Chieti, la preoccupazione dei tifosi

22 Luglio 2013   16:34  

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

"Siamo molto preoccupati per il Chieti. A parlare non sono i tifosi che TifoChieti.com ospita solitamente all’interno del suo forum, ma noi amministratori. Vogliamo dire quello che pensiamo solo in nome di noi stessi, esprimendo solo le nostre idee e i nostri sentimenti.

Siamo molto preoccupati per il Chieti e crediamo ci siano tutte le ragioni per esserlo, crediamo che vi siano tutte le ragioni per tirare fuori quello che abbiamo dentro e che, nella nostra veste, spesso dobbiamo mettere da parte per dare spazio al confronto. TifoChieti.com non è una fazione del tifo e noi amministratori non ci siamo mai sentiti autorizzati – neppure moralmente – a usare il nome del portale per fare della nostra opinione quella degli iscritti o di tutti i tifosi. Stavolta però crediamo che sia arrivata l’ora di assumere un posizione netta sui fatti che si sono succeduti negli ultimi giorni e che hanno rigettato gli appassionati teatini in un clima di rabbia e disperazione, dove l’unico punto fermo è rappresentato dall’ufficialità dell’iscrizione della squadra al campionato di Seconda Divisione di Lega Pro.

Oggi è il 21 luglio 2013 e il Chieti ha tesserati in numero forse neppure sufficiente per disputare una partita di calcetto, non ha direttore sportivo né un direttore generale, ma solo l’allenatore da poche ore: quel Gabriele Morganti che, pur essendo stato una bandiera dei nostri colori, è una seconda scelta dopo il rifiuto di Silvio Paolucci e dopo la fuga a gambe levate di Tiziano De Patre. Sono fuggiti anche i potenziali compratori la cui entrata in scena ha fatto emergere l’esistenza di un debito rilevante, ancora più preoccupante perché non è stato mai smentito e le sue dimensioni sarebbero tali da compromettere il futuro prossimo della società. Ancora più inquietante però appare l’atteggiamento della proprietà che, dopo anni nei quali ha giustamente invocato l’aiuto di forze fresche, sembra scoraggiare in ogni maniera chi dichiara anche in modo plateale di voler entrare nel sodalizio neroverde dando di nuovo speranza a quelle ambizioni che troppo spesso sono state svilite, anche di fronte ai risultati sportivi conseguiti in questi anni. È innegabile che il continuo calo del pubblico è dovuto anche a questo.

Tutti questi problemi vengono amplificati dall’assordante silenzio della società la quale, piuttosto che migliorare nel tempo la comunicazione verso la piazza e i media, appare sempre più chiusa in se stessa, intenta nel proteggere le sue faide interne la cui dinamica e i cui schieramenti sono oramai chiari a tutti. Per sapere chi sono i vincitori di questo ignobile teatrino basta andare per esclusione, ma vogliamo dirlo forte: costoro sono responsabili della situazione attuale forse anche di più di chi ha perso ed ha dovuto andarsene. Il loro allontanamento non è figlio dei risultati perché, se così fosse, avrebbe dovuto coinvolgere anche chi è rimasto. È evidente che alla favola della Chieti Calcio società modello, con i conti a posto, trasparente, nella quale regna l’armonia e tutti si sentono in una famiglia non crede più nessuno. E nessuno degli attori in gioco è ormai credibile ai nostri occhi, compreso il presidente che appare incapace di prendere decisioni, come dimostra l’andirivieni di voci che riguardano la nostra squadra.

Stiamo navigando senza un orizzonte e, proprio per questo, giriamo in tondo solcando sempre gli stessi mari, toccando sempre gli stessi porti e arruoliamo sempre gli stessi marinai. Ma proprio per questo navigheremo sempre sulle stesse rotte, ma si illude chi pensa che questo ci farà evitare gli scogli. Anzi. Il

Chieti, così come è, è un morto che cammina: un condannato a morte certa dai suoi conti, dalla sua disorganizzazione, dalle sue carenze. Noi amministratori di TifoChieti.com chiediamo quattro cose.

Chiarezza. I tifosi hanno diritto di sapere quale è la situazione, quali sono i veri assetti societari e cosa ci aspetta nei prossimi mesi perché la squadra è iscritta, ma bisognerà pagare i giocatori, ottemperare a tutti gli obblighi e arrivare alle verifiche contabili nel corso della stagione per non incorrere nelle penalizzazioni in classifica che rischiano di rendere ancora più difficile un campionato che si annuncia difficilissimo. Occorre inoltre che la comunicazione sia continua e incessante, proprio nei momenti di difficoltà perché la confusione insieme al silenzio genera mostri: sospetti, equivoci ed incomprensioni difficili da ricomporre.

Professionalità. Il presidente faccia piazza pulita di tutti in società e si serva di professionisti veri, almeno nei ruoli chiave, affiancandoli eventualmente con collaboratori motivati ad imparare e maturare. Solo così il Chieti potrà tornare ad essere credibile sia verso i tifosi, sia verso gli osservatori, ma anche verso quei pochi giocatori che la società può sperare di trattenere e di coinvolgere nel proprio progetto. Il presidente decida e scelga persone in grado di decidere.

Programmazione. Non è possibile ricominciare ogni anno da zero rimescolando o azzerando le certezze acquisite. Non è possibile perdere i giocatori migliori alla fine della stagione e non è possibile che questo avvenga senza che la società non abbia in cassa un minimo di beneficio. Il Chieti deve essere messo in condizione di crescere, non tirare a campare o prepararsi a morire. Nella programmazione rientra anche l’allargamento della base societaria perché è stato giustamente invocato per tanto tempo, ma è impossibile che avvenga senza un cambiamento degli assetti interni. La gestione familiare – anzi familistica – non sia un ostacolo a un Chieti più forte. Chi ha riportato il Chieti nei professionisti abbia l’umiltà di farsi da parte se questo vuol dire, da tifoso, poter applaudire la propria squadra in palcoscenici più prestigiosi.

Rispetto. I tifosi vogliono giocatori bravi con maglie sudate, ma anche essere ascoltati ed esigono il sacrosanto diritto di criticare. Il pubblico teatino è esigente, ma anche particolarmente generoso e ha sempre onorato l’impegno con scroscianti applausi anche dopo cocenti delusioni. Noi crediamo che il rispetto si esprima con l’ascolto e nel dialogo seguiti dalla capacità di suscitare la passione e, d’altro canto, di non toccare quelle corde che portano allo scontro. Forse noi tifosi meritiamo quello che abbiamo, ma di sicuro meritiamo il rispetto, quello profondo che equivale alla consapevolezza che il Chieti è prima di tutto dei suoi sostenitori, siano essi ultras, tifosi o semplici spettatori. E che lo sarà per sempre".


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