Chiodi su riforma della Sanità: ''L'Abruzzo sta diventando una Regione virtuosa''

03 Dicembre 2011   13:36  

"L'Abruzzo non è più una regione-canaglia, al contrario sta diventando una regione-virtuosa. La sanità è il settore più delicato che siamo chiamati a trattare. Quando sono stato eletto ho trovato un sistema al limite della sostenibilità, adesso stiamo lavorando per rimettere le cose a posto".

Con questa premessa il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha aperto il suo intervento al convegno sul tema "L'ospedale del futuro in Abruzzo", organizzato dalla Anaao Assomed (associazione dei medici dirigenti) che si è svolto al Palazzo degli Studi di Lanciano (Chieti). Il dibattito è stato intenso e ha permesso al Governatore, nonché Commissario alla Sanità, di fornire un'ampia panoramica sull'attuale situazione sanitaria abruzzese.

"Il mondo è cambiato - ha spiegato Chiodi - e noi stiamo eliminando privilegi e sprechi. Purtroppo decenni di cattiva amministrazione, la cui responsabilità non è solo della politica, hanno lasciato ai nostri figli tante cambiali da pagare. Io mi sto comportando come un buon padre di famiglia. A scapito del consenso politico, ma siccome sono veramente indignato non me ne curo".

"Si parla tanto di default. Ebbene, magari non tutti se ne sono accorti, ma l'Abruzzo a causa del settore sanità è già andato in default nel 2007. Non era più in grado di pagare, era la Regione più indebitata d'Italia.

Aveva un disavanzo di 450 milioni di euro, quando il bilancio regionale di un anno non supera i 400 milioni. Addirittura dal 2004 al 2007 furono distratti 518 milioni di euro dal Fondo sanitario nazionale per inglobarli nel bilancio regionale, in pratica per finanziare anche feste e fiere. La nostra è stata la prima regione che ha subito l'onta del commissariamento da parte dello Stato.

Nel passato la sanità abruzzese ha prodotto una montagna di debiti con un livello di assistenza basso. Invece, nel 2010 abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio elevando i livelli qualitativi. Un pareggio che non è effimero, perché si annuncia una conferma anche per il 2011. Insomma, la nostra reputazione sta migliorando. Chiaro che il percorso di allineamento era ed è subordinato al piano di rientro previsto, infatti dobbiamo restituire gli 800 milioni di euro che lo Stato e tutte le altre Regioni italiane ci hanno prestato. Non è uno scherzo, ma lo stiamo facendo.

Questo è come un transatlantico, abbiamo dato il primo colpo di timone, ma per farlo girare tutto ci vorrà tempo". Chiodi ha posto poi l'accento su dati emblematici. "Prima l'Abruzzo aveva 39 ospedali a fronte un milione e 300mila abitanti. Per intenderci, in tutta l'area metropolitana di Lione che conta quasi 2 milioni di abitanti ce n'é uno solo e funziona benissimo. La provincia di Chieti, con 380mila abitanti, aveva 13 ospedali tra pubblici e privati.

Quella di Pescara, con 300 mila, sei ospedali, L'Aquila, con 300mila, 16 ospedali, mentre Teramo con 300 mila, solo 4 ospedali. Eppure non mi risulta che a Teramo il tasso di mortalità sia superiore alla media. Il postulato base è che non si può dare più tutto a tutti.

Alcune strutture ospedaliere avevano una media di 2,5 ricoveri al giorno, un numero insignificante, eppure pagavamo, o meglio i nostri figli pagavano, primari, assistenti, eccetera eccetera, un esercito di tanti generali e pochi soldati. Eravamo messi male. Un esempio? Guardate il fenomeno Villa Pini. Avevamo un tasso di psico-riabilitazioni 400 volte superiore alla media nazionale. Significa forse che nella nostra regione sono tutti matti? No, c'era dell'altro.

Presa consapevolezza, ci siamo messi a registro. Abbiamo tagliato i primari, è vero, d'altronde ne avevamo più dell'Emilia Romagna". Chiodi poi si concede alcune considerazioni su temi caldi che gli vengono sistematicamente riproposti: la mobilità passiva, la territorialità, l'università e gli interessi della sanità.

"Quello della mobilità passiva sta diventando un tormentone. Tutti la citano senza sapere che il saldo negativo tra mobilità attiva e passiva è sì, di 67 milioni di euro, ma la sua incidenza su una spesa complessiva di 2 miliardi e mezzo di euro é poco significativa. E se è vero che molti nostri pazienti vanno nelle Marche, molti del Molise vengono da noi. Infatti il Molise ci ha chiesto di fare un accordo di confine, ma io lo faccio solo se aderiscono anche la Regione Marche, che però non vuole.

Nel frattempo contiamo di migliorare il saldo. La territorialità è una prerogativa dei sindaci, che io conosco bene per esperienza fatta. Si diventa vittime della sindrome di quartiere, ogni quartiere si sente abbandonato e reclama più attenzione. Ma un sindaco deve pensare alla città nella sua globalità, così come il presidente deve pensare a tutto l'Abruzzo.

Questa è una regione che quando c'erano i soldi non ha mai investito sul territorio, va a finire che adesso che non c'é un euro si dà la colpa a me! Per quanto riguarda l'università, confesso che non ero soddisfatto di come si stava sviluppando il suo rapporto con il settore sanitario. Oggi, invece, anche l'università ha intrapreso la strada della qualità. Complessivamente, gli interessi nel settore sanità sono troppo forti e vanno da quelli economici, ai professionali, sindacali ed imprenditoriali. Forse in passato esistevano le lobby perché c'era il budget, adesso l'aria è cambiata. Perciò il mio slogan è: no budget, no lobby"


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