Come risolvere la questione morale in politica

Lettera di Guardia Civica

08 Marzo 2009   15:58  

La questione morale riaffiora spesso e riguarda l'etica in generale, oppure si ricollega ai diffusi fenomeni dell'evasione fiscale e della criminalità economica. Ma il rilievo maggiore lo assume con riferimento alla politica ed ai suoi esponenti, ed il problema diventa ancora più grave e disgustoso.

La questione ha investito non solo Governi regionali ma anche alcuni Enti Locali,  in un clima generale di crisi dei partiti, di sfiducia da parte della gente, di rottura del rapporto di rapresentanza, di disgusto ed indignazione, di mediocrità diffusa e di disorganizzazione delle strutture pubbliche.

GUARDIACIVICA raccoglie ogni giorno gli umori e le perplessità degli associati che, a vario titolo, si imbattono nella Pubblica Amministrazione per la regolazione di quei normali rapporti che ci si può trovare a vivere come Cittadini-Utenti di servizi pubblici.  

GUARDIACIVICA da tempo si chiede come mai gli addetti ai lavori non scorgono un aspetto che, per la sua portata tecnica, non balza subito agli occhi della gente comune, ma non può e non deve sfuggire a quelli che sono preposti al comando ed alla gestione della cosa pubblica all'interno dei Comuni, delle Comunità Montane, delle Province e delle Regioni stesse.

Stiamo parlando della separazione dei poteri che il nostro ordinamento giurico prevede già da tempo. La cosiddetta riforma Bassanini del 1993 prefigura una Pubblica Amministrazione più organizzata, più efficiente ed efficace, veramente testa al soddisfacimento dei bisogni dei Cittadini introducendo la cultura del risultato. Tutta la riforma ha introdotto un principio base sul quale poggia l'intero sistema; il principio della distinzione delle funzioni tra politici e dirigenti.

Ai Dirigenti  spettano tutti i poteri di gestione, che possono esercitare  con assoluta autonomia di spesa e di organizzazione, rispondendo del conseguimento degli obiettivi loro assegnati. Sono i Dirigenti che presiedono le commissioni di gara degli appalti e le commissioni di concorso. I Politici invece, una volta eletti, diventano degli "organi di governo" delle istituzioni cui appartengono, ed hanno solo funzioni di indirizzo politico-amministrativo e di controllo. Non avrebbero mai l'occasione per indirizzare gli appalti, corrompere o farsi corrompere, realizzare accordi nascosti a danno di alcune categorie e a solo vantaggio per se stessi. Insomma l'ingerenza dei politici nelle funzioni che sono dei Dirigenti ha solo causato danni alla Pubblica Amministrazione, all'immagine di intere regioni ed ai Cittadini inconsapevoli ed incolpevoli.

Questi nuovi principi però sono rimasti inattuati in molte realtà e, qui in Abruzzo, totalmente ignorati dalla classe politica. Eppure vi era l'opportunità di introdurre un modello organizzativo nuovo, efficente, riovlto al risultato e, cosa non secondaria, un avanzamento culturale nello stesso modo di amministrare e di dirigere che riguarda sia il Politico che il Dirigente.

Insomma se il principio della separazione delle funzioni tra Dirigenti e Politici, così puntualmente previsto dalla legge, fosse stato minimamente rispettato, con tutta probabilità  oggi molte amministrazioni sarebbero ancora in piedi e la grande sfiducia popolare verso i politici e le istituzioni che questi rappresentano non sarebbe ai minimi storici. Se le norme vigenti non vengono rispettate nemmeno dalle istituzioni, allora qualcuno dovrà inziare a spiegarcene i motivi.


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