Codacons: il pacchetto Severino sulle micro-controversie penalizza i consumatori

28 Dicembre 2011   11:25  

Riceviamo e pubblichiamo dall'avvocato Vittorio Ruggieri del Codacons Abruzzo.

Pregiatissime Autorità,

con la presente l'avvocato Vittorio Ruggieri, Vice Coordinatore Regionale del Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell'Ambiente e la tutela dei Dirittidi utenti e consumatori della Regione Abruzzo (CODACONS ABRUZZO) intende esprimere forte preoccupazione in merito al decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri- in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e meglio noto come "Pacchetto Severino"  - soprattutto nella parte in cui si prevede che la condanna alle spese non possa superare il valore della lite per le controversie di modico valore davanti al Giudice di Pace.

Sicuramente nelle intenzioni del legislatore vi è il nobile obiettivo di deflazionare i carichi pendenti e di evitare che le microcontroversie ingolfino il sistema giustizia. Questa nobile finalità deve, però, fare i conti con il contingente.

Chi scrive è il responsabile di uno sportello di periferia (Sportello Provinciale di Chieti) al quale si rivolgono migliaia di cittadini l'anno. La Maggioranza degli utenti lamenta disservizi, maggiorazioni illecite di bollette, distacchi illegittimi di utenze domestiche e così via discorrendo.

In Italia di uffici periferici del Codacons come quello appena citato come anche altri di associazioni che offrono i medesimi servizi sono migliaia.

Facendo conti anche approssimativi  i cittadini italiani che potranno essere "toccati" dalle nefaste conseguenze del decreto in oggetto sono decine di milioni.

Impedire, infatti, anche potenzialmente, di ricorrere al Giudice - perché è evidente che di fronte a un conguaglio maggiorato di un centinaio di Euro (95 casi su 100 sono di questa portata) a nessuno verrà più in mente di contestare alcunché - rappresenta una grande ingiustizia, sia perché la possibilità di stare in giudizio personalmente di fatto si scontra con un sistema normativo di una complessità unica (principi generali, legislazione speciale, codice del consumo , delibere delle Autorità Garanti e via proseguendo) che non consente al consumatore di contestare alla pari eventuali soprusi davanti al Giudice di Pace, sia perché anche le conciliazioni, in questo modo, cioè in assenza della possibilità sia pure eventuale di ricorrere davanti al Giudice per la tutela dei propri diritti, perderebbero il loro valore dato che l'azienda ben sa che in ogni caso non andrebbe incontro ad alcuna conseguenza.

E' evidente, infatti, che un simile provvedimento presupponga, modestissima opinione dello scrivente, un sistema capace di  mettere spalle al muro le aziende che si caratterizzano per porre in essere prassi commerciali scorrette,ma oggi in Italia purtroppo non è così.

Facendo rapidamente degli esempi:  che dire dell'Autorità Garante dell'Energia Elettrica e il Gas che a più riprese ci ha risposto che i contratti con firma falsa vincolano il povero malcapitato utente fino alla risoluzione del contratto (SIC? quale contratto?) in spregio alla normativa generale e alla disciplina speciale dettata dall'art. 57 del codice del consumo che espressamente afferma che il consumatore nulla deve per beni e servizi non richiesti (quello che si afferma è ampiamente provato con relativa documentazione); oppure, cosa pensare di una class action farraginosa, organizzata per macro regioni, che non prevede il danno punitivo nei confronti delle aziende che a più riprese, pensando unicamente ai profitti, alle stock option e ai dividendi azionari pongono in esserei peggiori comportamenti pur di "migliorare" i loro bilanci ai danni dei propri utenti?

Purtroppo è un dato di fatto che questi comportamenti colpiscono, oltretutto, in maniera anche differente i cittadini, visto che per un pensionato sociale, un cassaintegrato, una famiglia monoreddito (ma la lista è lunga)  l'utilità marginale di 100 Euro è sicuramente superiore a quella che la stessa somma ha per famiglie a più alto reddito.

In questi anni si è sentito parlare tante volte di liberalizzazioni; il sottoscritto ha sempre pensato che le liberalizzazioni debbano produrre come conseguenza beni e servizi più accessibili e a prezzi più competitivi: perché, per esempio, in Italia,in alcuni settori, per passare da un'azienda all'altra  ci vogliono mesi e mesi, sempre che poi ci si riesca (anche qui, documenti alla mano l'elenco da poter mostrare è lunghissimo)? E' così complicato, ad esempio, pensare ad eliminare l'IVA dalle bollette dell'energia elettrica e il gas per la parte relativa alle imposte visto che è principio costituzionalmente affermato che non si può tassare (con l'IVA appunto) altre tasse (le imposte, le accise, le addizionali, etc.)?

Nel XVIII secolo un marchese aquilano Giacinto Dragonetti scrisse un libro che in quel periodo fu molto letto tanto da essere tradotto in francese, inglese, tedesco,russo e spagnolo: "Delle virtù e dei premi"; il  nostro compaesano si chiedeva come mai gli uomini facciano milioni di leggi per punire i delitti e nemmeno una per premiare le virtù che il Dragonetti definiva così: "preferenza del bene altrui al disopra del proprio".

Allora ci si chiede adesso: è proprio impossibile  costruire un sistema capace di premiare le aziende che si comportano meglio? In Nord Europa ci sono riusciti. Perché, allora, non cogliere questa crisi come straordinaria opportunità  per ricostruire la virtù sociale per eccellenza di qualsiasi mercato e cioè la "fiducia"?

Per uscire dall'impasse in cui siamo precipitati (prescindendo dalle responsabilità) non è forse opportuno uscire dalla logiche particolari dei clan, delle cricche e delle lobbie e restituire dignità e identità alla comunità intesa nel senso letterale del termine di dono reciproco (cum - munus)?

Cordialità,
avv. Vittorio Ruggieri



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