Cialente pronto a tornare, ma in molti chiedono una svolta politica e morale

21 Gennaio 2014   10:56  

''Abbiamo analizzato la situazione politica attuale, anche alla luce dei servizi giornalistici che hanno determinato una ferita gravissima all’immagine della città. E abbiamo chiesto a Massimo di raggiungerci per comunicargli che il centrosinistra è unito e compatto nel sollecitarlo a revocare le dimissioni.
Pur apprezzando, infatti, il gesto di grande dignità del sindaco e il messaggio che ha voluto veicolare, è evidente che questo ha reso la città più debole e più esposta ad attacchi di ogni tipo. Il centrosinistra gli chiede dunque di tornare sui suoi passi, anche alla luce del messaggio, forte e inequivocabile, venuto dalla grande manifestazione di venerdì scorso, quando in migliaia i cittadini gli hanno chiesto di non mollare''

Lo dichiara il vicesindaco Betty Leone, e domani Massimo Cialente potrebbe ritirare le dimissioni a conclusione della conferenza stampa già convocata in Comune. Passaggio che in molti danno oramai per scontato.

Se il centrodestra continua a tacere, a promettere comunque battaglia sono, tra i gruppi consigliari,  Appello per L'Aquila, L'Aquila che vogliamo e i comitati cittadini, in primis il 3e32.

Scrive L'Aquila che vogliamo, movimento che fa riferimento consigliere comunale Vincenzo Vittorini:

''La necessità di dover organizzare una patetica manifestazione, con la pretesa di voler dimostrare agli aquilani e addirittura all'Italia intera l'onorabilita' del pd, e' stato un momento di chiara debolezza e smarrimento alla ricerca dell'identità perduta in anni di sterile inadeguatezza.

Il modo di parlare concitato, fatto di parole vuote di contenuti e a volte anche offensive, ha degnamente dipinto il quadro pirandelliano del fallimento di quella amministrazione.

Abbiamo sentito usare termini come trasparenza, abbiamo sentito parlottare di futuro impegno per il sociale... Non lo hanno fatto per 5 anni e allora forse ora era il caso di tacere.

Hanno fatto addirittura del terrorismo sulla gente dicendo che le dimissioni avrebbero comportato il blocco della ricostruzione! Questo e' terrorismo, non abbiamo altre parole per definirlo.

Sempre a dimostrazione della loro debolezza hanno voluto fare paragoni di numeri. 2000 contro 200, forti contro deboli, fingendo di non capire che il valore dei numeri in questo caso è palesemente relativo.

I primi reclutati dal partito, chiamati alle armi per fare numero e implorare il ritorno di un uomo che ha fatto la giusta scelta, scelta che per loro però significherebbe perdere potere, dover lasciare la poltrona.

I secondi sono cittadini liberi, che rispecchiano il pensiero di tantissimi aquilani, che se non erano lì a fare numero e' anche perché non fanno i politici di professione, hanno da sopravvivere anche di sabato in una città morente e non hanno padroni che li convocano con l'unico obiettivo di fare rumore di carrozza.

Sono cittadini che spinti da valori quali giustizia e libertà, sentono la necessità di confrontarsi, per ritrovare dall'unione la forza e il coraggio di andare avanti, di inventare di nuovo L'Aquila.

Ora Aquilani l'appello che facciamo a voi, ma prima a noi stessi, e' che insieme si può anzi si deve cambiare, insieme si può anzi si deve ripudiare questo sistema marcio, insieme si può anzi di deve ricostruire il nostro futuro, partendo dall'onestà, dalla trasparenza e dal Bene comune.

Il comitato 3e32 arriva a minacciare l'occupazione del consiglio comunale e lancia dure accuse alla senatrice Pezzopane, e al presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti.

Per due sabati consecutivi - si legge in una nota - centinaia di cittadini si sono autoconvocati in Piazza Duomo per interrogarsi sul futuro della città e chiedere un cambiamento prima che sia troppo tardi. Non sono state mobilitate dagli apparati di partito e di sindacato, o dal ricatto sul proprio posto di lavoro, ma si sono ritrovate liberamente e hanno anche respinto al mittente i tentativi di strumentalizzazione. Qualcosa insomma di profondamente differente da quanto avvenuto venerdì nella manifestazione del centrosinistra, camuffata con la difesa della “onorabilità della città”, ma che in realtà si è dimostrata essere solo una prova di forza, priva di altri contenuti se non quello del “Cialente torna per favore”. Quello del centrosinistra locale è stato un arroccamento politico dai toni leghisti come lo “sterminiamoli” indirizzato da una senatrice della Repubblica ai componenti di un’altra parte politica. Se è inammissibile l’atteggiamento della senatrice Pezzopane che ci sembra più proiettata verso le elezioni regionali che a spendersi per la città, ancor peggio ha fatto il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti, garante dell’assise civica che, invece di convocare il consiglio per fare chiarezza sui gravissimi fatti, è impegnato come difensore dell’ex sindaco Roberto Riga e si diverte a denigrare i cittadini che protestano e chiedono chiarezza. Noi continuiamo a chiedere a Cialente di prendersi le sue responsabilità politiche e andarsene, perché non possiamo permettere che questa classe dirigente di centrosinistra e centrodestra, rappresentata meglio di ogni altro dall’attuale sindaco, sempre stato a braccetto di Gianni Letta, continui a gestire una città in ginocchio. I cittadini hanno bisogno di una classe dirigente in grado di ridisegnare una città ostaggio degli interessi di pochi. Mentre i broker fanno affari L’Aquila rimane una non-città invivibile, dove troppi sono lasciati soli''.

Interviene infine Bruno Petrei della Coldiretti che chiede una svolta politica:

''Quello che stiamo vivendo a L’Aquila è, se possibile, un secondo terremoto che, per certi versi, è ancora più devastante del primo. Gli Aquilani veri, quelli che come me sentono l’aquilanità nel proprio intimo, ce l’hanno incastonata nella testa e nel corpo, non si danno pace nell’assistere a ciò che sta succedendo. E coloro che, come me, si occupano da tanti anni (forse troppi…) di difesa e assistenza di una categoria economica e produttiva, sono doppiamente colpiti dagli accadimenti attuali, come uomini e come rappresentati di imprese.

Le ripercussioni che ci sono state dopo i noti provvedimenti giudiziari e le dimissioni del Sindaco Cialente sono di una tale enormità che, probabilmente, neanche gli addetti più attenti e preparati possono ad oggi valutarne nella loro completezza tutti gli aspetti e le relative conseguenze.

In una recente riunione con i rappresentanti delle categorie, i sindacati, gli ordini professionali opportunamente convocata presso la Casa Comunale, si è preso atto dell’estremo livello di pericolosità che tutta questa vicenda ha comportato per la Città dell’Aquila e, in maniera unanime, è stata espressa la grande preoccupazione per le sorti della Città, delle imprese che ancora hanno il coraggio di lavorarci, per tutti i cittadini che non l’hanno lasciata.

Ad oggi, nonostante questo scenario che definire tragico è poca cosa, ancora non si percepisce uno scatto di orgoglio, un segnale, un gesto da parte di coloro che hanno la responsabilità di amministrare L’Aquila, o meglio, si è solo visto il solito, stucchevole e ormai fuori luogo balletto di dichiarazioni rilasciate da qualche amministratore tese solo a colpire l’avversario politico di turno con lo scopo di un misero ritorno in termini di consenso in vista di eventuali competizioni elettorali.

Ebbene, permettetemi di affermare: NON SI E’ CAPITO NIENTE! L’Aquila non ha certo bisogno né di chiacchiere, né di litigi, né di minacce, né di ovazioni. Ha solo bisogno di lavoro, lavoro, lavoro. Onesto e produttivo.

Mi sarei invece aspettato (e con questa lettera aperta lo chiedo espressamente) che TUTTI coloro che hanno ottenuto la delega da parte degli Aquilani per amministrare questa sciagurata Città, lasciando da parte ogni pregiudizio partitico, si guardassero negli occhi e, attraverso un patto tra persone consapevoli della gravità delle cose, si coalizzassero per dare vita a una sorta di comitato di salvezza pubblica per tentare di uscire da queste sabbie mobili così pericolose in cui siamo scivolati.

Se ciò non si è in grado di fare, e sono ormai convinto che così è, allora la strada da percorrere è un’altra: per evitare che ai danni già fatti dalla natura e dagli uomini se ne sommino altri ancora più grandi, è necessario che il Sindaco dimissionario ritiri le dimissioni bloccando quello che sarebbe l’ennesimo commissariamento di questa Città e, con il coraggio della disperazione e l’appoggio di tutti i consiglieri, si scrolli di dosso tutti i collaboratori politici e tecnici che finora si sono dimostrati non all’altezza della particolarissima situazione in cui versa L’Aquila e si avvalga del sostegno di professionisti in grado di gestire in modo trasparente, competente, proficuo e concreto tutto l’enorme lavoro che c’è da fare.

Queste professionalità non dovranno rispondere a logiche politiche/partitiche, ma solo a caratteristiche meritocratiche indubbie e, qualora non si dovessero trovare nel nostro territorio (dove comunque non mancano), potranno essere ricercate altrove.

Un ritorno in sella di Massimo Cialente si può accettare e giustificare solo in questa ottica. Diversamente sarebbe solo l’ennesimo ulteriore danno per la Città che perderebbe anche l’occasione di votare a maggio prossimo per una nuova amministrazione.

Il tempo per fare giochetti di vecchio stampo è scaduto: siamo davanti a un malato che stiamo perdendo; o si decide di applicare l’unica terapia possibile o si preparano le onoranze funebri. Si attendono immediate decisioni.''

 


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