. Come un mantra. Previsione. Prevenzione.

Alberto Puliafito
Shockjournalism.info

 


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