Chiodi ribadisce il no ad Ombrina Mare: ''L'ha voluta Prodi, noi la bloccheremo in Parlamento''

28 Febbraio 2013   17:33  

Il presidente della Regione, Gianni Chiodi interviene sulla vicenda “Ombrina 2”, l’impianto di estrazione petrolifera che dovrebbe essere installato a poche miglia al largo del litorale abruzzese. A seguire la nota.

''Sono contrario da sempre al progetto petrolifero 'Ombrina Mare 2’, ho chiesto ad Alfano che, appena possibile, il Parlamento italiano faccia valere le disposizioni contenute nel decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128, a firma dell'allora ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo.

Il decreto istituiva, di fatto, il divieto di ricerca, prospezione o coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi all'interno di aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, nonché all'esterno delle stesse, nelle zone marine poste entro dodici miglia dalle aree protette.

La Regione Abruzzo, lo ripeto ancora una volta, - ha detto il Presidente - sotto la mia amministrazione si è sempre dichiarata contraria a tutti i progetti petroliferi, nel nostro mare e sulla terraferma, ma è stato il Governo centrale a voler riaprire in questi giorni il caso senza ascoltare osservazioni contrarie.

Ombrina mare nasce, non dimentichiamolo, con il governo Prodi, con Pecoraro Scanio e Bersani ministri, che firmarono gli atti autorizzativi.

La concessione all'estrazione fu bloccata dopo forti pressioni da parte nostra al Governo e solo grazie al ministro Prestigiacomo, con il governo Berlusconi, nel 2010.

Noi eravamo rimasti a questo atto di diniego.

Oggi, invece, la decisione del Governo Monti ci riporta indietro nel tempo, al 2008. Bisogna fare presto per bloccare ogni procedura autorizzativa". 

Alla netta presa di posizione del presidente di regione Gianni Chiodi si aggiunge quella altrettanto pesante ed autorevole del presidete del consiglio regionale Nazario Pagano.

“Il Consiglio regionale dell’Abruzzo - afferma Pagano - è da sempre fermamente contrario a qualunque tipo di impianto di estrazione petrolifera in Adriatico.

Un’opposizione dimostrata negli anni con una serie di atti formali, a partire dall’approvazione, nel 2010, di un progetto di legge alla Camere (trasmesso al Parlamento) che chiedeva di vietare ‘La prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospicienti Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia’.

Già nel 2008, però, avevamo disciplinato l’insediamento degli impianti di estrazione a terra, escludendo dai permessi una serie di aree di alto pregio paesaggistico e ambientale”.

“Oggi – continua il Presidente – è necessario aprire una profonda riflessione su questo tema, che veda Stato e Regioni sedere allo stesso tavolo con pari dignità, nell’interesse generale del nostro Paese.

Come rappresentante delle Istituzioni, infatti, mi preoccupa molto la proposta di nuova governance del settore degli idrocarburi, avanzata nel piano per la “Strategia Energetica Nazionale”, attualmente in fase di osservazione.

Viene prospettato un accentramento sul Ministero di tutte le competenze relative al rilascio di permessi e autorizzazioni, relegando le Regioni e gli altri enti locali a un ruolo meramente marginale, senza poteri di intervento e di veto sulle concessioni.

Un’ipotesi che fa tornare indietro di decenni i rapporti tra le Regioni e lo Stato centrale e che non può funzionare, perché se alla Regione spetta la programmazione sulle vocazioni dei territori, pianificando anche i relativi investimenti, non si può consentire che lo Stato stravolga questi progetti senza neppure doverne discutere con la Regione stessa”. 

 


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